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Fondazione, nuova pagina: ora è “Monte di Lombardia”

PAVIA. Un nuovo statuto, che prevede tra l’altro l’ingresso nel comitato di indirizzo di un under 30 ex alunno di uno tra i collegi Borromeo, Ghislieri, Santa Caterina e Nuovo; l’incremento delle risorse destinate all’attività istituzionale; il battesimo di MonteImprese spa, che si propone di stimolare lo sviluppo economico contribuendo alla nascita di nuove aziende o portandone sul territorio. Sono le novità che accompagnano il cambio di nome della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, che diventa ora Fondazione Monte di Lombardia.

Un mutamento che appunto, ha spiegato ieri il presidente Mario Cera, non è solo lessicale: «In questo modo teniamo da un lato a ribadire che la fondazione, sia pure di derivazione bancaria, non è più collegata a questa attività e dall’altro a sottolineare l’origine dell’ente, ovvero i Monti di pietà, che avevano una funzione non solo economica ma anche sociale».

Alcune novità nello statuto, che riguardano anzitutto il comitato di indirizzo (21 membri): il componente prima espresso dalla Camera di commercio di Pavia sarà indicato dal nuovo ente frutto della fusione con Cremona e Mantova, ma il designato dovrà essere residente o operante in provincia di Pavia. A compensazione, in un gioco di equilibri, il Comune di Mantova entra tra quelli (8 in tutto) chiamati a esprimere un componente. L’altra new entry è un under 30, laureato ed ex alunno di uno tra quattro dei cinque collegi di merito (manca il Cairoli): ciascun rettore indicherà un nome e dalla rosa verrà scelto il componente del comitato. «È una modifica alla quale tenevo in modo particolare, per favorire una mini tribuna per i giovani e il merito», dice Cera. La limitazione a quei quattro collegi non è una scelta elitaria? «Non è una decisione di esclusione – risponde il presidente – ma dettata da una relazione che non c’è con gli altri collegi, quelli gestiti da Edisu che è più vicina all’Università, con cui abbiamo una collaborazione: ogni anno diamo 500mila euro alla Fondazione Alma Mater Ticinensis». I quattro «collegi storici», dice Cera (per la verità tra quelli Edisu ce ne sono diversi nati ben prima di Nuovo e Santa Caterina, il Castiglioni Brugnatelli è addirittura il più antico d’Italia), «sono un unicum nel sistema pavese. Essenziale perché senza quelli l’Università di Pavia non sarebbe quella che è, mentre gli altri servono ad assicurare il diritto allo studio».

Escono invece dall’elenco di enti designanti i Parchi lombardi «che con l’attività della fondazione avevano poco a che fare e sono entità abbastanza evanescenti nei territori di Milano e Pavia».

Capitolo documento programmatico: nel 2025 il totale delle erogazioni destinate ai territori di competenza (per il 90% Milano e Pavia) salirà da 11,5 a 13 milioni di euro e la stima sul triennio 2025-27 è di circa 40 milioni, grazie anche «al favorevole andamento delle nostre partecipazioni, a cominciare da quella in Banca Intesa che è non solo economica ma anche strategica». Risorse che come sempre saranno destinate al territorio sia tramite bandi («ma Pavia è pigra anche nell’accesso a questo fondi, visto che la maggior parte delle richieste arriva dalle altre province», segnala Cera) che per sostenere le varie collaborazioni stabili (Scala, Fraschini, Università, Piccolo di Milano) e alcuni soggetti (Cnao, Eucentre, teatro Parenti, Caritas, Solisti di Pavia).

Infine il patrimonio della fondazione, cresciuto ancora, a 540 milioni di euro: «Siamo così entrati nel primo quartile delle fondazioni a livello nazionale, tra quelle di grandi dimensioni».

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