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La Commissione d’inchiesta Orlandi Gregori verso la svolta finale. Ma Accetti sarà audito?

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emaunela Orlandi e Mirella Gregori andrà dritto verso una rapida conclusione? Tutto dipenderà dalla volontà politica che emergerà tra i 40 commissari. Da indiscrezioni il centrodestra, che la presiede con il senatore Andrea De Priamo (FdI), intenderebbe chiudere i lavori al più presto, per arrivare ad una conclusione, in termini di una “verità politica”, che sposerebbe con piacere la tesi del complotto ordito dall’Est. Tesi evidenziata dal giudice Ilario Martella (Sost. Procuratore di Roma) che ha affermato in commissione: “le due ragazze furono sacrificate alla ragion di Stato”. Insomma in quell’intrigo e nell’ambito di quella pista internazionale, molto accreditata nella prima fase, che perdurò dall’attentato al papa polacco negli anni di Marcinkus, Solidarnosc e del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.  Molti ricorderanno gli spioni bulgari della Balkan Air guidati dal baffuto Mr. Sergei Antonov.    Ma quel complotto, alla luce di numerose testimonianze e contorte tesi, da solo non reggerebbe.  Troppe complicità e piste restano ancora aperte e quindi l’idea che si concluda con questo approcci , gradito alla destra di un tempo, non è per nulla scontata. 

Tematiche ribadite dal giornalista Fabrizio Peronaci, autore di tre libri sulla vicenda, uno dei primi ad essere audito in commissione, che presenta un quadro quanto mai esplicito delle complessità legate alla sparizione  delle due quindicenni nel 1983:“Con i sequestri si è voluto mandare un messaggio a qualcuno che va inquadrato in quel periodo turbolento tra gli anni ’70 – ‘80. Tutti i testimoni portano qualcosa di vero e di falso, in una storia carica di depistaggi e reticenze, ma – precisa Peronaci – occorre discernere con attenzione. Non è questo un caso che si risolve con delle battute ma solo attraverso uno studio approfondito o non si va a capo di nulla”.   Per il giornalista romano l’annosa vicenda potrebbe essere vicina ad una svolta definitiva. Almeno ad un definitivo suo inquadramento storico politico, che potrebbe arrivare dal lavoro della Commissione d’inchiesta bicamerale, sempre che si mantenga una forte volontà politica nel fare chiarezza fino in fondo. Se dovessero emergere precise responsabilità gli atti dovranno essere inviati alla Procura di Roma per aprire un eventuale specifico procedimento penale. 

Un approccio che comunque attraverso le tante audizioni (non ancora concluse) ha fornito un quadro molto più ricco e documentato di quanto emerso in tanti anni da infinite indagini, legate a diverse piste, con immancabili depistaggi e con misteriosi testimoni che si volatilizzano dopo il roboante annuncio di  sconcertanti rivelazioni.

I quaranta parlamentari della Commissione d’inchiesta hanno svolto un lavoro serio e approfondito, audendo diversi testimoni coinvolti a vario titolo nella vicenda. Testimoni spesso ignorati nelle precedenti indagini. Amici, compagni di scuola delle due vittime, che, in alcuni casi, hanno mostrato ancora  sorprendenti reticenze  dopo oltre quarant’anni anni dai fatti. All’elenco dei “convocati” sono da aggiungere ex magistrati e giornalisti che da anni seguono la vicenda.  

In questo quadro sarebbe imminente la convocazione del giornalista scrittore, Pino Nicotri che, dagli inizi, ha seguito il caso privilegiando una linea che ha sempre sposato la centralità della pista sessuale con conseguente omicidio, rispetto ad ipotesi del sequestro legato ad un ricatto architettato dall’Est con i deliri di Ali Agca (che comunque ritrattò le sue accuse ai bulgari, subito dopo il rapimento Orlandi, sperando in un provvedimento di grazia da parte del presidente Pertini).   

Sono diversi i libri pubblicati sui casi Orlandi Gregori. Volumi che annunciano verità, spesso già note, che, alla fine, non sono riusciti ad aprire un autentico squarcio di luce e di verità, nel crogiolo di piste e annessi depistaggi che, volutamente, hanno trasformato la vicenda in una matassa inestricabile. Una materia difficile. Un’autentica enciclopedia che ripercorre decenni della nostra storia politica, sociale, e giudiziaria, difficili anche per l’intelligenza artificiale. 

  Se due autorevoli magistrati con i loro lavori non sono riusciti ad aprire chiare chiavi di lettura in termini motivazionali e di responsabilità, c’è da chiedersi chi potrà dare giustizia alla famiglia Orlandi e a tutto un Paese che segue da decenni con passione la vicenda delle due sfortunate ragazze? Dopo tutto anche tra gli autorevoli magistrati coinvolti nella vicenda non sono mancati forti contrasti. 

Oggi sono tre le inchieste e le indagini in corso, aperte dalla Procura di Roma, dal Vaticano (a inizio 2023) e legate al lavoro in corso della Commissione d’inchiesta bicamerale. 

In realtà c’è chi fa perizie per riscontrare se la voce del telefonista, detto l’Amerikano sia quella di Accetti, chi distrugge dagli archivi il flauto di Emanuela, consegnato sempre da Accetti nel 2013, e chi nasconde l’originale dell’inquietante cassetta delle sevizie, (una copia  spedita all’Ansa il 17 luglio 1983 e un’altra, precedentemente lasciata e ritirata sul colonnato di piazza San Pietro, di cui non si è mai saputo nulla..), con tre voci di presunti torturatori italiani poi fatte sparire nelle successive versioni. Una cassetta che sul lato A contiene una serie di rivendicazioni politiche, con la voce che apparterrebbe ad Accetti. 

Sarà audito Marco Fassoni Accetti?

In questa matassa, oggetto di ondate di interesse mediatico, un sicuro protagonista è l’ex fotografo Marco Fassoni Accetti, l’uomo che fece ritrovare il flauto di Emanuela, autore delle telefonate (note come quelle dell’Amerikano) in Vaticano e in casa Orlandi. Un uomo che di sicuro di cose ne sa tante, pur non avendo mai svelato i suoi sodali (o meglio mandanti). E’ stato proprio l’ex procuratore capo Capaldo ad aver espresso anche il sospetto che potesse proprio Accetti, presente in tanti momenti di questa vicenda, essere una sorta di serial killer, a differenza del procuratore Pignatone.che archiviò il suo fascicolo.

Capaldo fu Il magistrato, al centro di una trattativa con esponenti del Vaticano intenzionati a chiudere l’imbarazzante vicenda, legata al corpo dell’ex boss della Magliana Renatino De Pedis, (divenuto poi ascoltato consulente o confidente delle alte sfere vaticane), tumulato nel 1990 nella cripta della basilica di Sant’Apollinaire a Roma, con autorizzazione del cardinale Ugo Poletti. Una trattativa sfociata nel nulla che però destò grande sorpresa per la disponibilità che sarebbe stata manifestata in quegli incontri (secondo quanto riferito da Capaldo) degli esponenti vaticani nel poter rivelare in cambio qualcosa sulla fine di Emanuela. Resta la domanda: Sarà audito l’uomo del flauto? Si arriverà ad una quadratura di un cerchio con troppi lati ancora oscuri? Anche se ormai non si naviga più nel buio, a fronte della mole di elementi e di evidenze raccolte, è necessario il costante supporto di una forte volontà politica. Sul fronte delle indagini vaticane non sembrano invece esserci particolari sviluppi.   

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