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La storia d’Italia a colpi di romanzi

“Specchi nei quali si riflette la Storia”. Ecco come l’autore definisce i romanzi che fanno da sfondo alla storia unitaria del nostro Paese: riescono addirittura a trasformarsi in fonti storiche utili a ricostruire tratti importanti della vita civile di una nazione. Utilizzando lo strumento letterario Gaetano Quagliariello nel suo ultimo “Storia d'Italia in dodici romanzi. Il racconto del Paese dall'unità al terrorismo" (1860-1980), Rubbettino 2024, analizza 120 anni della storia contemporanea dall’ Unità alla stagione terroristica.

“Specchi nei quali si riflette la Storia”. Ecco come l’autore definisce i romanzi che fanno da sfondo alla storia unitaria del nostro Paese: riescono addirittura a trasformarsi in fonti storiche utili a ricostruire tratti importanti della vita civile di una nazione. Utilizzando lo strumento letterario Gaetano Quagliariello nel suo ultimo “Storia d'Italia in dodici romanzi. Il racconto del Paese dall'unità al terrorismo" (1860-1980), Rubbettino 2024, analizza 120 anni della storia contemporanea dall’ Unità alla stagione terroristica.

Professore, potrebbe apparire singolare che uno storico utilizzi lo strumento letterario…

«Consulto principalmente documenti d’archivio insieme ai saggi di colleghi, alle riviste, agli articoli di giornale: ma se poi aggiungiamo che la passione per la narrativa pari (o forse anche maggiore!) a quella per la saggistica di settore, sarà facile capire l’esito cui sono approdato. Senza dimenticare la continua osmosi con gli studenti, quelli del corso di storia contemporanea e quelli della Scuola di formazione politica della Fondazione Magna Carta: direi che la riflessione storica che è possibile cogliere da un certo numero di romanzi ha indicato la rotta da seguire».

Ricostruiamo periodo storico e testi di riferimento!

«Affronto tutte le tappe più importanti della nostra storia contemporanea, accompagnato da romanzi che questa stessa storia hanno segnato indelebilmente, dalla stagione risorgimentale agli anni bui del terrorismo. E così l’Unità è legata a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il trasformismo ai Vicerè di Federico De Roberto, le vecchie ideologie a Il diavolo a Pontelungo di Riccardo Bacchelli, il lungo periodo bellico a Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu, il fascismo a Almeno il cappello di Andrea Vitali e La Spartizione di Piero Chiara, il periodo bellico e postbellico a La Storia di Elsa Morante, la Resistenza a Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, il ritorno alla fase democratica a L’Orologio di Carlo Levi, la fine del secondo dopoguerra a Gli anni del giudizio di Giovanni Arpino, il periodo della crisi della politica a Todo modo di Leonardo Sciascia e il quindicennio tra protesta e terrorismo a Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi».

Una bella rassegna letteraria, non c’è che dire!

«So bene che molti altri titoli avrei potuto aggiungere, come Uscita di sicurezza di Ignazio Silone, Ferito a Morte di Raffaele La Capria e Petrolio di Pier Paolo Pasolini, ma già la rassegna proposta dà l’idea di come nella nostra letteratura contemporanea siano ben presenti opere in grado di legarsi indissolubilmente a tutte le fasi storiche prese in esame, che poi rappresentano esattamente i segmenti storici dal 1860 al 1980».

Si tratta di una singolare operazione storico-letteraria…

«Sono partito dalla riflessione che nel nostro paese si sia allargata la forbice tra la c.d. storia professionale e la scrittura della storia, perché nell’ultimo secolo la nozione di “storia” è stata analizzata esclusivamente dal punto di vista della “tecnica di ricostruzione storica”, diventando, in ciò, disciplina per i soli storici, prendendo perciò le distanze dalla maggioranza dei cittadini, dei lettori, degli interessati».

Storico di professione con importanti cariche politiche. Non crediamo che le diverse prospettive siano separabili…

«Il saggio spiega questo passaggio, perchè gli eventi storici sono, ovviamente, in buona parte eventi politici ed è giusto conoscerli e studiarli. Non vado lontano dalla realtà se affermo che uno dei motivi per cui la politica di casa nostra sia letteralmente scaduta sta proprio nell’ignoranza storica, cioè nella poca o assente conoscenza della disciplina di studio storico. Non è difficile rendersi conto di come la classe politica raramente faccia riferimento all’esperienza del passato, al bagaglio storico, alle esperienze pregresse. Questo è un male, o almeno, una cattiva abitudine».

Storia e politica intrecciate, allora…

«Se la politica è l’attività più intimamente legata con la vita umana, capace di proiettarne la sua essenza nella dimensione pubblica, ne deriva facilmente che da sempre la storia è stata considerata la scienza più vicina alla politica. E non è affatto casuale, nel momento in cui la storia come insegnamento e reputazione ha iniziato a declinare, che anche la qualità della politica abbia seguito la stessa via…».

E’ stato naturale accostare storia e romanzi…

«Lo ripeto: la forbice tra “storia professionale” e “storia narrata” si è allargata a dismisura e quest’operazione di parallelismo culturale credo possa servire a ridurre questo iato. Del resto tanto la disciplina storica quanto quella narrativa puntano dritto l’uomo come oggetto di interesse. Un legame indissolubile, un circolo naturale. Cito un’espressione dello storico francese Mark Bloch, secondo il quale “lo storico è come l’orco delle favole, va là dove sente odore di carne umana”».

I romanzi facilitano la comprensione dei fenomeni storici?

«E’ esattamente il senso che spero emerga dalla lettura delle pagine del saggio! Mi spingo anche oltre: i romanzi e la narrativa in genere, quando siano legati ad un preciso momento storico, potranno elevarsi addirittura a fonte privilegiata, per il semplice motivo che riescono a fornire una serie di elementi, tratti dalla vita quotidiana di un determinato momento storico, che non sempre è parimenti possibile dedurre da altre fonti documentarie. Pensiamo alla Rivoluzione francese: come non tenere a mente il romanzo Novantatrè di Victor Ugo, dedicato al periodo del c.d. Regime Terrore, iniziato nel settembre del 1793 e terminato nel luglio del 1794, dopo ben diciassettemila esecuzioni sulla ghigliottina!».

Il raggio d’azione della sua ricerca è limitato al caso-Italia.

«I percorsi di lettura suggeriti, come già evidenziati nei titoli proposti, li ha compiuti ovviamente uno storico che ha agito seguendo il metodo della capacità che il singolo romanzo abbia di collocare i lettori innanzi agli eventi nodali della storia del nostro Paese. Insomma non ho tenuto conto della qualità di un’opera, quanto piuttosto della loro trama intrecciata con determinati accadimenti storici: quest’ultimo è stato il requisito per la scelta delle opere. D’altronde non sono un romanziere!».

Tra narrazione letteraria, eventi storici e sviluppi politici il legame sembra essere davvero stringente…

«Si tratta dell’oggetto del libro, dell’analisi che ho seguito nella ricerca e della ratio più profonda che spero verrà compresa da chi si avvicinerà alla lettura di queste 180 pagine poste al confine esatto tra la storia come successione di accadimenti e la letteratura come trasposizione di quegli stessi fatti storici. Lo scopo del libro è tutto qui: rivisitare alcune storie narrate per scoprire e rendersi conto se effettivamente la Storia interagisca con la vita quotidiana».

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