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Tre migranti in fuga dal Cpr di Gradisca: sono saltati oltre le recinzioni

Ancora una volta il Cpr di Gradisca d’Isonzo ha dimostrato la sua vulnerabilità. Sabato sera, tre migranti sono riusciti a scappare dalla struttura di accoglienza dopo essere saltati oltre le recinzioni dal tetto e altri tre hanno tentato, senza successo, di fuggire dal centro per i rimpatri di stranieri irregolari durante la notte. L’episodio turbolento si è concluso solamente qualche ora più tardi, con altre cinque persone che, dopo essere salite sulle coperture della struttura per inscenare una protesta, sono rientrate negli alloggi dopo lunghe trattative con forze dell’ordine e operatori della coop Ekene che gestisce il Cpr.

Questo ennesimo episodio di disordini riaccende i riflettori sulla delicata situazione all’ex caserma Polonio. A lanciare l’allarme è, ancora una volta, il Siulp-Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia che, attraverso il componente della segreteria Giovanni Sammito, ribadisce la necessità di chiudere la struttura sino a che non vi sia un ripristino delle condizioni minime di sicurezza e operatività.

Per assurdo, però, nei corridoi romani circola un’ipotesi di segno opposto: l’incremento delle presenze nella struttura di espulsione e rimpatrio. A rivelarlo è lo stesso Sammito: «Da Roma, nonostante i nostri ripetuti appelli per la chiusura, si continua persino a ipotizzare di aumentare la capienza del centro fino a 129 persone, ben 49 in più rispetto al numero attuale. Si tratta di una decisione folle, figlia forse delle chiusure di altri Cpr nel Paese, e che dà l’idea di una percezione superficiale e pericolosa della realtà. All’ex Polonio fughe e rivolte sono all’ordine del giorno. Ci domandiamo come sia possibile ipotizzare di alzare ulteriormente l’asticella».

Il Siulp rivolge un appello agli enti superiori affinché «non siano sottovalutate le criticità della struttura, già segnalate più volte dal sindacato».

«Le vulnerabilità del centro sono note da tempo: strutture fatiscenti, scarsa sicurezza e un organico di polizia insufficiente. Persino la videosorveglianza interna è malfunzionante. La decisione di aumentare i posti disponibili, senza intervenire su questi problemi strutturali, rischia di innescare situazioni di crescente pericolosità sia per gli ospiti che per gli operatori, che per le forze dell’ordine», sottolinea Sammito. Per il Siulp, il rischio è che si verifichino altre fughe o proteste, aggravate dall’impossibilità di gestire in sicurezza un numero così elevato di persone. «La situazione è ormai insostenibile, e ogni giorno di ritardo può portare a conseguenze drammatiche. Servono decisioni immediate e responsabili, prima che si arrivi a un punto di non ritorno», conclude Sammito. La richiesta del Siulp è chiara: la chiusura della struttura, il potenziamento dell’organico e un piano alternativo «all’improvvisazione attuale, dove sembra che il centro di Gradisca rispetto ad altri debba rimanere operativo a tutti i costi». —

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