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Da Sea Watch nuovi insulti al governo italiano. Chi sono i finanziatori della Ong tedesca? C’è pure Elly

“Considero vergognoso che Sea Watch definisca le Guardie costiere i veri trafficanti di uomini, volendo delegittimare quelle del nord Africa e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che descrive come innocenti. Sono dichiarazioni indegne che gettano la maschera sul ruolo di alcune Ong e sulle responsabilità di chi le finanzia”. Le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo. Le deliranti dichiarazioni della Ong tedesca non sono purtroppo inedite.

L’ultima invettiva è datata 17 luglio. I politici del governo italiano, Meloni e Piantedosi, sono oggi in Libia per lavorare con il primo ministro della Libia occidentale, Dabaiba, sulla loro politica migratoria distopica. Auguriamo loro tutto il male dal profondo del nostro cuore“, avevano scritto suo social i rappresentanti della ong resa famosa dalla capitana Carola Rackete, oggi europarlamentare e compagna di scranno con Ilaria Salis.

Ma chi c’è dietro la Ong? L’associazione senza scopo di lucro Sea-Watch, si legge sul profilo ufficiale, viene finanziata interamente da donazioni, gestisce navi di soccorso nel Mediterraneo sin dalla sua fondazione nel 2015. Dal 2020 vola anche con aerei da ricognizione. Con circa 100 dipendenti e più di 500 attivisti, Sea-Watch afferma di essere stata coinvolta finora nel salvataggio di oltre 45.000 persone.

Nel corso degli anni, l’associazione è cresciuta: le navi “Sea-Watch 1, 2 e 4″ sono state cedute alle organizzazioni Mare Liberum, Mission Lifeline e SOS Humanity. Il “Sea-Watch 3” era in uso dal 2017 ed è ora così obsoleto che il “Sea-Watch 5” lo sostituirà.

Vecchi comunisti e giovani postcomunisti dietro i finanziamenti

Tra i maggiori finanziatori, come ha riportato Fausto Biloslavo sul Giornale, c’è il presidente della Chiesa evangelica, Heinrich Bedford-Stroh, ex tesserato del partito Social democratico tedesco, che aveva stretto un patto con l’allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando per far sbarcare i migranti. Testimonial e finanziatore è pure il cardinale cattolico Reinhard Marx, che fin dall’inizio ha appoggiato una specie di stata alleanza di Ong «United4rescue», in gran parte tedesche, che ricevono soldi pure dalle Acli. Sea watch e Sea eye sui loro portali ringraziano «le Chiese per la promozione del salvataggio in mare nel Mediterraneo».

I Verdi tedeschi sono sempre stati in prima fila e una delle sostenitrice più influenti era Barbara Lochbihler, europarlamentare fino al 2019 ed ex segretario di Amnesty international in Germania. Questo filo rosso-verde arriva fino ad oggi e porta ad Annalena Baerbock, ministro degli Esteri del governo tedesco. Ora provate a immaginare, a parti invertite, se il nostro ministro degli Esteri Tajani e il leader dell’opposizione tedesca finanziassero una Ong che opera contro il governo Scholz. La questione terrebbe banco su tutti i media internazionali.

Quando Conte denunciava: dietro la Sea Watch scarsa trasparenza…

Grazie ai corposi finanziamenti di tanti misteriosi soggetti privati, la Sea Watch è diventata sempre più florida. “Sulla Sea Watch 5 abbiamo strumenti e giochi di carte a bordo o offriamo piccoli corsi di lingua”, ha raccontato in un’intervista a Taz, Lorenz, uno dei volontari. “Il tempo più lungo in mare di Lorenz: 17 giorni con il capitano Carola Rackete nel 2019, quando nessun porto sicuro voleva ospitare l’equipaggio e le 53 persone soccorse – nonostante la situazione di emergenza”. Lorenz non dice però che la capitana Rackete poteva sbarcare altrove, evitando la lunga permanenza in mare e fecero un braccio di ferro col governo italiano per sbarcare da noi. E’ solo una delle tante curiose omissioni e dimenticanze della Ong tedesca.

All’epoca qualcuno commentò: “Vogliamo che certi comportamenti siano un po’ più trasparenti da parte anche delle Ong, adesso non voglio infierire affatto ma chiediamo una maggiore trasparenza”. Quel qualcuno era l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che oggi, dai banchi dell’opposizione, pare stranamente avere cambiato idea.

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