Dottorandi a Padova, diplomi per quasi cinquecento ricercatori
Sono novantuno i ricercatori che hanno ricevuto in Aula Magna del Bo il diploma di dottorato di ricerca che ha concluso il 36° ciclo iniziato nel 2021. Gli altri attestati saranno consegnati tra oggi e domani, in tutto i diplomi saranno 482.
Chimica e Scienza della Terra, Discipline umanistiche e Pedagogia sono le dottrine che hanno visto i giovani di ieri impegnati negli ultimi tre anni per conseguire una certificazione che permetterà loro di lavorare sia in Italia che all’estero. Secondo recenti dati di Almalaurea, il 92 per cento trova lavoro a un anno dal dottorato soprattutto nel Belpaese, mentre un 15-20 per cento emigra. Lo stipendio d’ingresso è in generale superiore a quello di un laureato anche se il contratto spesso non è a tempo indeterminato. Una percentuale considerevole viene assorbita negli enti pubblici con ruoli dirigenziali, altri continuano a fare ricerca.
Mancano fondi
«Sono certamente anni duri, perché hanno salari inferiori rispetto alla media Ue, ma la maggior parte fa una carriera di alto livello. Auspico un intervento strutturale da parte del Governo», ha sottolineato Massimiliano Zattin, prorettore al dottorato post laurea dell’Università. La riforma Bernini prevede un taglio consistente al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO)- che è sceso a 173 milioni di euro rispetto al 2023 se si parla di “preruolo “accademico - così anche l’ateneo patavino aspetta per capire il da farsi.
«Sulle borse di studio il Governo non si è ancora pronunciato, attendiamo fine anno per capire come la questione possa evolvere. Oggi non abbiamo ancora una definizione chiara sulle nuove figure dette “postdoc” e sui loro stipendi», ha concluso Zattin. La riforma che prevede tagli pari a 500 milioni di euro al FFO nel 2024 e che è stata al centro di una protesta qualche settimana fa, arriva in concomitanza con una certezza: i fondi del Pnrr che negli ultimi anni hanno fatto crescere il numero di ricercatori ma con grande precariato - si parla di 20 mila assegnisti di ricerca e novemila a tempo determinato - sono per molti in scadenza e non potranno più essere rinnovati.
Urgente cambio di rotta
«Io il dottorato l’ho fatto in Scienze molecolari e non lavorerò in Italia, ma a Zurigo», ha chiarito Davide Castaldo, «la riforma Bernini, non farà di certo rientrare i “cervelli”, anzi la fuga sarà sempre più massiccia. Basta con narrazioni errate, qui ci vogliono scelte intelligenti e concrete».
«Per me è stata una bella opportunità, adesso tornerò in Nigeria dove farò il professore», ha raccontato Taiwo Isaac Olatwnji che ha conseguito il dottorato in Discipline Umanistiche e Pedagogia. «So che la situazione in Italia per i ricercatori non è facile, l’ho visto con i miei occhi», ha concluso il futuro insegnante. «Con 1200 euro al mese abbiamo davvero tirato la cinghia. Per fortuna ho trovato grazie ai fondi del Pnrr altri due anni di contratto e poi si vedrà, visto che non saranno rinnovati», ha raccontato Giulio, 30 anni, ingegnere. In tanti bisbigliano sottovoce di aver fatto qualche lavoretto per potersi mantenere a Padova.
Intanto grazie ai tre anni passati insieme sono nate belle amicizie, è il caso del gruppo di Storia, Critica e Conservazione dei Beni Culturali, tra loro anche don Gianantonio Urbano di Vicenza, ma che svolge la sua missione a Gerusalemme: «L’esperienza unica è stata umanamente importante», ha raccontato il don. «Sarebbe stato meglio avere una borsa di studio un po’ più importante», ha ribadito Francesca Daniele, circondata da quelli che ormai per sono diventati sia colleghi che amici.