Nell’eporediese si punta al legno di casa nostra: disponibili 423 ettari di bosco
QUINCINETTO. Una sinergia tra Tavagnasco e Quincinetto per mettere a disposizione ben 423 ettari di bosco, a oggi lasciato a sé stesso, per favorire lo sviluppo della filiera del legno italiano certificato. Di questo si è parlato nel pomeriggio di martedì 29 ottobre nella sala consiliare di Quincinetto, dove alcuni sindaci del territorio facenti parte delle Unioni montane Dora Baltea e Mombarone e diversi enti, imprese e associazioni di categoria della filiera del legno si sono riuniti per il convegno Cluster legno Piemonte, evento pilota per la promozione della filiera del legno piemontese avviato dalla sezione piemontese dell’Uncem, l’Unione nazionale delle comunità e degli enti montani, che oltre ad aver avviato l’iniziativa ha sparso la voce a imprese e Comuni interessati.
«L’obiettivo è favorire il dialogo di tutti coloro che fanno parte della filiera del legno, dai Comuni ai proprietari dei boschi privati fino ad aziende, imprese, enti e associazioni – spiega Roberta Benetti, dottoressa forestale esperta nella gestione del patrimonio naturale –. Speriamo così di dare maggiore sprint alla filiera del legno e ai prodotti fatti in Italia con il legno nostrano: mentre in Italia infatti siamo molto bravi dal punto di vista produttivo, con un fiorente artigianato del legno, importiamo quasi il 90% del legno che usiamo dall’estero. In particolare moltissimo arriva dalla Francia, mentre per i mobili più pregiati anche dal Centro Africa e dal Sud America. La Comunità europea ha creato dei regolamenti apposta per scoraggiare l’uso di questi legnami, spesso privi di garanzia di rispetto delle norme. Al contrario in Italia i boschi sono molto vincolati: avremmo così la garanzia di non contribuire alla deforestazione selvaggia. Considerando poi che il Piemonte è tra le regioni meglio regolamentate a riguardo, si evita il depauperamento del bene foresta favorendo un uso compatibile con la ricrescita. Metaforicamente, si preleva l’interesse e si conserva il capitale. Altro aspetto importante è che i nostri boschi sono spesso complessi da utilizzare, sia per la difficile accessibilità, molti boschi sono in montagna, sia per la frammentazione fondiaria, con il bene foresta diviso tra innumerevoli proprietari privati, mentre in Francia a esempio è tutto pubblico, quindi è più facile intervenire. Per cercare di risolvere i problemi, diversi Comuni delle Unioni montane e altri enti hanno creato un piano forestale aziendale, una sorta di piano regolatore a tutela del patrimonio boschivo, per valorizzare anche l’aspetto produttivo».
«La formula del cluster è interessante, perché enti diversi si scambiano informazioni, infatti la Regione sta promuovendo l’adesione agli operatori che si confrontano con la filiera – commenta Moreno Nicoletta, sindaco di Tavagnasco e presidente dell’Unione montana Dora Baltea –. In Piemonte ci sono 1 milione di ettari di bosco sui 12 milioni italiani. In sinergia con Quincinetto, abbiamo messo a disposizione 423 ettari di bosco partecipando a bando con alcuni privati intenzionati ad arrivare al legno certificato italiano. È anche un modo di tutelare il patrimonio: in questo modo ringiovaniamo il bosco, perché il piano di intervento prevede di rinnovare il bosco, che oggi è lasciato a sé stesso, nei prossimi 20 anni». lorenzo zaccagnini