World News in Italian

Report Agenas 2023, promossa la sanità in Veneto: ecco quali sono i migliori ospedali

Benvenuti al Nord, terra di eccellenza sanitaria. Un’eccellenza ora certificata anche da Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, diramazione del Ministero della Salute, che per la prima volta è riuscita a dare una valutazione a diversi parametri: prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile.

La classifica generale

Nella top five delle aziende sanitarie territoriali con un alto livello di performance manageriali spiccano l’Usl 8 Berica di Vicenza, l’Ats di Bergamo, l’Usl 6 Euganea, l’Usl 1 Dolomiti e l’Usl di Bologna.

Per quel che riguarda le Aziende ospedaliere ecco un’altra cinquina dove si parla anche veneto: l’Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, Tor Vergata di Roma, Sant’Andrea sempre nella Capitale e il Policlinico San Matteo di Pavia.

[[ge:gnn:mattinopadova:14850494]]

Le aziende sanitarie meno performanti, invece, sono tutte al Sud: Asl Napoli 1 Centro, Asp di Crotone, Asl di Matera, Asp di Enna e Asp di Vibo Valentia.

È questa, dunque, l’istantanea della sanità italiana (i dati sono riferiti al 2023) secondo l’elaborazione dati di Agenas, che ha predisposto un modello di valutazione multidimensionale.

Sotto la lente degli analisti sono finite le attività di 110 Aziende territoriali e 51 Aziende ospedaliere: 30 sono state promosse con una valutazione complessiva buona, 53 con valutazione intermedia, 27 le bocciature, con una valutazione migliorabile. I dati restituiscono un’Italia dove il gap tra il Nord e il Sud è ancora molto accentuato.

Tre i parametri indagati per lo screening oncologico: mammella, colon e cervice. L’Azienda sanitaria di Trento raggiunge una copertura di screening per la mammella pari al 76%, mentre a Reggio Calabria c’è una copertura appena dell’1,4%. Per quanto riguarda lo screening per il colon le migliori performance sono in Veneto, con la Usl Berica (65%) e Marca Trevigiana (63%).

Presa in carico dei pazienti

In questo parametro rientrano assistenza domiciliare e servizi svolti dal 118.

L’Azienda sanitaria di Imola raggiunge una copertura di assistiti over 65 in assistenza domiciliare pari al 18%, a fronte di un valore medio nazionale dell’8,5%. Ben piazzate anche l’Usl Polesana (11,6%) e la Veneto Orientale (11%).

C’è poi un indicatore molto importante, chiamato “allarme target” e indica i minuti che passano tra la chiamata al 118 e l’arrivo dell’ambulanza. L’Usl Veneto Orientale si piazza in cima alla classifica con 19 minuti, la Polesana con 21, la Dolomiti 24. Al top c’è la Chiavarese con 14 minuti. A Vibo Valentia si viaggia sui 31 minuti.

Assistenza ospedaliera

C’è una sezione importante, dove viene indicata la percentuale di interventi effettuati nel rispetto dei tempi di attesa in base alla priorità attribuita, per esempio in caso di colecistectomia o di protesi anca/ginocchio/spalla. Polesana, Dolomiti e Veneto Orientale sono abbondantemente sopra il 90%, Pedemontana, Serenissima e Euganea sfiorano il 100%.

A livello nazionale il costo dell’assistenza sanitaria pro-capite è pari a 2.100 euro a cittadino. Ma ci sono zone, come Trento e Bolzano, dove il costo sfiora i 3 mila euro pro capite. Polesana e Dolomiti sono sui 2.500 euro, mentre Veneto Orientale poco sopra i 2 mila. Euganea poco sotto i 2 mila.

Mortalità evitabile

Il parametro si riferisce a una popolazione nella fascia d’età che va da 0 a 74 anni. La mortalità evitabile è calcolata attraverso due voci: le cause prevenibili (ossia la mortalità correlata a fumo, alcol ed errati stili di vita, incidenti e suicidi, mancate vaccinazioni e altre carenze di prevenzione primaria) e le cause trattabili (mortalità legata a carenze nelle diagnosi precoci e qualità delle cure).

