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Superbonus, le mafie ringraziano ancora: a Latina arrestati boss di camorra, Cosa nostra e clan rom

“Il Superbonus 110%, misura immaginata e attuata da Conte e dal Pd, si è rivelato un omaggio a truffatori, criminali e mafiosi. È stato utilizzato da una minima parte dei proprietari di casa e ha gravato sulle casse dello Stato per centinaia di miliardi. Una vergogna. È di oggi la notizia che due società di Latina sono state poste sotto sequestro dalla Direzione distrettuale antimafia, perché compivano truffe sul Superbonus. Un pasticcio di cui il governo Conte risponderà di fronte alla storia di questa nazione”. A ricordarlo il senatore di Fratelli d’Italia, Fausto Orsomarso, capogruppo in commissione Finanze a Palazzo Madama.

La Polizia di Stato di Latina ha infatti eseguito un sequestro preventivo disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, riguardante due società che operano nel campo dell’edilizia. L’attività costituisce il seguito dell’esecuzione di misure cautelari operate dagli investigatori della Squadra Mobile l’11 luglio scorso, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di cinque soggetti collegati in diverso modo ad associazioni criminali locali, campane e siciliane, scaturita dalla denuncia di un cittadino che si era aggiudicato all’asta un appartamento sito nel quartiere Campo Boario di Latina.

A Latina le mafie lucravano col superbonus 110%

Tra i destinatari della misura cautelare figuravano infatti un esponente di una nota famiglia Rom locale, un soggetto ritenuto in passato organico a Cosa nostra agrigentina, nonché i familiari di uno dei soggetti condannati per l’omicidio avvenuto a Terracina in data 23 agosto 2012 del boss della camorra Gaetano Marino, detto Moncherino McKey. Proprio analizzando la condizione patrimoniale del soggetto appartenuto alla mafia agrigentina, gli operatori della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, hanno rilevato gravi e concordanti indizi in ordine al reato di intestazione fittizia aggravato dal metodo mafioso, delle due società che attualmente operano nel campo dell’edilizia, con sedi a Roma, avviate per mezzo di prestanome al fine di poter svolgere lavori in virtù del ‘superbonus 110%’.

FdI: dal governo Conte un regalo a truffatori e criminali

L’intestazione fittizia delle società mascherava la condizione dell’effettivo titolare gravato da precedenti per associazione di tipo mafioso, che gli avrebbero impedito di ottenere i benefici previsti dalla normativa del superbonus, e gli evitava di incorrere in eventuali sequestri di carattere patrimoniale. È in corso di quantificazione – ha comunicato la Polizia di Stato – l’effettivo ammontare del patrimonio aziendale che ha fatto registrare un volume d’affari per gli anni 2021/2022/2023 di oltre un milione e mezzo di euro.

“Dalle recenti indagini condotte a Latina – commenta la senatrice di Fratelli d’Italia, Cinzia Pellegrino – a fronte del sequestro di due società legate agli ambienti mafiosi effettuato dalla Dda – è emerso un ennesimo abuso sul Superbonus, sul quale è riuscita a mettere le mani anche Cosa nostra. La misura si è rivelata un omaggio fatto a criminali e truffatori a spese degli italiani. Come ha spiegato il presidente Meloni, ‘nel 2025 dovremo pagare 38 miliardi di euro per il Superbonus’. Soldi – conclude Pellegrino – che sono stati sottratti dalle pensioni, ma non solo, dei cittadini onesti”.

“Anche le mafie hanno messo le mani sul superbonus – incalza il senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, capogruppo in commissione Bilancio a Palazzo Madama – Questa misura tossica messa in campo da Conte e dal Pd si è rivelata il più grande regalo della storia a truffatori, criminali e, appunto, mafiosi. Ultimo caso quello di Latina dove due società legate alla criminalità organizzata sono state sequestrate dalla Direzione distrettuale antimafia. Il superbonus è una misura figlia di un’intuizione positiva, ma realizzata male perché non controllata, non monitorata e senza tetto di spesa. La colpa del governo Conte – prosegue Liris – è stata quella di aver gestito malissimo questo strumento, mettendo a rischio il sistema Paese e i conti pubblici”.

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