Gorizia, la sfilata dei mille alpini con le fanfare in messaggio di pace
Se la musica è un linguaggio universale, e per questo capace di avvicinare, unire le persone, allora è in fondo un messaggio di pace e fratellanza anche quello che si è alzato domenica al cielo di Gorizia, assieme alle note, nella lunga mattinata del 9° Raduno nazionale delle fanfare delle Brigate alpine congedati.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14713763]]
Una festa di alpinità, che ha portato in riva all’Isonzo circa 300 musicanti delle brigate Julia, Cadore, Tridentina, Orobica e Taurinense, ma anche tanti delegati in rappresentanza delle sezioni Ana di tutto il Nord Italia, i vertici nazionali dell’associazione guidati dal presidente Sebastiano Favero, amici e famigliari delle penne nere, per oltre un migliaio di presenze che si sono mischiate ai goriziani scesi in strada e in piazza per seguire la manifestazione malgrado un meteo nuovamente uggioso dopo la parentesi soleggiata del sabato.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14713810]]
Tutti hanno applaudito la musica, in primis, ma anche i messaggi arrivati dagli alpini. Come quello espresso nel suo intervento in piazza Vittoria dal presidente Favero. «Le fanfare sono la memoria della tradizione alpina, e idealmente tutti gli alpini oggi sono qui con noi – ha detto -. Siamo uomini per cui non esiste l’impossibile, e allora crediamo sia ancora possibile guardare al futuro con la capacità di stare assieme e trasmettere valori ai più giovani. Dire loro che bisogna eliminare la visione troppo spesso individualista del mondo e pensare al prossimo, al senso di comunità. L’unico modo per costruire davvero la pace».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14713811]]
Con Favero tra gli altri in piazza hanno parlato il presidente dell’Ana di Gorizia Paolo Verdoliva (padrone di casa perché proprio la sezione goriziana ha organizzato il raduno), la vicesindaco Chiara Gatta e la senatrice Francesca Tubetti. Se Gatta ha ricordato la cittadinanza onoraria concessa proprio all’Ana nazionale lo scorso anno, e sottolineato come «l’orgoglio patrio in queste terre ha perso il significato di contrapposizione ma resta una valore legato all’identità», Tubetti ha voluto ringraziare le penne nere non solo per questo evento «che ci permette di rinnovare la nostra vicinanza agli alpini» ma più in generale per la presenza costante al fianco della società civile.
Quello di piazza Vittoria è stato il momento culminante del weekend del Raduno iniziato già sabato, e ha visto le esibizioni individuali delle cinque fanfare, poi il suggestivo carosello fatto di musica e coreografie della Tridentina, e infine tutti i musicanti assieme eseguire l’inno degli alpini e quello di Mameli. La mattinata era iniziata però qualche ora prima al Parco della Rimembranza, con l’alzabandiera, gli onori ai Caduti e soprattutto l’avvio della sfilata delle fanfare nel cuore della città.
Ad aprirla, il gruppo “pilota” (in quanto ospitante) della Julia, seguito nell’ordine da Orobica, Cadore, Taurinense e Tridentina. Con loro il Labaro nazionale dell’Ana con le sue 216 medaglie d’oro, i vessilli e i gonfaloni, le autorità e gli alpini. A bordo strada, ai balconi e alle finestre tanti goriziani ad applaudire e a scattare fotografie. Bambini, famiglie e pure diversi alpini di una volta (come anche lo storico collaboratore del Piccolo Emilio Danelon) a commuoversi e accompagnare con lo sguardo il corteo. Ma, a proposito di commozione, c’è stato un momento che più di altri probabilmente resterà nella memoria dei tanti che c’erano.
In piazza Vittoria, il maresciallo Pino Costa ha diretto per l’ultima volta al termine di una carriera infinita la “sua” fanfara della Julia, con il passaggio di stecca al successore Antonello Zilli, e l’Ana di Gorizia ha voluto fargli una sorpresa. Due anni fa, proprio durante un raduno, il maestro Costa fu colto da un malore, e a prestargli i primi soccorsi, salvandogli la vita, furono uno dei suoi musicisti, Marco Cernic, e il musicante dell’Orobica Massimo Bonacina.
Domenica entrambi sono stati chiamati a stringersi con lui nuovamente in un abbraccio, mentre la vicesindaco Chiara Gatta gli consegnava una pergamena e un mazzolino di stelle alpine e l’intera piazza gli tributava un applauso. —