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Urso: "Il problema dell'Europa non è Trump. È l'Europa"

Una discussione per tirare le somme sull'anno che è stato ma, soprattutto, per guardare al futuro e al 2025 che prevede una scadenza importante: quella dell'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America e ci si domanda che cosa accadrà. È stato questo il centro del dibattito di oggi a Matera tra il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in occasione del primo appuntamento con il nuovo format "Panorama on the Road" che ha scelto come prima tappa proprio il capoluogo lucano.

"La Trump economy si annuncia con l'introduzione di dazi, cosa significa per l'Italia fare i conti con dei dazi?" È questa la domanda di apertura del dibattito, posta dal direttore di Panorama al ministro Urso. "Innanzitutto la politica dei dazi è una politica che ha perseguito con determinazione anche il presidente Biden, nei confronti principalmente della Cina. È lui che ha innalzato i dazi sulle auto elettriche cinesi al 100% e anche ad altri prodotti soprattutto inerenti alla tecnologia green per proteggere il mercato dei produttori americani che hanno potuto godere di oltre tremila miliardi di dollari di investimenti". "Vedremo" commenta Urso "Noi siamo convinti che il percorso da tenere sia quello di non creare una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Io lo dissi con chiarezza già due anni fa quando nel novembre del 2022 mi presentai in Parlamento per mostrare le nostre linee programmatiche. E in quella sede dissi che, a fronte di quello che il presidente Biden ha già messo in campo sia con investimenti sulle imprese, la politica daziaria e il buy american, l'Europa non avrebbe dovuto reagire perché spaccare l'Occidente in presenza della guerra di invasione russa in Ucraina era da folli". "Con Giorgia Meloni abbiamo continuato a ribadirlo in questi due anni in Europa" continua Urso "È necessario reagire positivamente raccogliendo la sfida degli Stati Uniti alla Cina con una politica industriale europea, con una politica commerciale ed energetica che investisse sulle imprese e sul mercato interno come stanno facendo e faranno ancor più gli Stati Uniti con Trump". "Insomma, il problema dell'Europa non è Trump" conclude Urso "e non è nemmeno la Cina. Il problema dell'Europa è l'Europa".

E a proposito di automotive si passa agli annunci delle chiusure, come quello di Ford. "Ne arrivano continuamente" spiega Urso "Quello a cui siamo di fronte è il collasso dell'auto europea. E dissi già a Cernobbio che di fronte al collasso dell'industria dell'auto che si prefigurava dovevamo subito reagire e intervenire". "Meglio prevenire, dissi" conclude Urso "che intervenire per curare". "La soluzione sono gli incentivi, come chiede Tavares?" incalza Belpietro. "Abbiamo già provato" commenta Urso "Tavares mi chiese di rimuovere l'ostacolo con il regolamento Euro7 e riuscimmo ribaltando la maggioranza in Europa e chiese un forte piano incentivi per il 2024. E Tavares si impegnò a creare una traiettoria positiva di crescita della produzione in Italia fino a raggiungere il milione di veicoli". "Mi sembra però che sia arrivata solo la cassa integrazione..." commenta Belpietro. "Noi abbiamo messo un miliardo sul piano incentivi" replica Urso "ma non è aumentata la produzione anzi, è stata tagliata". "Le aziende poiché non tira il mercato dell'elettrico non possono aumentare la vendita della auto elettriche e quindi hanno solo tre strade" spiega Urso "la prima, chiudere gli stabilimenti e tagliare le produzioni e mandare in cassa integrazione gli operai, la seconda vendere le auto elettriche importate dalla Cina come sta facendo Stellantis certificandole a Mirafiori ("Una follia" commenta Belpietro), la terza è acquistare le quote da chi produce di più ovvero da Tesla. In ogni caso le tre vie per aggirare le norme sulla proporzione da auto prodotte e vendute in Europa sono tre vie che portano ad anticipare il collasso dell'auto europea".

Secondo Urso "piena neutralità tecnologica, imponenti risorse e un piano incentivi europeo stabile e duraturo nel tempo e garantire che nel 2035 le batterie elettriche siano prodotte in Europa" sono una delle necessità per arrivare a un piano green nel 2035 che non porti a una dipendenza dalla Cina.

"Noi vogliamo essere ottimisti e arrivare ad avere un'Europa competitiva in grado di difendere il suo benessere e il suo sviluppo".

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