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Caporalato in Regione, il centrosinistra pronto a sacrificare Konate a Monfalcone

Tu chiamale, se vuoi, discussioni. La campagna per le amministrative inizia a ribollire: è magma sulle coalizioni. L’ultimo incidente nel post audizione regionale sul Piano Monfalcone è il culmine dell’eruzione di accuse incrociate tra i due schieramenti. E rischia di “bruciare” papabili candidati consiglieri. Bou Konate, per esempio, che il centrosinistra potrebbe dover scaricare, meglio: sacrificare.

L’inciampo, denunciato sabato dalla maggioranza capitanata da Anna Cisint a una conferenza stampa ad hoc in municipio, con tanto di foto “incriminata”.

Lo scatto ritrae delle «belle personcine» (copyright by ex sindaca) e sarà «senz’altro usato» dall’eurodeputata per una delle sue t-shirt elettorali.

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La fotografia, prelevata dai social, vede l’accostamento dei due consiglieri regionali Diego Moretti (Pd) ed Enrico Bullian – pure commissario nella seduta congiunta di V e VI in piazza Oberdan – a un esponente della comunità bengalese condannato in via definitiva (ma ha saldato il debito con la giustizia) per estorsione sullo sfondo di un’indagine sul caporalato. Persona non audita, ma che accompagnava Konate, già autoproclamatosi unico “colpevole”, scagionando così i due consiglieri ignari di chi fosse il bengalese.

La manovra è andata di traverso all’opposizione che ora attacca con la capogruppo della Sinistra Cristiana Morsolin: «Cisint, quando deve rispondere, è una campionessa di dribbling». L’audizione ha messo in evidenza come «né Comune né Regione o Stato, dove il suo partito governa da anni, abbiano portato migliorie sul fronte del caporalato, convivenza con gli stranieri, paghe basse e servizi alle donne».

«Messa sotto pressione – continua – ha bypassato con un escamotage il confronto sul decreto-vergogna dell’amianto, siglato dal suo collega di partito Giorgetti: a suo tempo s’era “dimenticata” di comunicarlo… Dovrebbe invece riferire in Aula e alla comunità del suo viaggio a Roma per incontrar Giorgetti proprio sull’atto, dato che è stato pagato coi soldi di tutti, ma niente conferma stampa, qui».

Per contro «sta creando una tempesta di fango attorno a un semplice cittadino che si trovava nel pubblico, non ha preso parola e che nessun rapporto ha coi consiglieri regionali e la politica».

«Tralasciamo, per pietà, di rammentare quanti – continua – tra condannati e indagati siedano in Parlamento, specie tra i banchi della destra. Non tra il pubblico: eletti. Se Cisint vuol far pulizia, dovrebbe forse partire da lì». «Se il tema del caporalato è centrale – conclude Morsolin – e condanne si sono ottenute lo si deve alla Cgil e non a conferenze irrilevanti come quella di sabato».

Si schiera poi Gianfranco Pizzolitto, segretario Pd: «Quanto si legge non fa bene alla città, che ha estrema necessità d’esser pacificata. La presenza all’audizione di un soggetto condannato, pur se ammissibile sotto il profilo legale, risulta non opportuna. Cercare però di coinvolgere Bullian e Moretti è bassa manovra: si vuole un incipit molto trumpiano della campagna».

E quindi gli altri colleghi dem, i consiglieri Lucia Giurissa, Paolo Frisenna e Sani Bhuiyan e il presidente dell’assemblea Marco Ghinelli, «sconcertati» dalle parole di Cisint che «ha tentato di distorcere i fatti dell’audizione per sviare dai veri nodi irrisolti». Un tentativo di «gettar ombre su un percorso politico serio, incentrato sul futuro della città».

«È evidente – arringano – come la disponibilità di Bullian e Moretti stia facendo emergere l’insicurezza dei possibili aspiranti sindaci del centrodestra». Così se i due consiglieri «non hanno mai speculato su questioni delicate come l’immigrazione per suscitare paure e divisioni, invece Calligaris e Cisint hanno scelto un approccio basato su insinuazioni prive di fondamento pur di screditare».

«Alla signora Cisint – terminano – ricordiamo che la vera “vergogna” è strumentalizzare le difficoltà e i percorsi di reintegrazione di persone che hanno scontato la propria pena e meritano, come ogni cittadino, di partecipare alla vita pubblica. È deplorevole vedere chi cerca di portare nelle istituzioni un clima di sospetto, strategia che la Lega sta usando da anni per banali carriere personali».

Replica Cisint, stando alla quale comunque «non basta prendere le distanze»: «Chi ha responsabilità di gestione dell’impresa e chi ha responsabilità pubbliche a tutti i livelli, dopo questi episodi e quanto emerso nelle indagini di Mestre è chiamato ad agire per un’azione di controllo che metta in luce i casi di manovalanza criminale, che possono proliferare all’interno del sistema aberrante di appalti e subappalti. Solleciterò Prefettura, direzione, ispettorato e forze sociali che avvalendosi delle nuove norme sul caporalato possono garantire il bene prezioso della legalità». —

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