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Atti persecutori in caserma, denuncia nel Portogruarese

Una denuncia per atti persecutori che vede coinvolta una soldatessa e un collega: sono in corso accertamenti in una caserma molto nota del Veneto orientale, nel Portogruarese.

La vicenda sta destando sicuro imbarazzo nel corpo delle Forze Armate di cui fanno parte i due protagonisti della vicenda. Al momento le indagini sono in fase iniziale, e competono alla procura di Pordenone, che si è mossa per prima sulla vicenda a seguito di una denuncia, presentata dallo stesso comandante della caserma in cui la coppia si trova a operare.

Ma non si esclude, in un secondo momento, possa intervenire il Tribunale militare, che ha sede a Verona, per i fatti contestati.

La soldatessa aveva coronato il suo sogno, quello di tante altre ragazze italiane: indossare la divisa ed entrare nell’Esercito. In questo caso, un corpo d’elite, cioè un comparto che è stato impegnato in varie operazioni su teatri postbellici internazionali, dall’Afghanistan al Kosovo.

Negli ultimi tempi, come i carabinieri hanno appreso nella denuncia, erano aumentati contro di lei gli atteggiamenti vessatori, da parte di un collega. In particolare gli inquirenti dovranno fare luce su un paio di episodi citati nel deferimento, due ordini che non c’entrerebbero nulla con le mansioni militari e che la recluta “doveva” assolvere. Tra questi, persino una ricarica alla Postepay.

Una volta venuti a conoscenza delle vessazioni e pressioni psicologiche importanti, la procura di Pordenone ha attivato il regime di Codice rosso. Sulla base delle testimonianze e del rapporto finale dell’Arma potrebbe entrare in scena anche il Tribunale militare di Verona, ma solo nel caso in cui le vessazioni fossero confermate all’interno della caserma. Dovessero essere invece confermate all’esterno, tutti il fascicolo resterebbe in mano alla Procura.

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