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Truffa delle auto fantasma. Beffati in 50, tre condannati

C’è chi ha visto volatilizzarsi nel nulla ventimila euro, chi cinquantamila e chi anche di più tra acconti e versamenti a saldo. Sono le vittime della mega truffa messa a segno dalla società Autorevole, la concessionaria di via Trento di Castello di Godego che in un’attività durata poco meno di un mese riuscì a spillare oltre un milione di euro a una cinquantina di clienti provenienti da tutto il Nord Italia.

La società fantasma, che di autorevole aveva solo la tecnica del raggiro, metteva in vendita auto di alta gamma attraverso siti specializzati. Ma si trattava solo di una quindicina di vetture usate importate dalla Germania, tra Audi, Bmw, Mercedes e altri marchi, ognuna delle quali veniva poi venduta contemporaneamente a più clienti. Dopo aver incassato anticipo e saldo, la concessionaria sparì nel nulla.

Martedì mattina, 19 novembre, il processo ai quattro imputati, accusati anche di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, è arrivato al suo epilogo. È caduta l’accusa per associazione per delinquere e dei quattro imputati, l’unico a uscirne con l’assoluzione per non aver commesso il fatto è stato Maicol Cervellin, 36 anni di Castelfranco.

Sono stati invece condannati per truffa (al netto di alcuni ritiri di querela) Ignazio Rera, 29 anni di Erice, legale rappresentante della società fantasma a due anni e tre mesi; Mykola Kantsefal, 50 anni di Rovigo a tre anni e due mesi; Paolo Stevan, 51 anni, di Bassano, già implicato in altre indagini per truffe d’auto (difeso dall’avvocato Ivan Venzo) a tre anni e sei mesi

Una cinquantina i truffati che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Enry D’Altoè e Sergio Calvetti. Il caso della fantomatica concessionaria creò parecchio scalpore tra aprile e maggio 2018, quando si scoprì la mega truffa.

Gli ideatori scelsero come luogo dove piazzare i loro “richiami per allodole” un edificio in via Trento a Castello di Godego: Bmw, Porsche e Mercedes, una decina di mezzi in tutto, dove potevano essere toccate con mano nel caso qualcuno sospettasse che si trattasse di proposte di vendita fasulle, come di fatto poi è emerso.

L’aggancio ai clienti avveniva attraverso siti specializzati nella compravendita di auto. Quando la truffa stava per venire a galla, la concessionaria chiuse in un lampo, con i mezzi che vennero portati via con una bisarca. Nei conti corrente dell’Autorevole furono trovati soltanto 40.000 euro.

«Attendiamo le motivazioni – dice l’avvocato Venzo, difensore di Stevan – ma già che il collegio non abbia ritenuto sussistente l’associazione, com’è corretto, è un ottimo risultato».

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