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Salta il nuovo campus a Padriciano: l’ateneo di Trieste preferisce Porto Vecchio

«Padriciano per noi è un capitolo chiuso». L’ufficialità non c’è ancora – arriverà a ridosso di Natale – ma l’Università di Trieste si è schiarita le idee sull’ex campo profughi di Padriciano. Per tramite della delegata del rettore all’Edilizia, Ilaria Garofolo, mette la parola fine all’idea di trasformare parte del complesso risalente agli anni Cinquanta in un polo didattico e di ricerca. Perciò l’area tornerà, dal prossimo anno, sotto la competenza diretta del Comune.

Il contratto di concessione

Questo infatti prevede il “contratto di concessione d’uso gratuito di immobili” sottoscritto dal Municipio (proprietario del bene) e dall’ateneo negli ultimi giorni di dicembre del 2021. Doveva essere il primo passo per garantire all’Università mano libera nella riconversione a scopi educativi dell’area. E invece sarà il suo lapidario articolo 11 a segnare, di fatto, il fallimento del progetto: l’atto avvisa che se entro tre anni dalla stipula non si sono trovati i finanziamenti necessari, questo perderà efficacia.

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Tramontato il piano del rettore

Ma il piano prospettato dal rettore Di Lenarda non è mai arrivato a questo stadio. Anzi, a sentire la professoressa Garofolo sembrerebbe che i problemi si siano manifestati quasi subito, a dispetto dei toni entusiastici iniziali. Si parlava di un possibile polo di fisica da allestire negli otto stabili di cui l’ateneo si sarebbe assunto piena responsabilità durante le fasi di recupero. E ci si appoggiava economicamente a un bando del Miur finanziato da fondi Pnrr (la stima dei costi si aggirava fra i 40 e i 50 milioni di euro).

Le difficoltà con le Comunelle

«Non si sono avverate le condizioni per presentare il nostro progetto», spiega però oggi Garofolo. In particolare, «le difficoltà sono emerse nelle interlocuzioni con le Comunelle e con altre realtà che usufruiscono degli spazi». La mediazione del sindaco Dipiazza, che all’epoca aveva accolto con favore l’iniziativa del rettore Di Lenarda, non è bastata a raggiungere un compromesso con le associazioni che a vario titolo trovano sede all’ex campo profughi. «Hanno chiesto di mantenere le loro attività» – prosegue Garofolo – ma in questo modo l’approdo dell’Alma Mater a Padriciano si è reso «impossibile».

La suggestione di Porto Vecchio

Un altro fattore ha poi determinato la definitiva archiviazione del dossier. Perché, al pari di molti altri soggetti, anche l’Università si è fatta suggestionare dalla riqualificazione di Porto Vecchio. «È molto più allettante per noi rispetto all’ex campo profughi – spiega Garofolo – può contare su spazi maggiori ed è meglio collegato». Pertanto l’ateneo triestino ha dirottato lì i suoi sforzi, presentando al Comune una richiesta precisa di spazi: 25 mila metri quadrati, per far studiare in Porto Vecchio 3 mila giovani.

Progetto spostato negli anni

C’è tuttavia un’importante differenza. Se per Padriciano la strada era in qualche modo tracciata – benché, come si è visto, siano poi emersi ostacoli – per Porto Vecchio bisognerà attendere la prosecuzione dell’iter di qui ai prossimi anni. Garofolo è comunque ottimista: «Nel piano regolatore sono inclusi servizi di ricerca e supporto allo studio, funzioni compatibili con le nostre esigenze». E perciò l’Università è intenzionata a «trattare con l’investitore i 25 mila metri quadrati» che le servono.

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Sfuma il terzo tentativo di riqualificazione

Così l’ex centro profughi di Padriciano vede sfumare il suo terzo tentativo di riqualificazione, dopo la chiusura definitiva negli anni Settanta. Già fra il 1962 e il 1963 si voleva cambiarne la funzione estendendo l’accoglienza a chi proveniva dall’Europa centro-orientale. Poi, a fine anni Ottanta, si era pensato di farne una sezione distaccata del carcere del Coroneo. E ora l’ipotesi didattica, destinata a restare tale. Dal Comune filtra sorpresa per la scelta dell’ateneo: «Al momento, in via ufficiale, non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni dall’Università, con cui c’è comunque collaborazione», afferma l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi. Per il futuro, si vedrà.

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