Licenze e assenza di limiti d’età: le regole dell’attività venatoria
La tragica morte di Denise Marzi Wildauer, avvenuta in seguito allo sparo di un fucile durante una battuta di caccia nei boschi di Basovizza, ha destato clamore in città, lasciando dietro di sé una scia di domande. Dai social network alle conversazioni informali, il caso ha suscitato non poco allarmismo, visto il legame che unisce i triestini al Carso. Al di là della dinamica dell’accaduto, che è materia degli inquirenti, i dubbi emersi nelle ultime ore possono essere riassunti in un paio di interrogativi: lungo i sentieri e nei boschi siamo sempre al sicuro? E ancora, quali sono le regole che sovrintendono all’attività venatoria nei dintorni di Trieste?
Rispondere non è semplice. Il quadro normativo di riferimento è il risultato di alcune leggi nazionali e di altre di competenza regionale. In ogni caso, si possono tenere fermi alcuni punti, benché una valutazione esaustiva necessiti chiaramente di un’analisi approfondita.
La licenza
Per esercitare l’attività venatoria è obbligatorio sostenere un esame, superato il quale poi iscriversi a un «elenco delle persone abilitate». L’esame, cui si accede dopo aver frequentato un apposito corso preparatorio, si compone di due prove distinte: una volta a certificare per l’appunto le conoscenze normative e della «disciplina venatoria», l’altra il «corretto maneggio delle armi». Conseguita la licenza, attraverso la Questura si ottiene un porto d’armi.
La licenza deve essere rinnovata ogni cinque anni mediante una visita medica, similmente a quanto è richiesto per il rinnovo della patente di guida. Non c’è un limite massimo d’età: è sufficiente un attestato del medico, anche qui in modo analogo alla patente di guida.
I limiti
Semplificando molto, si possono suddividere i limiti alla caccia in due categorie diverse: i limiti di natura temporale – “quando” è legale la caccia – e i limiti di natura spaziale – “dove” è legale la caccia.
Il “quando” è perlopiù materia di competenza della Regione. La stagione venatoria si apre la terza domenica di settembre (quest’anno il 15) per concludersi il 31 gennaio. Discorso a parte per la caccia di selezione, che inizia invece già a maggio. Il calendario venatorio è specifico per ogni animale cacciato, sia in termini di mesi sia in termini di ore del giorno. A ciò si aggiunge il “silenzio venatorio”, valido per tutta l’Italia: martedì e venerdì non è consentita la caccia, in qualunque mese dell’anno.
Più complesso il discorso sui limiti spaziali. Questi sono stabiliti da una norma nazionale, la 157 del 1992: la ratio è quella della “distanza da”. In altre parole, non ci sono delle aree circoscritte destinate in modo esclusivo alla pratica venatoria, bensì un elenco di luoghi nei pressi dei quali non si può esercitare la caccia. In particolare, bisogna mantenere una distanza di almeno 100 metri da immobili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro e una distanza non inferiore a 50 metri da «vie di comunicazione ferroviaria» e da «strade carrozzabili» (cioè atte al transito di veicoli). Divieto assoluto per i parchi nazionali o le riserve naturali: in generale, le zone protette sono segnalate da appositi cartelli.
L’uso del fucile
Altro punto importante concerne l’uso del fucile. In prossimità dei centri abitati, questo dev’essere tenuto scarico e riposto in custodia. Durante l’attività in bosco, può essere invece imbracciato senza sicura e “pronto all’uso”. Le guardie di Federcaccia Fvg monitorano comunque il rispetto delle regole, contando su una squadra di circa trenta persone.
Le dichiarazioni
Proprio Federcaccia Fvg ha diramato un comunicato in seguito al tragico fatto di mercoledì scorso. «Siamo consapevoli che la nostra è un’attività che ha in sé insiti elementi di pericolosità – si legge nella nota – e che richiede a tutti i praticanti adeguata formazione, diligenza, prudenza, consapevolezza e tanto buon senso ma purtroppo, alle volte, tutto questo non basta».
La federazione sottolinea quindi che «negli anni il movimento dei cacciatori ha dato grandi segnali di maturità in termini di sicurezza, se si pensa che il numero degli incidenti e soprattutto quelli con eventi luttuosi sono drasticamente diminuiti». E che «in Friuli Venezia Giulia l’ultimo accadimento si è avuto nel lontano 2007».