L’inchiesta per corruzione: il “mercato” dei consiglieri che inguaia Ciocca e Ceffa
VIGEVANO. Un incontro a San Genesio, negli uffici della società Stc. Qui l’ex europarlamentare della Lega Angelo Ciocca avrebbe ricevuto la consigliera comunale di Destra Indipendente Emma Stepan e il compagno, Luca Battista. Lo scopo dell’incontro, secondo quanto ipotizza la procura, era recapitare alla consigliera un messaggio dall’imprenditore edile Alberto Righini, vice presidente regionale di Ance, l’associazione costruttori: una offerta di 15mila euro per dare le dimissioni dal consiglio comunale e far cadere così la giunta. Sia Ciocca che Righini sono accusati di istigazione a delinquere.
Due giorni prima della “congiura”
L’incontro, secondo quanto ricostruito dall’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco leghista di Vigevano, Andrea Ceffa e altre quattro persone (tra cui la consigliera comunale Roberta), si svolge il 28 novembre, due giorni prima della “congiura di Sant’Andrea” (festeggiato appunto il 30 novembre), quando all’ufficio protocollo del municipio di Vigevano vengono presentate le lettere di dimissioni di 13 dei 24 consiglieri comunali vigevanesi.
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L’obiettivo è far finire prima del tempo la consiliatura del sindaco Ceffa. Il blitz fallisce, perché un consigliere si tira indietro all’ultimo, nonostante la lettera già firmata (e poi sparita, in un mistero mai risolto). I giorni che precedono questo momento, però, sono di grande fibrillazione politica. E qui, secondo la procura, si colloca il tentativo di corruzione alla consigliera, che avrebbe rifiutato l’offerta. Episodio che viene alla luce da un esposto presentato proprio da Ceffa.
Le testimonianze e i tabulati
I carabinieri, nell’indagine sulla “congiura”, cominciano a sentire un po’ di persone. E tra queste c’è anche la consigliera Stepan e il suo compagno. I due, a quanto pare, riferiscono di quest’incontro che sarebbe avvenuto con Ciocca e del messaggio ricevuto. Gli investigatori intrecciano queste testimonianze con i tabulati telefonici di quei giorni, che sembrano confermare il giro di telefonate tra il costruttore Righini, l’ex europarlamentare, la consigliera e il compagno, ma anche gli spostamenti (attraverso l’aggancio delle celle telefoniche) di Stepan e Battista verso San Genesio.
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Su questo episodio, va detto, non ci sono intercettazioni telefoniche ma, appunto, le testimonianze della consigliera e l’esame dei tabulati telefonici. Esame che mette nei guai anche la compagna di Righini, Alice Andrighetti, anche lei indagata per la stessa accusa di istigazione alla corruzione: avrebbe chiamato la consigliera per dirle di rivalutare l’offerta. Ciocca conta di riuscire a difendersi dalla contestazione: «Non ho nulla da temere», fa sapere attraverso la sua avvocata, Marika Albertini, che è anche la sua compagna di vita. Righini, che è difeso dall’avvocato Marcello Caruso di Pavia, invece non rilascia dichiarazioni. Resta comunque ancora da capire perché avrebbe avuto interesse a far cadere la giunta Ceffa.
