Boom di imprese straniere in Italia (+30%). L’allarme della Cgia: molte evadono e creano “concorrenza sleale”
Una esercito di imprenditori romeni, cinesi e marocchini ha invaso l’Italia negli ultimi 10 anni (2013-2023): le imprese straniere sono cresciute di quasi il 30 per cento, a Napoli addirittura sono raddoppiate. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia, secondo il quale ha inevitabilmente inciso il trend demografico di questi anni.
Nel dettaglio, le imprese attive in Italia guidate da titolari nati all’estero sono aumentate del 29,5% (in valore assoluto pari a +133.734), quelle in cui a capo c’è un italiano, invece, sono scese del 4,7% (222.241). Delle 5.097.617 aziende attive presenti in Italia, ben 586.584 (pari all’11,5% del totale nazionale) sono a conduzione straniera. C’è da aggiungere pure che, “tra tasse, burocrazia, caro-bollette, costo degli affitti e un senso perenne di precarietà che attanaglia la vita di tantissime partite Iva hanno smorzato in molti italiani” di fare impresa.
A Napoli sono raddoppiate in dieci anni
Nell’ultimo decennio, nelle 105 province d’Italia monitorate solo 7 hanno visto aumentare in termini assoluti il numero degli imprenditori italiani rispetto a quelli stranieri. Le realtà geografiche in cui gli stranieri con partita Iva sono cresciuti meno dei colleghi italiani sono tutte ubicate nel Mezzogiorno (Catania, Messina, Cosenza, Siracusa, Nuoro, Vibo Valentia e Palermo.
Leggi lo studio integrale della Cgia di Mestre
Diversi esperti – prosegue la Cgia – sostengono che in alcuni comparti stia avvenendo un “effetto sostituzione”: le imprese straniere starebbero rimpiazzando quelle autoctone. Altri segnalano che gli immigrati presentano una forte propensione ad aprire la partita Iva perché ritengono più dignitoso lavorare in qualità di autonomi, anziché come dipendenti. In linea generale, comunque, possiamo riportare due considerazioni oggettive. La prima: positiva. Chi apre una attività imprenditoriale dimostra di aver attivato un percorso di inclusione importante, perché è stato costretto a rapportarsi con alcune istituzioni pubbliche, eventualmente con un istituto di credito a cui è stato chiesto un prestito, periodicamente con il commercialista e una volta iniziata l’attività con i propri fornitori. Insomma, queste persone diventano parte attiva del sistema economico.
Imprese straniere: in testa cinesi, marocchini e romeni
La seconda: negativa. Non sarebbero trascurabili – analizza ancora la Cgia – le attività economiche a guida straniera avviate per “coprire” operazioni di evasione e commercializzazione su larga scala di merce contraffatta. Creando non pochi problemi anche di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane dello stesso settore. Il commercio e l’edilizia sono i due settori economici dove si trova il maggior numero di imprenditori stranieri.
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