Nell’Asl di Napoli Centro si rileva un tasso di mortalità evitabile doppio rispetto a quello registrato nella Asl Pesaro-Urbino. Nella top five ci sono Usl Marca Trevigiana, Scaligera, Trento e Bolzano.

Il direttore Mantoan

Domenico Mantoan, originario della provincia di Vicenza e ora direttore generale di Agenas dopo una carriera da manager della sanità pubblica, il vostro report disegna una divisione netta tra Nord e Sud.

«Sì, c’è un divario. È anche vero che al Nord hanno lavorato molto, probabilmente al Sud hanno bisogno di investire su nuovi modelli organizzativi. Questo lavoro serve anche in quest’ottica: se vuoi rendere efficiente il sistema guarda ciò che hanno fatto gli altri».

Dunque quali indicazioni forniscono questi dati, per il futuro della sanità veneta?

«Bisogna smetterla di dire che mancano soldi e puntare invece su modelli organizzativi che a parità di risorse danno risultati migliori. Lavoriamo sull’efficienza. Siamo indebitati, dobbiamo trovare modelli efficienti. Smettiamola di dire che servono soldi».
Non sarebbe utile creare una sorta di osmosi tra Nord e Sud per efficientare l’intero sistema sanitario nazionale?
«Noi abbiamo offerto un panel, poi sta alla politica nazionale e regionale prendere decisioni migliori».

Qual è, secondo lei, il dato importante generale che emerge da questo report?

«Nel 2023 il servizio sanitario pubblico non è riuscito ad arrivare ai livelli di produzione del 2019, nonostante ci siano 40 mila lavoratori in più».

Al netto delle critiche, la sanità italiana regge?

«Il sistema ospedaliero italiano è un sistema che, al netto di qualche caso da migliorare, regge il servizio sanitario italiano. Oggi gli ospedali stanno facendo il loro lavoro alla grande, compresi i pronto soccorso».

Ma?

«Se oggi abbiamo 25 milioni di accessi ai pronto soccorso è perché il cittadino non trova risposte sul territorio. O ci sbrighiamo creando un nuovo modello di cure primarie o abbandoniamo questa strada e triplichiamo i pronto soccorso, perché al cittadino bisogna dare una risposta».

Si può dire che i dati più performanti si raggiungono principalmente nelle Usl più piccole?

«Probabilmente, come dimostra Vicenza, le dimensioni ottimali sono tra i 400 e i 500 mila abitanti. Ma non vogliamo dare regole».

Qual è, secondo lei, il segreto del Veneto per essere in vetta alle classifiche Agenas?

«Credo il grande investimento sugli screening. Questo, insieme a modelli organizzativi ottimi, ha portato a risultati di salute pubblica molto positivi».

Può fare qualche esempio pratico per spiegare l’eccellenza riscontrata in Veneto?

«Con lo screening trovano un cancro al colon e ti operano entro 30 giorni. Oppure hai un’incidente stradale e l’ambulanza arriva in massimo 10 minuti. Queste popolazioni hanno risultati di salute molto migliori di altre».

Davvero è la prima volta che Agenas porta a termine un lavoro come questo?

«Certo, perché siamo riusciti a creare una serie di indicatori per andare a valutare le aziende sanitarie del territorio. Non c’erano flussi informativi prima, ora sì. Credo che misurare l’assistenza territoriale sia molto importante».

Lei non ha risparmiato critiche al modello organizzativo della medicina generale. Perché?

«Il nostro primo accesso al sistema sanitario è rappresentato dal medico di medicina generale ma all’articolo 35 dell’Accordo collettivo nazionale dei medici di famiglia c’è scritto che il medico di medicina generale riceve per appuntamento. Dunque, da una parte si fa programmazione dall’altra ci sono contratti di lavoro di questo tipo».

Читайте на 123ru.net