Centro Alzheimer, mancano infermieri: da quattro mesi sospesi i ricoveri
Ricoveri sospesi da quattro mesi al Centro regionale per lo studio e la cura dell’invecchiamento cerebrale (Cric) dell’Azienda Ospedale Università di Padova che ha sede nel palazzo Bolis di Selvazzano: quella che doveva essere una misura straordinaria per far fronte al piano ferie - ovvero trasferire temporaneamente le infermiere del Centro nei reparti ospedalieri - ad oggi non è ancora rientrata. E gli otto posti letto sono vuoti da quattro mesi. Ci sono almeno 25 pazienti con forme gravi di demenza, per lo più dovuta ad Alzheimer, in lista d’attesa.
Il Centro segue duemila pazienti che provengono da tutto il Veneto, data l’altissima specializzazione del responsabile Carlo Gabelli e della sua equipe. Qui si assicurano diagnosi, terapie e riabilitazione per tutte le sfumature del decadimento cognitivo, tanto legato all’età quanto a patologie, che non si trovano in altri ospedali.
La sospensione dei ricoveri per un periodo così lungo ha quindi un impatto pesante sui pazienti e sui percorsi riabilitativi avviati e da avviare. Il Cric non ricovera pazienti dall’11 giugno scorso quando le cinque infermiere dedicate all’area degenze sono state trasferite in altri reparti per coprire le assenze determinate dal piano ferie estivo.
Reparti in cui evidentemente per il tipo di attività svolta i ricoveri non possono essere sospesi. Comprensibile un “sacrificio” circoscritto a un periodo limitato per servizi “non urgenti” - come quello del Cric può essere inteso - ma l’assenza di un calendario definito mette a dura prova la stessa tenuta del servizio. Tanto più visto l’aumento delle diagnosi di Alzheimer, sia in termini generali, sia dei casi giovanili, con la malattia che si manifesta sempre più frequentemente in persone fra i 45 e i 50 anni.
Carenza di personale e prospettive
I problemi legati alla carenza di personale di comparto - infermieri ma anche operatori sociosanitari - riempiono l’agenda dei sindacati della Sanità. Luigi Spada, referente Uil per l’Azienda ospedaliera universitaria, conferma: «È un tema che coinvolge tutte le strutture sanitarie pubbliche e, anzi, forse questa Azienda meno di altre, grazie all’attrattività esercitata dalla presenza dell’Università. Il problema tuttavia esiste: non è che non si fanno le assunzioni, possiamo testimoniare l’impegno della Direzione che scorre fino all’ultimo i nomi delle graduatorie. Il fatto è che il personale è estremamente fluido: c’è chi viene assunto e poco dopo chiede la mobilità verso altre strutture della provincia o della regione, chi invece per tornare nella sua regione di origine.
Chi si licenzia e va nel privato. In più c’è un alto tasso di turn over per i pensionamenti e fa sorridere la proposta di prolungare il servizio fino ai 70 anni: la verità è che appena possono scappano perché proprio a causa della carenza di personale i ritmi e i carichi di lavoro sono sempre più pesanti. Come Uil» , annuncia Spada, «manifesteremo a Roma il 19 ottobre per sollecitare investimenti nella sanità e nel capitale umano. Nel frattempo guardiamo con interesse alla proposta regionale di incentivare il personale stanziando dei fondi ma bisogna vedere cosa si concretizzerà».