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L’offerta rifiutata
Si limita a poche parole anche la consigliera Emma Stepan, che fu sentita dai carabinieri nel corso dell’indagine sulla “congiura di Sant’Andrea”. «Se è vero che ho rifiutato l’offerta? Non rilascio dichiarazioni – taglia corto –. Non mi pare comunque di avere fatto nulla di straordinario e ora vorrei solo essere lasciata in pace. Stiamo parlando di fatti di due anni fa, lasciamo che sia la magistratura a occuparsene». Ma perché viene avvicinata proprio questa consigliera per far cadere la giunta? Da quanto emerge Righini avrebbe chiesto a Ciocca di fare da intermediario per il messaggio perché l’ex europarlamentare conosceva bene il compagno della consigliera, Luca Battista. Anche lui, ieri, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
La consulenza incriminata
Una consulenza legale da 6mila euro l’anno in Asm Vigevano per “comprarsi” il sostegno politico di una consigliera comunale. Un incarico per l’anticorruzione (nell’ambito del whistleblowing, cioè la possibilità di segnalare illeciti nelle aziende), che alla luce dell’inchiesta oggi suona come una beffa. Il sindaco leghista di Vigevano Andrea Ceffa, 51 anni, finisce agli arresti per questa consulenza, che sarebbe stata procurata alla consigliera della lista civica per Ceffa “Vigevano riparte” e avvocata consulente del lavoro Roberta Giacometti, 43 anni (anche lei ai domiciliari), ma che a lei non poteva essere assegnata, perché incompatibile con il suo incarico in Consiglio comunale.
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Ceffa aveva chiesto due pareri sulla questione, entrambi negativi: uno al segretario comunale e l’altro a un avvocato esperto di diritto amministrativo. Entrambi avevano confermato che Giacometti non poteva avere incarichi in società partecipate.
L’ipotesi della Procura
Secondo la procura, però, questo ostacolo fu aggirato. Come? Assegnando, a giugno 2023, la consulenza a una prestanome, una collega dello stesso studio di Giacometti.
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L’ipotesi di reato andrà provata (dovrà essere chiarito, ad esempio, come sarebbe avvenuto il passaggio di denaro dalla presunta prestanome a Giacometti), ma a spingere l’attenzione degli inquirenti proprio sull’assegnazione di questo incarico, ritenuto dall’accusa inutile, sono alcune intercettazioni tra dirigenti di Asm Vigevano, che parlano della questione al telefono. Ci sono diversi scambi di vedute. Uno dei manager, che svolge anche la professione di avvocato, non è indagato e dovrà essere sentito come persona informata sui fatti nei prossimi giorni, insieme alla collega (per l’accusa la prestanome) che ha ottenuto la consulenza.
La debolezza politica
Quando il contratto di consulenza è firmato, sono ormai passati diversi mesi dalla “congiura di Sant’Andrea”. Un periodo di fibrillazioni e tensioni, in cui Ceffa, nonostante il fallimento del blitz ai suoi danni, si rende conto di essere politicamente più debole. La maggioranza è risicata e basta poco per farla cadere. La discussione sulla consulenza si inserisce in questo clima e anche le intercettazioni telefoniche.
“Dieci minuti”. Corruzione a Vigevano, cosa sappiamo – Il video
Alcuni dirigenti di Asm Vigevano e Lomellina sembrano non essere d’accordo sull’assegnazione di questo incarico. Appaiono anche consapevoli che quella consulenza sull’anticorruzione non serve all’azienda, ma che è necessario darla perché bisogna fare un favore a Ceffa, che in questo momento non può permettersi di scontentare nessun consigliere comunale. Nelle telefonate si fa il nome di Giacometti.
Per gli inquirenti tanto basta a ipotizzare una corruzione e un falso: sono le accuse con cui finiscono agli arresti, oltre a Ceffa e Giacometti, anche Veronica Passarella, 52 anni, amministratore unico della partecipata Asm Vigevano e Lomellina, Alessandro Gabbi, 52 anni, direttore amministrativo di Asm, e Matteo Ciceri, 49 anni, amministratore di Vigevano Distribuzione Gas, una società del gruppo Asm.
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Negli interrogatori fissati per la prossima settimana potranno difendersi accompagnati dai loro avvocati (Luca Angeleri per Ceffa e Ciceri, Federica Casari per Giacometti, Marcello Caruso per Gabbi e Passarella). Il Gip ha accolto la richiesta degli arresti domiciliari sulla base del rischio di reiterazione del reato (gli indagati hanno ancora incarichi nella pubblica amministrazione e potrebbero dunque commettere reati della stessa natura) e di inquinamento delle prove, dovendo ancora acquisire le testimonianze di alcune persone informate sui fatti. —