Android è (quasi) salvo. Almeno per il momento
Google vende (o venderà) Chrome e Google vende (o venderà) anche Android. Il sillogismo sembra piuttosto ovvio, soprattutto alla luce della richiesta avanzata dal Dipartimento di Giustizia americano dopo la sentenza del 5 agosto scorso in cui un tribunale ha certificato l’esistenza di un abuso di posizione dominante sul mercato (limitando, e non di poco, la concorrenza nel settore dei motori di ricerca) da parte della grande e potente azienda Tech. E, invece, almeno per il momento sembra che non ci sarà una richiesta di vendita anche del sistema operativo sviluppato in quel di Mountain View, ma potrebbero essere richieste ad Alphabet (la holding che controlla l’enorme ecosistema legato a Big G) alcune modifiche strutturali in grado di riequilibrare (anche se non di molto) il mercato in favore dei “più piccoli”.
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Il mercato dei motori di ricerca (a livello globale) è praticamente in mano a Google. Secondo le ultime stime (qui quelle del portale Statcounter), Chrome detiene quasi il 67% delle quote di mercato dei motori di ricerca. La concorrenza è staccatissima, con Safari poco al di sopra del 18%, seguito da Edge (5,2%), Firefox (2,65%), Opera (2,2%) e gli altri. Secondo le accuse mosse dal Dipartimento di Giustizia americano e confermate dalla sentenza di inizio agosto, questi numeri sono fagocitati da un abuso di posizione dominante, come abbiamo spiegato in un articolo dedicato a questo pronunciamento del giudice Amit Mehta.
Google vende Android? Per ora il sistema operativo è salvo
Ma cosa c’entra Android? Il sistema operativo è di proprietà di Google ed è installato su tutti i dispositivi prodotti dalla casa madre. Ma anche su altri, come – per esempio – gli smartphone Samsung. Dunque, c’è un filo diretto tra l’acquisizione di questa posizione dominante sul mercato e i dispositivi. Ma, almeno per il momento, non sembra che il Dipartimento di Giustizia voglia chiedere a Google di vendere anche Android. Però, secondo le indiscrezioni dell’agenzia di stampa Bloomberg, potrebbero essere avanzate delle richieste (che potrebbero diventare obblighi): sciogliere quel cordone ombelicale (digitale) che lega Android a Google Search e all’App Store. Dunque, lasciare all’utente la possibilità di scegliere, senza trovare azioni “predefinite” di fabbrica sui negozi digitali e motori di ricerca.
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