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Chi farà giocare Hewitt contro Sinner e Berrettini? Che pressione su Matteo per evitare il doppio aussie… a se stesso, con vista Olanda

Non si può sapere al 100% ma solo al 95%, nel momento in cui scrivo questo venerdì, se Volandri schiererà Berrettini in singolare come n.2 del nostro team contro l’Australia. Ciò anche se tutti pensano che, dopo la bruttissima prestazione di Musetti con Cerundolo, non potrà essere che così.

Questo però significa che, stante la priorità decretata da Volandri giovedì nel doppio alla coppia Berrettini/Sinner nei confronti degli specialisti Bolelli/Vavassori, in teoria – tranne che se fossero stanchissimi, infortunati o altro – sia Sinner sia Berrettini potrebbero dover giocare sia il singolo sia il doppio se ci ritrovassimo sull’1 a 1, in questa sfida italoaustraliana che si presenta come una finale anticipata… esattamente come lo fu l’anno scorso Italia-Serbia. Poi, per carità, le sorprese ci stanno sempre. Soprattutto in Coppa Davis. Ma contro gli olandesi, orgogliosi di aver centrato la loro prima finale di Coppa Davis in 107 anni di partecipazione, i due singolari in finale dovrebbero essere alla portata degli azzurri come degli australiani. Griekspoor e Van de Zandschulp sono giocatori che si sono avvicinati alle prime 20 posizioni del ranking ATP e non possono essere sottovalutati e quel che ha fatto vedere Koolhof (insieme a Van de Zandschulp) contro Alcaraz e Granollers mi ha davvero impressionato. Non si vince il doppio di Wimbledon per caso.

Con gli argentini la nostra coppia semi-improvvisata formata da Berrettini e Sinner ha perso solo 8 punti in 11 turni di servizio e questo conforta noi e Volandri (che però si potrebbe chiedere: “Ma era necessario, oppure solo politically correct, che io convocassi la coppia Vavassori/Bolelli se poi non li faccio giocare?”).
Ora tutto può sempre accadere, ma sembra proprio impensabile, infatti, che Volandri rispolveri sull’1 a 1 Bolelli e Vavassori. Salvo circostanze eccezionali e al momento imprevedibili. Una circostanza potrebbe essere quella di uno dei due singolaristi che fosse stanchissimo dopo il suo match. O, peggio, infortunato.
Al punteggio di parità si arriverebbe grazie al punto immancabilmente portato da Sinner, attribuibile al 90% (una sconfitta di Sinner non vale più del 10%), e quindi l’1 a 1 arriverebbe solo se Matteo avesse malauguratamente perso il suo singolare contro il n.2 australiano.

Ecco: vi chiederei la cortesia di rileggere quanto scrissi diversi giorni fa, quando sostenni che se Volandri pensava di schierare comunque sull’1 pari una coppia che comprendesse Sinner – e quindi diversa da Bolelli e Vavassori – avrebbe potuto pensare a portarsi dietro Sonego al posto di Bolelli. Ciò per poter disporre all’occorrenza di 4 singolaristi e comunque di 3 alternative per il partner di doppio di Sinner (Sonego, Berrettini, Vavassori) e soprattutto per dare a Sinner il suo compagno ideale – cioè Sonego – perché mobilissimo e bravo ad intervenire a rete quando gli avversari si fossero trovati in difficoltà sui servizi e i missili da fondocampo di Sinner.
E’ giusto dire che Berrettini è stato davvero molto bravo nel doppio vinto con gli argentini, al servizio, alla risposta, a rete, ma personalmente ritenevo che Sonego fosse più adatto di lui. Giovedì però la prova di Berrettini mi ha confortato, anche se la coppia australiana è di ben altro livello rispetto a quella argentina e quindi quella partita va presa con beneficio d’inventario.

Ho dato un’occhiata ad alcuni commenti dei nostri lettori (invito sempre i lettori a farli, mandare un post è semplice, basta scorrere in fondo agli articoli ed è banale seguire le istruzioni per mandarli: sono utili anche quando ci segnalano errori perché li si correggano…) e ne ho selezionati alcuni che mi sono parsi meritevoli di un commento… al commento.

Il primo è di Alex Irene, un fedele lettore sempre molto puntuale che scrive: “Effettivamente non ha molto senso aver convocato Bolelli e Vavassori se non ci si fida a farli giocare contro le coppie più forti (e in questa finale ci sono tutte coppie da Atp Finals, compresa quella che le ha vinte!). Poteva venire Sonego, che conosce il doppio, che sul veloce è un pessimo cliente per tutti e che nonostante qualche scivolone non soffre la Davis come Musetti”.
Allora qui gli rispondo con l’editoriale di qualche giorno fa, quando avrei potuto titolarlo: “Ci manca Sonego”.

