Autovelox, inchiesta per falsità ideologica: ecco gli otto Comuni al centro degli accertamenti
La procura di Padova ha aperto un fascicolo dopo l’esposto di Altvelox l’associazione veneta a tutela degli utenti della strada che sta denunciando in tutta Italia la mancata omologazione degli autovelox. Il fascicolo è stato aperto dal sostituto procuratore Roberto D’Angelo. A fronte di numerosi reati prospettati dall’associazione – tra cui frode processuale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, l’omesso collocamento di rimozione di segnali o ripari e la truffa – la procura sta cercando conferme sull’eventuale falsità ideologica.
Ossia sta verificando che non ci siano state dichiarazioni false sulla decisione di posizionare lo strumento che misura la velocità. Il caso di falsità potrebbe verificarsi, per fare un esempio, qualora un amministratore chieda l’autorizzazione al prefetto di installare lo strumento sostenendo che in quella strada negli ultimi anni ci sono stati diversi morti in incidente stradale, ma in realtà emerga poi che ci sono stati solo feriti.
Sembrerebbe questa l’unica, possibile, rilevanza penale per una materia che spazia in ambito prettamente amministrativo. In altri termini l’ipotetico falso che si sta valutando è l’eventuale denuncia di un rischio viario inesistente; in quel caso il dispositivo sarebbe stato installato solo per consentire ai comuni di far cassa e non invece per fini di sicurezza.
i comuni nel mirino
Nel fascicolo d’indagine sono all’esame presunte irregolarità in merito agli autovelox in funzione in diversi comuni della provincia: Cittadella, Galliera Veneta, Fontaniva, Carmignano di Brenta, Villa del Conte, Camposampiero e Piove di Sacco. Nei prossimi giorni finirà nel fascicolo anche il comune di Padova con i suoi autovelox che sorvegliano le tangenziali.
Tutto nasce dalla recente sentenza della Cassazione che ha creato un putiferio in tutta Italia, ma che finora non aveva toccato Padova. Nel primo caso di Treviso era una multa da velox, con l’avvocato che si è battuto perché fosse riconosciuta la differenza fra approvazione e omologazione dell’impianto e la sanzione amministrativa venisse così annullata. Il problema è che l’omologazione manca praticamente ovunque.
Pochi giorni fa poi c’è stata la decisione del tribunale di Padova (sulla scia di Treviso) che ha ribaltato la decisione del Giudice di Pace, annullando una sanzione relativa alla violazione del Codice della strada e rilevata da un autovelox in tangenziale a Padova, esattamente in corso Kennedy, nella corsia in direzione sud. Si tratta di una multa da 250 euro per un superamento del limite di 13 chilometri all’ora, tolta la tolleranza del 5 per cento. L’automobilista non ci sta e presenta il ricorso che blocca ogni decisione.
Si va di fronte al Giudice di Pace che ritiene infondate le doglianze e le rigetta. La ricorrente con il suo legale appella la sentenza al tribunale di Padova. Nel frattempo c’è stata la sentenza della Cassazione per il ricorso trevigiano. E il giudice si allinea, ricorso accolto. Il Comune ha deciso di appellarsi a questa decisione ricorrendo in Cassazione. Tutto si gioca appunto sulla mancanza dell’omologazione degli strumenti che sono “solo” autorizzati. L’approvazione serve solo ad autorizzare il prototipo secondo gli standard previsti, l’omologazione accerta che l’apparecchio rispetti tutti i requisiti tecnici previsti dalla normativa e ne permette la riproduzione in serie.