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Molotov a Marghera,  un residente: «Bruciata l’auto del mio amico morto due anni fa»

Proseguono le indagini per risalire agli autori del rogo che sabato 12ottobre notte ha distrutto tre auto in via don Orione a Marghera. I carabinieri stanno passando al setaccio le telecamere dell’area per scovare la Punto Blu vista dai alcuni testimoni mentre si avvicinava alle due auto centrate dalle bottiglie incendiarie.

A distanza di due giorni, però, è pronto a sporgere denuncia anche il 22enne veneziano la cui auto è stata coinvolta nell’incendio perché si trovava parcheggiata vicino alle due prese di mira dai malviventi.

Il proprietario di un’auto danneggiata

«Era la macchina appartenuta al mio migliore amico, morto due anni fa. Aveva un enorme valore affettivo», racconta. Il 22enne sabato sera si trovava in compagnia della sua ragazza in casa di alcuni amici per mangiare una pizza.

«Ad un certo punto abbiamo sentito un forte odore dal terrazzo e abbiamo sentito un botto», racconta, «Immediatamente siamo scesi in strada ma proprio davanti al cancello del condominio c’era una delle auto già in fiamme. I passanti ci hanno urlato di scappare perché era a gpl. Abbiamo rischiato grosso».

A quel punto, il ragazzo realizza che anche la sua auto è in fiamme. Prova a domare in qualche modo il fuoco, inutilmente. «A quel punto», aggiunge, «ci siamo allontanati velocemente, per non correre inutili rischi. Fortunatamente i pompieri sono riusciti a recuperare da dentro l’abitacolo i miei occhiali da vista, senza i quali sarei stato in grossa difficoltà. Tutto questo prima che la mia auto fosse divorata dalle fiamme. Cercavo di tranquillizzare la mia ragazza, la tensione in quei frangenti era forte. Poi sono arrivati i vigili del fuoco. E alla fine, quando ho visto la mia auto distrutta, sono scoppiato a piangere. Aveva per me un enorme valore affettivo».

Il sindaco sul posto

A distanza di circa un’ora, sul posto arriva anche il sindaco Brugnaro. «Ha chiesto di chi fosse la terza auto coinvolta nell’incendio. Ho alzato la mano. Mi ha detto che era un peccato che ci fosse andato di mezzo un giovane che non c’entrava nulla e che mi avrebbe dato una mano. La mia auto è sotto sequestro, la conta dei danni al momento non è fattibile. Ora intendo sporgere denuncia»

Le indagini

Sul fronte delle indagini, restano una serie di punti fissi e diversi punti interrogativi. Tra i primi, c’è la Punto blu vista da alcuni testimoni mentre si avvicinava alle automobili, poi avvolte dalle fiamme. I resti di bottiglie incendiarie trovati sull’asfalto.

Un gesto che sa, in tutto e per tutto, di avvertimento verso il proprietario bersaglio dell’intimidazione. E verso la sua compagna. Tra i punti interrogativi, restano invece le cause del gesto.

Forse, all’origine di tutto, questioni legate alla droga, un regolamento di conti. Ipotesi, queste ultime, tutte ancora da dimostrare come ribadiscono gli inquirenti che, in coordinamento con la Procura, indagano per incendio doloso.

Proprio sugli autori del gesto intimidatorio, si stanno concentrando le ricerche dei militari. Per questo, infatti, nelle ultime ore sono state visionate le telecamere di videosorveglianza della zona.

Caccia alla Punto blu

L’obiettivo è di individuare la Punto Blu individuata da alcuni testimoni mentre si avvicinava alle due auto parcheggiate. A bordo della macchina, come raccontato da alcuni testimoni alla pagina facebook Buongiorno Marghera nell’immediatezza dei fatti, ci sarebbero stati uno o più uomini di origine nordafricana che avrebbero perfino minacciato qualche passante. Dall’analisi dei movimenti dell’auto e della targa, quindi, gli inquirenti puntano a risalire agli autori del fatto.

Ma le indagini, nelle ultime 48 ore, si stanno concentrando anche sul contesto nel quale è avvenuto l’episodio di sabato notte. E sulle possibili cause. Il proprietario delle due auto, di origini tunisine e con qualche precedente per stupefacenti, abita nella zona all’interno di una casa pubblica regolarmente assegnata.

A carabinieri e polizia locale, intervenuti sul posto subito dopo l’incendio, avrebbe riferito che un simile epilogo era preventivato. Come a lasciare intendere di aspettarsi un atto di ritorsione di questo tipo. Da qui l’ipotesi che dietro la vicenda ci siano questioni irrisolte. Di che tipo? Spetterà alle indagini in corso dare la risposta.

Fatto sta che l’episodio getta, ancora una volta, un’ombra sulla città. E rilancia l’allarme dei residenti sulla sicurezza in città. A detta di chi vive nella zona, infatti, anche in quell’area di Marghera la situazione sarebbe peggiorata progressivamente nel corso degli ultimi anni.

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