Dire che Pulcinella di Gaetano Pesce è brutto offende il senso comune della bruttezza
Dire che Pulcinella di Gaetano Pesce è brutto offende il senso comune della bruttezza. Che pure ha un suo fascino.
Napoli, che faticosamente sta raggiungendo lo standard di capitale europea, ricade nel vecchio provincialismo quando rispolvera cliché desueti (vedi anche il corno di De Magistris qualche anno fa sul Lungomare).
“Farà discutere? Centrato l’obiettivo”. Sembra quasi una minaccia “bellica” quella di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli. “Appena l’ho visto installato mi è venuto da ridere”, ha commentato allo svelamento del Pulcinella svettante 11 metri in Piazza Municipio Vincenzo Trione, critico d’arte tra i più apprezzati in Italia e ispiratore della presenza dell’Arte Contemporanea negli spazi pubblici.
Per Maria D’Ambrosio, docente di Scienze della Formazione, invece è lo stupro di un luogo pubblico. Trattandosi poi di un gigantesco Pulcinella di forma fallica, senza testa, il commento è calzante come un condom. Ma udite, udite: “Beh, siamo vicini a Pompei e quei giocherelloni degli antichi romani si trastullavano con falli di terracotta di ogni dimensione”. Secondo voi è una battuta o diceva sul serio uno dei relatori? C’è chi lo fa passare come opera passepartout, chi vede il cuore rosso pulsante come un’enorme vagina penetrata da una freccia (uno dei tanti commenti tra il diluvio on line). La mise en scene è salvata solo da un meraviglioso Bolero di Ravel orchestrato.
Cazzismo avanti tutta, e pensare che ci eravamo appena liberati dagli stracci di Pistoletto.
Brevissima cronistoria: l’opera, venduta al Comune come ignifuga, si incendiò come un cerino in pochi minuti. Ma per Pistoletto fu una vetrina internazionale, il Comune promosse un crowdfunding pronto a ricomprare a 168mila euro l’imperdibile “culone” fuorimisura della Venere, La sottoscritta su questo blog gettò benzina sul rogo delle polemiche. Pronta risposta della Fondazione: la regaliamo alla città. No grazie, se la tenga pure, e partì un coro in difesa della piazza. Comunque a me neanche un grazie o un vaffa…
Pesce è stato un grande artista, designer, inventore di quel genere siliconato/molle, ma a tutti i grandi capita di farla fuori dal vasino. Anzi li rende meno infallibili, più simpatici. Intanto l’opera è accompagnata dallo slogan “Tu si ’na cosa grande”. Non si capisce se rivolta al cuore o alla vagina.
Adesso una buona e una cattiva notizia: resterà in piazza solo fino al 19 dicembre 2024. L’ha comprata il Comune per circa 200mila euro, di cui 36mila per la guardiania non armata. Diciamo che Napoli non è la Svizzera e che magari un servizio di vigilanza andrebbe fatto in zone della città più a rischio. Altra questione in sospeso: dopo il 19 bisognerà trovargli una collocazione appropriata. E per quanto mi sforzi non me ne viene in mente nessuna.
Che sia invece l’ultimo sberleffo dell’ artista post mortem? Gaetano Pesce è recentemente scomparso a New York.
Ancora una domanda sospesa: con le buche/voragini nelle strade e i cornicioni che piovano sulle teste dei turisti, i soldi pubblici non andrebbero spesi meglio?
Ps. A pochi metri, nelle stesse ore, sul palcoscenico del Teatro San Carlo Kengo Kuma, architetto giapponese di fama internazionale, nella lista delle 100 personalità più influenti del pianeta secondo Time, inaugurava l’edizione 2024 di Edit, la kermesse di design internazionale, con una stupefacente scenografia per il melodramma verdiano Boccanegra. Prima assoluta: venerdì 11. Napoli è questa Grande Bellezza e paraculismo.
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