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La poesia del Pilacorte: gioielli scultorei da riportare alla luce

L’operazione Pilacorte 500 anni dopo, dedicata a uno dei più attivi e originali scultori in pietra provenienti dai laghi lombardi e attivo in Friuli a fine Quattrocento, comincia a dare i suoi frutti: proprio in questi giorni sono partiti due importanti cantieri di restauro nel duomo di Codroipo e nella chiesa di Ognissanti di Camino al Tagliamento, che permetteranno il recupero rispettivamente di una Madonna col Bambino e della statua di San Valentino, mentre a Cordenons, dove si è appena conclusa la mostra fotografica itinerante a lui dedicata, si sta promuovendo una più degna ricollocazione del busto monumentale raffigurante l’Eterno Padre benedicente.

Di fatto, l’efficacia di un progetto di studio e di riscoperta di un bene culturale ha un preciso termine di riscontro che si misura nella rinnovata attenzione che la comunità gli riserva, in termini di conservazione e di valorizzazione. La questione sta tutta nella capacità di coinvolgere, condividere e di rendere partecipe le comunità cui il bene appartiene. Nel caso specifico, si tratta di un progetto culturale partito ormai qualche anno fa, avente oggetto la ricognizione sull’opera degli scultori lombardi attivi in Friuli in epoca rinascimentale, e che ha messo in fila quattro pubblicazioni, le guide all’opera di Pilacorte e di Carlo da Carona e gli atti dei rispettivi convegni di studio, a cura di Giuseppe Bergamini, che della riscoperta di questi autori è stato un pioniere, coadiuvato da Vieri Dei Rossi e dalla scrivente, per le edizioni e il supporto della Società Filologica Friulana.

Ebbene, a distanza di qualche anno dalla prima ampia e documentata indagine su Giovanni Antonio Pilacorte, originario di Carona, principalmente attivo tra Udine, Spilimbergo e Pordenone dove finì i suoi giorni non prima di aver lasciato nel portale del duomo un capolavoro di scultura e di dottrina, si allunga l’elenco dei restauri e delle restituzioni che hanno visto importanti interventi sulla sua opera a partire dal più monumentale altare in pietra esistente in Friuli, precisamente nella pieve di San Martino d’Asio, seguito dal recupero del piccolo tondo della chiesa di Maseris raffigurante San Bartolomeo e San Biagio, cui la chiesa è dedicata.

Tali restauri sono stati resi possibili attraverso i bandi promossi della Fondazione Friuli che finanzia anche il recupero, tramite i restauratori della L.A.A.R. srl, dalle spesse stratificazioni di patine e concrezioni che l’avevano resa illeggibile, di San Valentino, statua restituita a Pilacorte e datata al 1515 proprio in occasione della Guida alle sue opere, ora collocata sul protiro di facciata della parrocchiale di Camino. A gettare nuova luce sulla splendida e dolcissima Madonna col Bambino, che in antico accoglieva i fedeli sopra il portale principale dell’antica pieve di Codroipo, è all’opera la restauratrice Anna Comoretto, grazie all’iniziativa di monsignor Ivan Bettuzzi, cui si deve meritoriamente in questi ultimi anni anche la raccolta di altri materiali lapidei già dispersi, tra cui ancora va cercato lo scalpello di Pilacorte. Ora incassata sopra il portale laterale a causa delle trasformazioni settecentesche, il restauro permetterà anche di recuperare parte dell’assetto originale della scultura nel contesto della sua lunetta, aggiungendo alla pulitura un maggiore respiro spaziale al manufatto.

Ma l’operazione Pilacorte non si ferma. Con il supporto della Soprintendenza, delle diocesi, e soprattutto delle singole comunità, molte sono ancora le sue sculture in attesa di una adeguata valorizzazione: ad esempio a Cordenons l’associazione il Cjavedal sta studiando da tempo una più degna collocazione dell’Eterno Padre che in antico benediceva dal portale della distrutta chiesa di Sant’Antonio abate e che oggi giace in un corridoio dell’oratorio di Santa Maria maggiore, a pochi metri dai bagni, come già segnalato in un articolo comparso il 15 agosto scorso sulla pagina locale del Messaggero Veneto, dal titolo “Statua del Pilacorte alle porte dei bagni. Spostiamola, ma la Curia dice no”, auspicando quindi che questa importante opera possa ricongiungersi alle altre di Pilacorte conservate nella chiesa di San Giovanni Battista, edificio che ha conservato intatto tutto il suo fascino cinquecentesco.

Per valorizzare dunque degnamente Pilacorte e gli scultori lombardi, la cui opera ha segnato in modo unico il territorio friulano in epoca rinascimentale alimentando anche botteghe locali, molto ancora resta da fare, in termini di restauro ma soprattutto di pubblica fruizione, e quindi la ricognizione e gli studi su questa straordinaria stagione della scultura in pietra non si ferma, anche grazie al sostegno della Soprintendenza e di tante comunità: il cantiere si allarga e la mappatura dell’opera di questi maestri continuerà con nuove proposte anche nel 2025.

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