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Fondaco dei Tedeschi, sono 340 gli addetti travolti. In Regione il tavolo di crisi

Sale a 340 il numero di lavoratori a rischio con la chiusura del Fondaco dei Tedeschi. Un dato più alto di quasi cento persone rispetto ai 226 esuberi annunciati come un fulmine a ciel sereno giovedì scorso da Dfs (gruppo Lvmh) che gestisce il Fondaco, perché tiene conto anche dei lavoratori per aziende terze, in appalto, addetti alla sicurezza e all’informatica.

Questo dato è stato stimato durante il tavolo di crisi aperto in regione, che si è tenuto martedì mattina, 19 novembre, nella sede di Veneto Lavoro a Mestre con, tra gli altri, l’assessore regionale al Lavoro Valeria Mantovan.

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«Abbiamo parlato con i gestori, quindi Dfs, per capire quali siano effettivamente i motivi che hanno portato la proprietà ad annunciare il licenziamento di massa», sottolinea Mantovan, «ora il prossimo obiettivo è convocare un secondo tavolo con Lvmh e la proprietà dell’immobile. Per noi la priorità è la continuità occupazionale, laddove non fosse possibile quella aziendale, studiando tutte le possibili opzioni per evitare esuberi». E aggiunge: «Ho infatti chiarito che, fino a quando non saranno davvero chiarite tutte le possibili soluzioni, non voglio parlare di gestione degli esuberi».

Intanto, il primo risultato è la convocazione di un secondo tavolo entro metà dicembre che veda seduti anche Lvmh e la famiglia Benetton, proprietaria dell’immobile. «L’impegno di rivederci entro quella data è per capire se ci siano prospettive per mantenere la continuità professionale», spiega Caterina Boato di Filcams Cgil. «La Regione si è presa questo impegno di convocare le proprietà», marca Fabio Marchiori di Uiltucs-Uil, «vorremmo anche provare a capire se e quali altre proprietà ha il gruppo in Italia, per immaginare un ricollocamento dei lavoratori: ma la priorità è il Fondaco».

Rispetto al coinvolgimento del ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, non ci sono novità e per ora sembra essere passato in secondo piano: la prima preoccupazione è instaurare un dialogo con la proprietà di Dfs, quindi il gruppo Lvmh, e la famiglia Benetton che ha le mura del Fondaco, per riuscire a salvare i posti di lavoro.

«Abbiamo chiesto numeri più precisi, che coinvolgessero le aziende in appalto, e la vertenza è più grande», spiega Boato, «i lavoratori salgono a 340 considerando anche gli ambiti della sicurezza, le aziende terze, i servizi informatici. Dfs ci ha ripetuto che la decisione dei licenziamenti arriva dalla proprietà Dfs, che ha sua volta le motiva con la crisi del mercato asiatico».

In questo primo incontro, quindi, il responsabile dell’Unità di Crisi della Regione Veneto Giuliano Bascetta ha voluto sentire innanzitutto le motivazioni dell’azienda. «Dfs ha spiegato che anche loro, di fatto, hanno subito la decisione della casa madre», continua Marchiori, «con il calo di fatturato nel settore travel retailing, in prevalenza puntato sul mercato asiatico che ha subito una battuta di arresto a livello mondiale. Quindi, è arrivata la direttiva di disdire il contratto di affitto che sarebbe scaduto di suo nel settembre 2025 e che richiedeva all’incirca un anno di preavviso».

Sulla questione si è da subito mobilitato anche il Comune, che ancora lunedì ha convocato un tavolo con le parti sindacali e l’assessore Simone Venturini, con il piano “A” di trovare qualcuno che subentri nella gestione dello spazio commerciale. L’assessore ha anche incontrato alcuni lavoratori: preoccupati, giovani, che si chiedono da quando saranno lasciati a casa, se ci sarà la cassa integrazione. Domande che attendono risposte al prossimo tavolo.

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