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Nel mirino dell’Anticorruzione gli appalti per il restauro della basilica e del campanile di Aquileia

Il restauro della basilica e del campanile di Aquileia finisce nel mirino dell’Autorità nazionale anticorruzione. Nello specifico, l’Anac contesta alla Soprintendenza archeologica del Friuli Venezia Giulia «procedure lesive del divieto di artificioso frazionamento degli appalti, distorta interpretazione del Codice degli appalti, mancanza di garanzia di omogeneità e coerenza delle attività progettuali per l’evidente frammentazione dei singoli livelli progettuali con possibile sovrapponibilità delle attività».

Con atto del presidente Giuseppe Busia dell’11 settembre 2024, l’anticorruzione contesta alle Belle Arti, nelle vesti di stazione appaltante, l’affidamento diretto di due incarichi di indagini preliminari relative alla riduzione della vulnerabilità sismica e di restauro della basilica e del campanile di Aquileia. Preferendo “spacchettare” i due appalti restando sotto l’importato di 140 mila euro, e quindi sotto la soglia di rilevanza europea, la Soprintendenza «ha evitato il ricorso alla procedura aperta per l’affidamento degli stessi».

I rilievi dell’anticorruzione proseguono: «Dalla documentazione acquisita agli atti, e in particolare dalle richieste di preventivo inviate ai due professionisti – scrive l’Anac – si rileva che la Soprintendenza ha affidato alcune attività esclusive per ciascuno dei due tecnici, l’uno architetto, l’altro ingegnere, altre che ciascuno dei due tecnici deve svolgere in coordinamento con l’altro, ciascuno secondo le proprie competenze. Pertanto - prosegue l’anticorruzione - risulta che per ogni livello di progettazione la realizzazione di alcuni documenti è competenza esclusiva di un solo tecnico, mentre altri documenti spettano a entrambi i professionisti».

A titolo esemplificativo vengono richiamate per il tecnico ingegnere relazioni, planimetrie, elaborati grafici, calcolo sommario della spesa, quadro economico di progetto, relazione geotecnica e relazione sismica e delle strutture; per il tecnico architetto relazioni, planimetrie, elaborati grafici, calcolo sommario della spesa, quadro economico di progetto, capitolato speciale descrittivo e prestazionale, progettazione integrale e coordinata.

«La stazione appaltante – continua l’Autorità – ben avrebbe potuto indire un’unica procedura per l’intero valore della progettazione, richiedendo i requisiti di partecipazione e le figure professionali idonee per le varie categorie dell’incarico, salvaguardando l’unità dello stesso».

In conclusione, l’Anac sottolinea che «la stima dell’importo complessivo dell’incarico di progettazione deve tener conto di tutti i servizi a essa correlati da affidare all’esterno».

Pertanto, nel caso di specie, il cumulo degli importi dei due incarichi avrebbe determinato il superamento della soglia di affidamento diretto, con possibile elusione della soglia di rilevanza europea, che per le autorità governative centrali ammonta a 140 mila euro, e per questo l’Anac rileva «la conseguente insussistenza dei presupposti per procedere all’affidamento diretto dei servizi di progettazione».

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