C’è invece un lettore che invece scrive pronostici che sembrano contestare il titolo del mio editoriale di ieri, di cui anche in questo momento …posto il link per coloro cui fosse sfuggito (anche se in cima alla mia pagina c’è il mio cognome per recuperare tutti i miei editoriali per i… più masochisti):

Il lettore Paolo A. scrive infatti che secondo lui è favorita l’Australia e lo spiega con le sue percentuali che, pur in contrasto con il titolo del mio editoriale, non mi sembrano campate in aria: “Kokkinakis – Berrettini 60-40, Sinner – De Minaur 100-0, doppio AU – qualsiasi doppio ITA 70-30. Quindi no, non siamo favoriti”.
Opinione rispettabilissima. Non lontana dalla realtà.

Infine, e di questo volevo parlarvi anch’io, sono abbastanza (ma non del tutto) sulla stessa linea di pensiero di Rufus Peckham che scrive: “Attenzione a Popyrin schierato da n.1. Chiaro che Sinner sarebbe strafavorito anche contro di lui, ma tra tutti i giocatori rimasti in lizza è l’unico che per vari motivi non solo tecnici (ottimo servizio, colpi pesanti, tenuta da fondo), ma anche psicologici (voglia di riscatto dopo la debacle contro Arnaldi dello scorso anno, nuova acquisita sicurezza nei propri mezzi, grande fiducia dopo aver battuto Nole in uno slam), avrebbe un 5-10% di possibilità di fare la super sorpresa. O quantomeno di sfinire Jannik, tenendolo in campo a remare per oltre tre ore. Per poi consegnarlo cotto a puntino ai compagni doppisti. Mentre Demon sarebbe un bye per Sinner perché perderebbe come sempre in 90 minuti scarsi. Fossi in Hewitt, un pensierino (e anche più di un pensierino) ce lo farei. Se poi vincessero il tie, Demon tornerebbe titolare in finale, giocando da favorito contro il n.1 tedesco o olandese”.
Qui sono combattuto se dar ragione o meno al lettore. Da una parte infatti non si può escludere che se Hewitt mettesse in campo de Minaur farebbe esattamente quel che hanno fatto gli argentini giovedì puntando soprattutto a conquistare l’1 a 1 e affidando le proprie chance al doppio decisivo, sebbene gli argentini non avessero un doppio forte come quello di australiani, olandesi e tedeschi: Coria aveva schierato Baez per far scivolare il vero n.1 Cerundolo quale secondo singolarista contro il n.2 italiano.

In questo caso, sacrificando de Minaur contro Sinner, gli aussies giocherebbero le loro carte su Popyrin. Dovesse invece giocare da n°2, il n.24 affronterebbe Berrettini come già a Parigi Bercy, dove l’ha battuto 75 76. E questa è quindi una ipotesi altrettanto plausibile, quanto quella di far riposare De Minaur sperando di rimetterlo in pista per l’eventuale finale. Insomma bisognerebbe proprio sapere come la pensa Hewitt. Non lo so io e per constatare se ne sapeva di più ho intervistato l’unico giornalista australiano presente, Craig Gabriel, un veterano di mille trasferte. Potrete vedrete la traduzione trascritta dell’interessante intervista nel corso di questa mattinata. Una delle domande era: Hewitt penserà in cuor suo che abbia più chance Popyrin oppure Kokkinakis di battere Berrettini?

La mia sensazione è che lui si fidi più come Davisman di Kokkinakis (vittorioso recentemente in Davis su Mensik, Fils e Shelton) piuttosto che di Popyrin dopo lo scherzo che Popyrin gli ha combinato lo scorso anno perdendo in finale con Arnaldi un match nel quale sembrava stesse dominando il terzo set. Fu invece preda del “braccino”. Vero, peraltro, che quest’anno Popyrin ha vinto un 1000 e ha fatto risultati migliori che non un anno fa, quando di quest’epoca il suo ranking era intorno alla quarantesima posizione (certo la vittoria nel 1000 ha inciso pesantemente). E vero anche che il precedente vittorioso di Popyrin un mese fa a Parigi non può non alimentare qualche ragionevole dubbio. Così come forse il desiderio di Hewitt di dar la possibilità di riscatto a un giocatore “bruciato” un anno fa e ora vogliosissimo di prendersi la rivincita.

