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Giù il sipario, sfrattato lo scenografo di cinema e teatri. L’appello: «Salvate i miei tesori»

Sergio Tavagna è uno dei più grandi scenografi italiani.

Il suo deposito a Motta di Livenza, di 2500 metri quadri pieni zeppi fino a 3 metri dal tetto, custodisce cent’anni di scenografie e costumi, tra quelli da lui realizzati per il teatro, lirica, cinema, televisione e grandi eventi, e quelli che gli sono stati donati qualche anno fa da Bottega Veneta, punto di riferimento storico per i più importanti palchi della regione, dalla Fenice all’Arena di Verona.

Ma il capannone sta per essere dismesso, è la fine di un’epoca: quella dei mastri scenografi che creavano a mano fondali dipinti, teste giganti, colonne, statue, profili di transatlantici, per mondi immaginari pronti ad accogliere storie eterne.

«Ho ricevuto lo sfratto dal magazzino e non potrò più continuare l’attività – spiega Tavagna – perché non c’è stato un turnover dei macchinisti in grado di armare le quinte con le scenografie, che nel teatro contemporaneo sono sostituite dalle videoproiezioni, e al cinema dagli effetti della computer grafica, lo scenografo oggi è il digital visual designer».

I Tesori

Entrando nel deposito si è accolti da un rifacimento in bronzo della tomba di Carlo V in Portogallo, si cammina sopra un fondale (ma ce ne sono oltre 50 da 20 metri per 14 di altezza) dipinto dai mastri scenografi del teatro La Fenice di Venezia, si raggiunge una testa di Nabuccodonosor, passando attraverso colonne e capitelli della Traviata, incontrando l’angelo di Castel Sant’Angelo della Tosca e ammirando i vasi di Turandot e le vetrate della cattedrale di Notre Dame.

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«Tutto veramente finto», come dice Tavagna commosso, mostrando con orgoglio i suoi tesori.

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«Nel 1997 ho costruito la fiancata del Titanic con 2400 ribaltini, utilizzando come stampo le palle da tennis – ricorda lo scenografo – per il film di Bigas Luna “L’immagine del desiderio”, che fu girato al porto di Trieste, dove ho reperito anche tre carretti da facchini per portare i bagagli, originali dei primi del Novecento, che ancora conservo qui». Ma sono solo alcune delle meraviglie stipate nel deposito, con 500 costumi originali confezionati dal secondo dopoguerra ad oggi, dalle uniformi napoleoniche ai vestiti delle donne per le opere di Goldoni.

L’appello

«Vorrei salvare questi tesori dal macero – dice Tavagna – e chiamo a raccolta chiunque fosse interessato a venirsi a prendere le scenografie e i costumi dal mio deposito, per dar loro una nuova vita.

Già sono arrivate 34 compagnie teatrali, ma spero anche che qualche privato o qualche istituzione possa pensare di far nascere un museo della scenografia, dove io organizzerei dei laboratori per i bambini, che si dice oggi stiano perdendo la manualità.

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Ho ancora molti sacchi di terra per fare i colori con le colle di coniglio come una volta, e potremmo fare dei lavori bellissimi con le scuole, mantenendo viva una testimonianza della storia del teatro». Per chi volesse contattarlo può scrivere su whatsapp al numero 335.7718731.

La carriera

Classe 1951, Tavagna è nato e si è formato a Trieste all’Istituto d’Arte con Miela Reina, entrando subito dopo il diploma al teatro Verdi per “pulire i pennelli”, e arrivando quattro anni dopo ad esserne il direttore della scenografia. Tra gli anni Settanta e Ottanta ha fondato il laboratorio “Spazio Scenico” a Roma, dove ha vissuto per un periodo, fino al trasferimento nel 1989 a Oderzo per aprire la ditta "Tavagna realizzazioni scenografiche".

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Nella sua carriera ha lavorato per i più grandi teatri in Italia e all’estero, da San Pietroburgo a Montecarlo, per le trasmissioni Rai “Scommettiamo che”, “Beato tra le donne” e “Giochi senza frontiere”, ha prodotto scenografie per Luca Ronconi, Franco Zeffirelli, Tonino Guerra, Altan e Andrea Camilleri, citandone solo alcuni, e ha costruito i quattro cannoni sparastelle per la grande sfilata di moda di Versace e Valentino “Donna sotto le stelle” in piazza di Spagna a Roma.

È sua inoltre la magnificente scenografia del famoso spot del caffè Segafredo del 1997, ambientato all’inferno con Renzo Arbore (nato in contrapposizione alla pubblicità di Lavazza in paradiso con Nino Manfredi). Insomma un creatore di scatole magiche che hanno segnato l’immaginario di intere generazioni.

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