Rinasce l’Apollo del Belvedere dopo un eccezionale restauro a metà tra filologia e hi-tech (video)
Dopo cinque anni si rialza il sipario sull’Apollo del Belvedere. Sono stati finalmente rimossi dal Cortile Ottagono i pannelli del cantiere di restauro che, prolungato dalla pausa forzata imposta dalla pandemia, oscuravano la bellezza senza tempo di una delle sculture simbolo dei Musei Vaticani. Si tratta del capolavoro scoperto tra le rovine di una domus sul colle romano del Viminale nel 1489 e poi collocato in Vaticano da Papa Giulio II tra le statue che dovevano celebrare la continuità tra la Roma antica e il suo pontificato. Lo leggiamo su Vatican news. Da oggi è di nuovo visibile al pubblico nella straordinaria cornice dei Musei Vaticani a Roma. Un restauro a cavallo tra innovazione e filologia che ha utilizzato soluzioni ingegneristiche nuove insieme alle maestranze e alle eccellenze dei laboratori di restauro vaticani.
Cinque anni di restauro
“La Vigilia di Natale del 2019”, ricorda ai media vaticani Claudia Valeri, curatrice del Reparto di Antichità Greche e Romane delle Collezioni Pontificie, “il Gabinetto di Ricerche Scientifiche al termine di un monitoraggio rilevò un impercettibile movimento della scultura. Questo ci ha messo subito in allarme. Siamo dovuti subito intervenire: la statua è stata messa in sicurezza con un sistema d’emergenza e purtroppo chiusa al pubblico. Bisognava capire perché si stesse, sebbene impercettibilmente muovendo e individuare una strategia che fosse la meno invasiva possibile e potesse sostanzialmente ristabilire un fermo equilibrio”.
Il vice direttore artistico-scientifico dei Musei Vaticani Giandomenico Spinola ha aggiunto: Le fratture e le criticità, soprattutto nella zona delle caviglie e delle ginocchia, richiedevano un intervento risolutivo. A gravare sullo stato di salute della scultura sono state sicuramente l’esposizione all’aperto, ma anche le manomissioni e movimentazioni non indolori cui è stata sottoposta: prima fra tutte la depredazione napoleonica, ma anche la più recente trasferta, negli anni Ottanta del secolo scorso, in occasione delle mostre negli Stati Uniti.
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