Questi sono i confronti diretti di Berrettini con i tre australiani papabili: Berrettini 2-1 con Popyrin (ma le vittorie di Berrettini sono datate, mentre il 75 76 di Popyrin è invece recente), 0-0 con Kokkinakis, 1-0 con Thompson.
Non ha tutti i torti il lettore MP che dice: “Secondo me il problema che deve gestire Volandri è Berrettini dal punto di vista fisico”.
Eh lo sappiamo, ma che si può fare e che ci può fare Volandri? Speriamo solo che Matteo vinca il suo singolare, così non gioca il doppio e domenica può rigiocare il singolare senza esser troppo stanco e, se necessario, pure il doppio. Altrimenti è un problema che – ripeto – con Sonego presente si poteva risolvere. Oppure con Vavassori al fianco di Sinner, nonostante la modesta esperienza del Vava in Davis e la necessità di una spalla per Sinner che con Sonego era invece molto più amico e affiatato.

Replico invece a un lettore, Cash1987, un po’ troppo qualunquista o battutista, se mi posso permettere eh…, che rispondendo direttamente al mio titolo ha sentenziato “Ora l’Italia è favori… Perché, prima non lo era? Se potesse schierare Sinner, sarebbe favorito anche San Marino…”.
Beh no, non è così. Di punti occorre farne due e il doppio non si vince mai da solo, se l’altra coppia è buona. Ho scritto che l’Italia era più favorita solo perché man mano che uscivano di scena quelle squadre che si potevano considerare fra le più forti aumentavano le possibilità azzurre di bissare il risultato dello scorso anno.
Intendevo, a questo riguardo, in primis gli Stati Uniti di Fritz, Paul e Shelton, più il doppio di due ex n.1 Krajicek e Ram, e in secundis la Spagna che con Alcaraz e il pubblico di casa avrebbe potuto far il miracolo che non ha fatto con Nadal… o anche con Bautista Agut che da n.2 secondo me si sarebbe fatto rispettare: aveva vinto recentemente il torneo di Anversa… e non era stato tre mesi senza giocare un torneo come invece aveva preferito fare Rafa.

Intanto fra Olanda e Germania c’è stata aspra battaglia. Van de Zandschulp ha avuto bisogno di 10 matchpoint per superare Altmaier 64 67 63. Due ore e 44 minuti di battaglia feroce. Ne aveva avuti 5 nel secondo set quando ha perso il tiebreak 14-12, appena un po’ più corto di quello che aveva visto Kokkinakis prevalere 16-14 con Shelton al settimo matchpoint utile (e avendone annullati 4). Curioso però il modo di reagire, atarassico, di Van de Zandschulp: quando ha finalmente trasformato il decimo matchpoint è andato a stringere la mano al suo avversario come se avesse vinto 63 63, senza mostrare alcun entusiasmo, gioia, un sorriso. D’una freddezza apparente incredibile. E infatti non bisogna credergli perchè se fosse stato un freddo l’olandese che quest’anno ha battuto Alcaraz e Nadal avrebbe vinto molto tempo prima, già nel secondo set. Poi, finita quella battaglia, c’è stato il duello fra Struff e Griekspoor: anche qui tre set e oltre due ore di lotta aspra, con l’olandese che ha vinto (67 75 64) ma poteva perdere in due set se non avesse salvato due pericolosissime pallebreak per il 5-3 a favore del tedesco nel secondo set.

In finale, quindi, ad affrontare la vincente di Italia-Australia ci sarà l’Olanda che è diventata un habituée di queste fasi finali di Coppa Davis, ma come detto mai prima di ora giunta in finale in tutta la sua storia ultracententenaria. Come ha detto Paul Haarhuis, il capitano che con Eltingh era stato n.1 del mondo di doppio “Noi non abbiamo nessun giocatore top-5 nè top10, nè top-20, ma come gruppo siamo molto uniti altrimenti non otterremmo questi sisultati”, mentre Griekspoor ha aggiunto: “Ogni anno abbiamo avuto dei tabelloni durissimi: abbiamo perso con i finalisti australiani nel 2022, con i vincitori italiani nel 2023, abbiamo incontrato la Spagna quest’anno. Ma credevamo in noi stessi e siamo felicissimi di aver raggiunto la nostra prima storica finale. E’ importante per il tennis in Olanda”.

Di sicuro gli olandesi venderanno cara la pelle. E a sostenerli hanno una folla di “arancioni” super entusiasta. Un passo alla volta, per gli azzurri oggi. Battere l’Australia non sarà facile. All’Olanda semmai penseremo poi

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