Triplice seduta per Porto Vecchio. Il dibattito s’infiamma sulla cabinovia di Trieste
Mentre la II e III Commissione licenziano la delibera sul project financing del Porto Vecchio il sindaco Roberto Dipiazza riporta a Trieste l’impegno di Roma a individuare fondi ministeriali alternativi per la cabinovia. Il primo cittadino parla di «un trionfo» e rimanda le critiche al mittente, ma il centrosinistra non si muove di un millimetro: promette che si batterà contro un’«opera inutile, insostenibile e impattante» e al contempo si prepara a un’opposizione «durissima» in vista del Consiglio comunale extra-large che a partire da lunedì e per tre giorni dovrà decidere sul futuro dello scalo.
Nel giro di ventiquattr’ore la giunta incassa i risultati attesi, la cronaca accelera e il dibattito si infiamma. Prima il vertice romano di martedì tra i rappresentanti di Comune e governo, che si chiude con un doppio disco verde: quello del Mase per l’impatto che la cabinovia avrà sul Bovedo e l’impegno del Mit ad avviare un’istruttoria per individuare per l’opera fondi statali alternativi, dopo il parere di inammissibilità dell’Unità di Missione al Pnrr.
L’iter può dunque andare avanti in attesa di capire quando e in che modo verranno erogati i fondi necessari, considerando che dei 62 milioni previsti per l’impianto di risalita quelli preventivati all’Europa erano 48,7. Il Comune è confidente: dice che «i fondi ministeriali che andranno a coprire l’intervento saranno il frutto di una rimodulazione degli stessi tra progetti in essere».
Ma all’opposizione i conti non tornano. L’apertura dichiarata dal Mit, fa notare la pentastellata Alessandra Richetti, «non implica che il sindaco abbia ottenuto i fondi effettivamente individuati o garantiti» e «non toglie il fatto che il progetto ha già perso l’opportunità del Pnrr per la mancata conformità ai criteri di sostenibilità», oltre a «non affrontare nemmeno – annota la capogruppo M5S – la questione del debito fuori bilancio accumulato finora».
Se per il consigliere di Punto Franco Giorgio Sclip «di quanto annunciato da Roma non c’è nulla di concreto: un giro di parole», per il municipalista Riccardo Laterza «l’unico risultato ottenuto dal Comune è stato sbugiardare sé stesso»: «per anni ci hanno raccontato la favola che il Pnrr poteva finanziare solo e soltanto l’ovovia». E invece «ora – dice il capogruppo At – abbiamo la conferma che non solo quei soldi non possono andare a progetti che devastano l’ambiente, ma anche che saranno spostati su altri interventi di mobilità realmente sostenibile: purtroppo non a Trieste», visto che «la giunta si è rifiutata di considerare la più logica scelta del tram».
«Inaccettabile» continuare su un’opera che «non rispetta i criteri previsti in un regolamento europeo», rimarca il capogruppo del Pd Giovanni Barbo, ricordando come «a oggi la cabinovia è incompatibile con il Piano regolatore: invece di andare avanti per una strada che – sottolinea il dem – vede contraria gran parte della cittadinanza, se davvero Dipiazza è nelle condizioni di chiedere decine di milioni al governo, li chieda per un’opera utile al territorio e ai cittadini».
Il centrosinistra chiede alla giunta di «dar conto delle proprie responsabilità politiche» e si prepara a fare opposizione su una partita ancora più importante. L’indomani della chiusura del vertice sulla cabinovia a fare un passo avanti è un altro iter, quello del project financing per il Porto Vecchio. La proposta della Costim è stata infatti licenziata dalla II e III Commissione ieri mattina, dopo settimane di acceso dibattito attorno alla delibera a firma dell’assessore Everest Bertoli.
Era l’ultimo passaggio prima dell’approdo del testo in Consiglio comunale, che dovrà esprimersi sulla fattibilità economica e la pubblica utilità del progetto di riqualificazione nella direzione di indire un bando di gara. I lavori dell’aula saranno convocati per la settimana prossima, in triplice seduta: lunedì alle 14, martedì alle 9 e mercoledì alle 9. Il termine per presentare gli emendamenti è fissato alle 18 di oggi. Troppo poco tempo, secondo l’opposizione, per un tema che determinerà il futuro di Trieste per i prossimi decenni. —
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