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L’uragano Helene mette in luce il crollo dell’economia fisica statunitense

Il 27 settembre, un uragano devastante (categoria 4), l’uragano Helene, si è abbattuto sulla costa del Golfo della Florida, per poi spostarsi rapidamente verso la Georgia, la Carolina del Nord occidentale e il Tennessee, con precipitazioni quasi record, da 15 a oltre 30 centimetri di pioggia in una città. Le aree povere degli Appalachi/Blue Ridge Mountains sono state duramente colpite ed è stata dichiarata l’emergenza in cinque Stati, poiché più di 3 milioni di abitazioni sono rimaste senza corrente; inoltre si sa che più di 220 persone sono morte e più di mille sono ancora disperse.
Cinque giorni dopo, mentre la situazione sul campo si deteriorava e gli aiuti tardavano ad arrivare, il segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas ha riferito che l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (FEMA) era a corto di fondi. “La FEMA non ha fondi sufficienti”, ha dichiarato, ‘per superare la stagione’. Mentre Mayorkas parlava, una nuova potente tempesta, l’uragano Milton, si stava dirigendo verso la Florida.
Il fatto che questo annuncio abbia coinciso con l’aumento di 20 miliardi degli stanziamenti per l’emergenza alla FEMA ha provocato uno spiacevole scaricabarile tra i partiti, non inaspettato, visto che mancano trenta giorni alle elezioni presidenziali. I repubblicani hanno accusato l’amministrazione Biden-Harris di dare priorità alla spesa per le guerre e per l’accoglienza agli immigrati invece che per aiutare gli americani, mentre i democratici hanno accusato i repubblicani di bloccare i fondi per le infrastrutture necessarie. Alla fine, a meno che il Congresso non convochi una seduta straordinaria i soldi non saranno stanziati, perché il calendario non prevede sedute ordinarie prima delle elezioni di novembre.
Le affermazioni di entrambe le parti sono fondate, ma non colgono il vero punto: l’economia statunitense sta operando in perdita e non ha la capacità fisica di affrontare le emergenze. Gli assiomi economici del monetarismo, invece di assegnare priorità al miglioramento delle infrastrutture, nella gestione di queste, o favoriscono il capitale privato rispetto a quello pubblico – dando ai Paperoni opportunità di profitto secondo logiche feudali – o preferiscono l’approccio “Pay-as-you-Go”, in cui le spese devono essere recuperate dalle tasse degli utenti. Se a questo si aggiunge la follia dei regolamenti verdi – una delle principali cause del declino della base industriale necessaria per migliorare l’economia – ci si possono solo aspettare altri disastri.
Si paragoni la risposta a Helene, sotto la gestione disfunzionale di entrambi i partiti, con gli sforzi compiuti dal presidente Franklin Roosevelt (FDR) durante le inondazioni improvvise del 1937-38. Dopo una settimana di scarsi progressi, l’amministrazione Biden ha dispiegato 6.700 operatori di emergenza per integrare le piccole unità della Guardia Nazionale mobilitate dagli Stati. Al contrario, Harry Hopkins, nominato da FDR commissario per i soccorsi, dispiegò 200.000 lavoratori della Work Progress Administration, durante le inondazioni del gennaio 1937 nella valle del fiume Ohio, e centomila lavoratori della WPA nel settembre 1938 per costruire gli argini con sacchi di sabbia, riparare le dighe e aiutare le evacuazioni, durante le inondazioni del New England, nel giro di 18 ore.
Per FDR, questi aiuti di emergenza, insieme alle spese per le grandi infrastrutture, erano considerati una parte essenziale della ripresa dalla Depressione. I responsabili odierni si rifiutano di riconoscere che l’inadeguatezza dei fondi per i soccorsi e la mancanza di personale qualificato, insieme al collasso delle infrastrutture che invecchiano, sono sintomi del crollo dell’economia fisica degli Stati Uniti.
Per un resoconto più approfondito sull’approccio adottato da FDR, si veda https://larouchepub.com/eiw/public/2012/eirv39n44-20121109/50_3944.pdf.

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