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Inceneritore a Porto Marghera, l’Iss resta critico. Decisione entro metà gennaio

«Seppure il progetto sia relativo ad un impianto realizzato con tecnologie avanzate in grado di produrre impatti contenuti, considerato il contesto ambientale del territorio nel quale si inserisce la nuova opera, si rilevano situazioni di criticità, in particolare per l’aria».

Così l’Istituto superiore di sanità (Iss) nel parere inviato alla Regione Veneto che dovrà, nei prossimi giorni, autorizzare o meno il progetto di Eni Rewind.

Un impianto per incenerire i fanghi di depurazione civile – fino a 190 mila tonnellate l’anno – da costruire a Porto Marghera in via della Chimica 5 all’interno del perimetro del Petrolchimico, per un investimento che era stato stimato da Eni in 140 milioni di euro.

Le critiche dell’Iss: aria e Pfas

Il parere dell’Iss, firmato dal direttore del Dipartimento Ambiente e Salute, Marco Martuzzi, arriva al termine di un’ulteriore fase istruttoria che era stata predisposta dalla Regione, e come risposta alle integrazioni presentate da Eni Rewind ai rilievi che già erano stati mossi dall’Iss.

E che, a leggere questo secondo parere, in buona parte non sono stati sanati.

Anche perché, osserva l’Istituto, manca «un quadro completo della situazione di qualità ambientale ante operam sulla quale si va a inserire il contributo dell’impianto». Più in generale «per alcuni inquinanti il contributo dell’impianto no n può essere trascurabili soprattutto in relazione al contesto territoriale».

C’è poi la partita dei Pfas che potrebbero essere contenuti nei fanghi. Gli approfondimenti eseguiti da Eni Rewind, per l’Iss, non sono sufficienti. Non solo perché Eni avrebbe potuto «fare una caratterizzazione chimica più idonea» ad esempio sui campioni di fango del Consorzio Viveracqua (raggruppa 12 aziende idriche del Veneto, tra le quali Veritas) dal quale riceverà i fanghi.

Ma anche perché permangono, nelle valutazioni di Iss, i dubbi relativi all’effettivo smaltimento dei Pfas nel processo di incenerimento dei fanghi civili.

E adesso che succede?

La Regione sta valutando il parere con i tecnici della Direzione sanitaria. Dopodiché sarà convocato il comitato tecnico Via (Valutazione di impatto ambientale) che dovrà esprimersi. Il Comitato potrebbe bocciare il progetto o autorizzarlo con una serie di prescrizioni, suggerite anche nel parere dell’Iss: «Nel caso in cui l’impianto venga realizzato, si suggerisce di predisporre un accurato piano di monitoraggio ambientale, implementando la rete di qualità dell’aria».

«Nel corso dell’istruttoria abbiamo approfondito ogni possibile impatto dal punto di vista ambientale e sanitario», commenta Cesare Lanna, a capo della Direzione Valutazioni ambientali della Regione, «ora il comitato dovrà formulare le sue valutazioni tecnico-scientifiche». Esito atteso entro la metà di gennaio.

Le reazioni

Per il comitato No inceneritore il parere dell’Iss «è una bocciatura senza appello. L’Iss era già intervenuto in modo molto critico lo scorso febbraio, ma ora interpellato nuovamente dalla Regione risponde rincarando la dose».

E ancora: «Se il Comitato Tecnico Via e la Conferenza dei Servizi daranno semaforo verde a Eni nonostante gli avvertimenti di Iss si aprirà uno scontro durissimo. Siamo pronti a bloccare fisicamente i cantieri, ma prima ancora scatteranno il ricorso al Tar e le denunce penali nei confronti dei rappresentanti legali degli Enti favorevoli a questo ecomostro».

Contro il progetto anche Monica Sambo, consigliera comunale e segretaria comunale del Pd che firma una nota con Adriano Gobbin, del circolo di Marghera: «Come Pd da sempre sosteniamo che tale impianto non è compatibile con il territorio. Bisogna essere rispettosi della storia di un territorio che ha già pagato, e paga tutt’oggi, un costo enorme per uno sviluppo industriale condotto per troppi decenni senza la dovuta attenzione alla salute delle persone e alla cura del territorio».

Così invece Erika Baldin, consigliera regionale M5S: «Dopo la nuova relazione dell’Iss, la Regione dovrà respingere il progetto potenzialmente pericoloso per la salute delle persone in un ambiente già compromesso».

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