Riccardo Muti: “La cultura woke è la dittatura del pensiero. Il governo Meloni? Cerca di fare bene”
“Non ne posso più dell’acuto di Vincerò. La musica italiana merita più rispetto. Abbiamo reciso le nostre radici, non sappiamo più chi siamo. E anche nel Vaticano di papa Francesco si fa poca musica”. Riccardo Muti racconta la sua vita in una lunga intervista al Corriere della Sera: Pavarotti – “così ci riconciliammo dopo la lite” -, Callas, Tebaldi, La Scala, il ritorno a Vienna per il concerto di Capodanno. “Sbagliato modificare i libretti, la cultura woke è la dittatura del pensiero. Sbagliato gesticolare sul palco: non senti la musica, vedi il direttore”.
Riccardo Muti: “Gentile non dobbiamo studiarlo perché era di destra?”
Riccardo Muti parla anche di politica. Aldo Cazzullo gli chiede: Maestro, è deluso di questo governo? “Perché dovrei esserlo? Al di là delle critiche che si possono fare, è un governo che cerca di fare bene. Alla fine lo giudicheremo”. A chi gli chiede se è di centrodestra, poi, il maestro replica: “Io sono una persona libera di pensiero. Non ho mai avuto protettori politici, sponsor, manager”. E alla domanda, lei è di destra, replica: “Se uno non è di sinistra, dev’essere per forza di destra? Gentile era di destra, ed era un grande filosofo: forse non dobbiamo studiarlo? Certo, non sono mai andato a sbandierare il libretto rosso per la strada. Non mi piace essere classificato. Sono un indipendente”.
Concerto di Vienna: Muti lo dirige, ma manca la diretta Rai
Riccardo Muti fa dunque vanto dalle sua ‘carriera’, che è stata determinata dalle orchestre. “Prima ho diretto il Maggio musicale fiorentino, poi la Filarmonica di Londra, quindi la Sinfonica di Philadelphia. Sono direttore emerito a vita dell’orchestra di Chicago, una carica che prima non esisteva. Collaboro ininterrottamente da 54 anni con la Filarmonica di Vienna». Quest’anno dirige il concerto di Capodanno. “Per la settima volta, ed è un grande onore. Peccato che la Rai, a differenza di molti altri Paesi, non lo trasmetterà in diretta”.
Muti: con Bergoglio la musica in Vaticano è sparita
Non manca una critica indiretta alla mancanza di sensibilità artistica Oltre Tevere. Con Papa Bergoglio “di musica in Vaticano credo se ne faccia poca, non come ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che era un musicista. Quando Montini da cardinale di Milano divenne Papa, una delegazione del conservatorio andò da lui a Roma, a cantare il Magnificat. Ora Milano non è più sede cardinalizia, non capisco perché. Nell’aula Nervi si tenevano concerti importanti, l’organo della Sistina reca i nomi dei grandi organisti che l’hanno suonato…”. All’intervistatore che gli chiede se ha ha mai incontrato Bergoglio, risponde: “Una volta, con Napolitano. Gli dissi: “Santità, non dimentichi quanto la Chiesa ha fatto nei secoli per la musica”. Non ebbi risposta. Quando senti i fedeli cantare nelle chiese austriache, sembrano un coro professionale. Il che dimostra una cultura musicale diversa dalla nostra”.
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