“Sono identiche, anche il prezzo è lo stesso”: influencer acquista una borsa griffata su Shein e poi va in boutique per farla autenticare. L’esperimento è virale
Il colosso dell’ultra fast fashion Shein torna sotto i riflettori. A innescare il dibattito questa volta è Abi Downs, un’influencer sudafricana che ha scovato sul sito un articolo a dir poco inaspettato: una borsa Coach venduta a un prezzo che stride fortemente con la filosofia low cost del brand. Abi, conosciuta su TikTok come @abi_fashionandlifestyle, ha condiviso la sua scoperta con i suoi quasi 14 mila follower, documentando l’acquisto e esprimendo fin da subito perplessità e curiosità sull’autenticità della borsa, venduta a 328 dollari (circa 300 euro). “È davvero una Coach originale?“, si chiede l’influencer nei suoi video, mostrando l’etichetta che indica il Vietnam come luogo di produzione. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe avvalorare l’autenticità della borsa, dato che Coach delocalizza parte della sua produzione proprio nel Paese del sud-est asiatico.
La creator ha quindi fatto autenticare la borsa nel punto vendita Coach di Londra, spinta anche dalla curiosità dei commenti a riguardo; nel video, che ad oggi conta più di duecentomila visualizzazioni, gli addetti alla vendita nel negozio spiegano quali siano i metodi per riconoscere una borsa originale del brand, come controllare la presenza di una “storypatch” che certifica l’originalità e altri segni distintivi come il logo del marchio impresso sull’hardware metallico del prodotto. Ancora una volta però, sono i commenti a portare avanti confusione e scetticismo: “Questo video è incredibilmente ingannevole. Non c’è assolutamente nessuna autenticazione” e infatti non viene mostrata alcuna risposta o sentenza da parte degli addetti, nessuna reazione neanche quando Abi comunica espressamente di aver comprato la borsa da Shein.
@abi_fashionandlifestyle Replying to @Dimitra Mazaraki Went to the @Coach store in London to authenticate my bag | There are a few tell tale signs that they look out for (the story patch✅, branded embossed hardware✅, leather quality✅) however anything bought through a third party can be difficult to tell. I got my tag monogrammed aswell (they dont make the black tags alot so im glad i was able to get this one with my name on it #coach #coachbag ♬ original sound – Abi | Fashion & Lifestyle????
Nonostante questo, i commessi sembrano trattare il prodotto come originale tanto che, come viene mostrato, la tiktoker personalizza la targhetta del pezzo con il proprio nome. Lo stesso trattamento viene riservato anche per la content creator @namolinah, che oltre a far incidere il proprio nome sulla tag riceve un commento sotto al video proprio dalla pagina ufficiale di Coach invitandola a godersi la sua nuova borsa. Alla luce di questo sembra che i prodotti di Coach venduti sul sito cinese siano autentici, ma a riaccendere i dubbi è una comunicazione ufficiale proprio del marchio statunitense che sentenzia di non essere affliato a Shein e di non offrire servizi di autenticazione né dell’oggetto né di corrispondenza del numero seriale, oltre a stilare una lista dei vari canali dove acquistare un prodotto originale, come si legge anche nella sezione FAQ del sito del brand. Il caso è sicuramente intrigante e poco chiaro, reso torbido a causa di comunicazioni di un tipo ma comportamenti contrari tra i servizi offerti dai dipendenti e i commenti della pagina ufficiale.
Non è certo la prima volta che Shein si trova al centro di questioni del genere con altri marchi: spostandoci dall’abbigliamento (che vede però altri casi eclatanti come Nike), sul sito di e-commerce è possibile infatti trovare prodotti di make-up e cosmetici di nomi come Gucci, Yves Saint Laurent, Clinique ed Estée Lauder, anche questi dalla dubbia e incerta provenienza e originalità. Proprio la divisione israeliana di Estée Lauder ha comunicato nel gennaio 2024 che la merce venduta sul sito incriminato sono imitazioni e avvertendo i consumatori dei rischi a cui si va incontro utilizzando i prodotti non chiari nella loro composizione. Continua dunque la lotta dei brand ai prodotti venduti sul sito di fast fashion, non più solo copiati in termini di design ma che ora utilizzano il nome e il prestigio degli originali creando confusione nei consumatori, soprattutto quando i prezzi si alzano in confronto a quello a cui Shein e siti analoghi ci hanno abituato.
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