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Davanti all’antisemitismo crescente, guardiamo anche alla nostra islamofobia

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Nell’edizione di oggi, 14 ottobre, del New York Times c’è un lungo articolo dal titolo How Israel’s Army Uses Palestinians as Human Shields in Gaza. In estrema sintesi i soldati israeliani prendono prigionieri a Gaza i palestinesi per il solo fatto di esserlo e senza ulteriori accuse o formalità, li ammanettano e li fanno camminare davanti usandoli come scudi umani oppure li spingono sotto la minaccia delle armi a rimuovere oggetti e ogni cosa che possa dare l’impressione di essere una mina mascherata, li mandano in avanguardia nelle case o nei tunnel e se li scambiano tra i vari plotoni dell’Idf per svolgere queste funzioni.

Ma non accade solo questo. Bombardamenti continui su una popolazione inerme e indifesa fatta dalla aviazione israeliana, assalti all’Unifil, ultimo baluardo di umanità, bombe sulla Croce Rossa e altre organizzazioni umanitarie, Gaza rasa letteralmente al suolo come se il 7 ottobre possa giustificare la trasformazione di quello che è stato definito l’avamposto dei valori occidentali in Medio Oriente in uno stato terrorista privo di ogni pietas umana.

Forse dalla sua costituzione l’Occidente ha guardato con troppa tolleranza verso questo stato. Fin da quando disattese la prima risoluzione Onu 194 (1947) che prevedeva che i profughi palestinesi avevano il diritto di tornare alle loro case in Israele. Forse abbiamo fatto finta di non guardare il regime di apartheid applicato da sempre nei confronti dei palestinesi. Forse abbiamo fatto finta, spinti dai complessi di colpa per l’Olocausto, che il massacro di Sabra e Shatila sia stato solo un episodio minore e non rivelatore.

E quando vediamo che bombe vengono nascoste dentro dei cercapersone, contro ogni legge che regola le guerre, invece di inorridire siamo ammirati dalle capacità del Mossad e di Israele. E lo siamo al punto che, nella discussione sul disegno di legge sulla cybersecurity del maggio scorso, è stato votato un emendamento all’articolo che limitava l’uso di tale tecnologia ai paesi della Ue e della Nato, per togliere la possibilità di commesse russe o cinesi. Questa dicitura escludeva anche Israele che non è membro né della Nato, né della Ue. Ma grazie agli emendamenti fotocopia di Orsini (Fi), Gardini (FdI), Rosato (Azione) si è aggiunta la dicitura: “o di paesi terzi individuati con decreto di cui al presente comma tra quelli che sono parte di accordi di collaborazione con l’Unione europea o con la Nato in materia di cybersicurezza, protezione delle informazioni classificate, ricerca ed innovazione”.

E passo dopo passo ci siamo convinti che oltre al sacrosanto diritto a difendersi, Israele abbia tutti i diritti: genocidio, torture, sterminio e massacri; e i palestinesi invece non abbiano nessun diritto e il blaterare di due popoli due stati è solo un vuoto e ipocrita simulacro che ci aiuta a far finta di avere la coscienza a posto. Come quando indichiamo Netanyahu come un criminale facendo finta che non goda dell’appoggio di un intero popolo.

E ora al più potente servizio segreto del mondo, il Mossad, e al più feroce governo del mondo affidiamo la cybersicurezza e nel contempo sproloquiamo su uno sfigato impiegato di banca che pratica il voyeurismo finanziario sbirciando le finanze dei Vip.

Saremo tutti spiati dal Mossad? E se avrà il sospetto che in uno dei nostri condomini si nasconda un terrorista palestinese sarà autorizzato a gettare una bomba sull’intero condominio come fa a Gaza? E se si nascondesse sotto il Colosseo o in Vaticano?

Se noi affermiamo che Israele è uno stato amico e non facciamo nulla per fermare la strage siamo complici di Israele, a prescindere che siamo ebrei o cattolici o atei. E se c’è la preoccupazione per l’antisemitismo crescente dobbiamo fare anche i conti con l’islamofobia che sembra albergare in chi, contro ogni evidenza, ancora difende Israele giustificando ogni cosa.

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