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Studenti liberati dalla Goliardia a Pavia, la tradizione di inizio novembre si rinnova

PAVIA. Fischietti, mantelli, feluche e migliaia di studenti e studentesse in centro a Pavia già dalle prime ore della mattina: non c’era sciopero, ma come ogni primo martedì di novembre, da più di 40 anni – pandemia esclusa – i goliardi pavesi hanno liberato le scuole superiori. Regalando un giorno di vacanza (e giochi in piazza, per chi ha voluto), ai “colleghi” più piccoli.

Stamattina (martedì) erano una ventina i goliardi impegnati nella liberazione, divisi in gruppi, che sono andati di scuola in scuola: un rito, i fischietti, le porte che si aprono, poi tutti in centro. «E’ filato tutto liscio – racconta Guliardon Piper X, al secolo Michele Martini, il principe della Chiave, uno dei quattro ordini di Goliardia che ancora vivono a Pavia e che organizzano la liberazione –. Da qualche anno ci mettiamo d’accordo con le scuole, avvisando i dirigenti mesi prima e così ci fanno entrare, fermano gli studenti che si vogliono liberare da soli, ci danno la possibilità di incontrarli».

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In città esistono quattro ordini di Goliardia che resistono nonostante le difficoltà e i cambiamenti nelle abitudini degli universitari, che sembrano restii a popolare anche il classico mercoledì sera in centro a Pavia. Sono l’Ordo Clavis Universalis (l'Ordine della chiave) nato nel 1985, gli Spartani (Sacer Ordo Lacedemoniorum Ellenicus) e l’ordine della Minerva, insieme al «Sacro regno longobardo», la sigla che negli anni Sessanta riuniva le confraternite goliardiche pavesi all’apice dello splendore e che oggi accoglie i goliardi presenti e passati degli ordini cittadini.

«La sera prima della liberazione delle scuole facciamo festa e non si va a dormire – racconta il principe Tatone, a capo dell’ordine Minerva, al secolo Andrea Cassola –. Poi la mattina si va nelle scuole, giochi in piazza e schermaglie, poi la ormai tradizionale cena con tutti gli ordini, organizzata da noi». La liberazione è l’evento che avvia l’anno accademico e goliardico, ma ogni settimana ci sono attività, uscite e si cercano nuovi goliardi e goliarde: «Storicamente – racconta Cassola – più c’è politica in università e meno c’è goliardia. E questo è un periodo politicamente acceso. Ma ci sono sempre persone interessate: il metodo migliore è sempre quello di venire a conoscerci quando siamo in giro: al liceo ho vissuto le Liberazioni, ho giocato coi goliardi, li ho conosciuti e quando sono arrivato in università sono andato a cercarli, mi piace questo modo di vedere la vita. La cosa bella della Liberazione è proprio quella di parlare coi ragazzi più giovani durante quello che è un evento di fatto anarchico, che sovverte le regole quotidiane».

«Quella di quest’anno è stata una Liberazione bella e veloce – racconta il Gran Cimiero degli Spartani, Areo, che ha incontrato per la prima volta i goliardi proprio il giorno della Liberatio di 5 anni fa e non se n’è più staccato – qualche gioco veloce, la questua per finanziare le attività. La goliardia a Pavia vive e continuerà a vivere, ma sono anni in cui gli studenti escono poco, molto meno di prima. I ritmi sono diversi rispetto a 30 anni fa, ma noi andiamo avanti».

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In piazza della Vittoria e per Strada Nuova si sono visti anche i collegiali del Cairoli, con le sole feluche in testa e le matricole in accappatoio. Con i Goliardi (in mantello o saio, una specie di camiciola colorata), che con loro non vogliono essere confusi, resta la solita distanza.

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