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Il cardiologo Udinese: «Difficilmente Bove tornerà in campo»

«Fatemi uscire da qui, voglio giocare», ha detto ieri a compagni e dirigenti della Fiorentina Edoardo Bove. Ha 22 anni. Vuole giocare, sa che gli è successa una cosa grave. «Spero non sia così, ma dalla mia esperienza difficilmente potrà tornare sui campi».

Lo dice con un filo di voce, perchè ha visitato migliaia di cuori nella sua carriera, dato l’idoneità a migliaia di atleti, ma anche tolta a molti. Per fortuna. Paolo Venturini, cardiologo a Udine per decenni, 3 mila cuori l’anno scrutati. È stato anche perito di parte per la famiglia nel caso Astori.

Dottore, da dove partiamo?

«Da un pensiero commosso a Edorardo Bove e alla sua famiglia. L’episodio di domenica ci ricorda quanto sia fragile la vita anche per gli atleti di elite. L’accaduto solleva molti interrogativi sulla complessità delle cause che porta a eventi così drammatici. L’arresto cardiaco in campo è raro e letale se il soccorso non è tempestivo».

Che è arrivato subito...

«Sì, è stato soccorso in modo esemplare. Infatti poi è stato messo in coma farmacologico in terapia intensiva e non ci sono danni cerebrali e cardiaci».

Se sarà trovata la causa Bove potrà tornare a giocare?

«A Padova il prof. Domenico Corrado ha analizzato centinaia di casi di aritmie al cuore non trovando alcuna causa. E allora l’unica cosa da fare è inserire un defibrillatore».

Come fatto all’ex interista Eriksen. Che gioca nel Manchester United...

«Certo, ma non può giocare in Italia, perchè noi qui abbiamo la legislazione migliore che dà la responsabilità solo al medico certificatore, ho visto cuori di atleti che arrivavano da altri stati d’Europa o dagli Usa da mettersi le mani nei capelli. Anni fa fermai un giocatore di basket americano arrivato alla Snaidero Udine per aritmie».

Dottore, il potassio basso può provocare un arresto cardiaco?

«Ne leggeremo di tutti i colori. Aspettiamo i dati. Possono essere molteplici le cause che provocano un arresto, anche una miocardite in questo periodo di pandemia. Poi ci dovrà essere la certezza che il fatto non si ripeta. Ricordiamo il caso Astori: ha avuto una displasia aritmogena senza familiarità, al contrario di Morosini che in famiglia aveva avuto casi simili».

Dottore, la cosa essenziale da fare con un arresto cardiaco?

«Agire immediatamente. Tutti dovrebbero imparare le manovre di riabilitazione cardiopolmonare. Possiamo fare la differenza, è importante promuovere valutazioni cardiologiche esperte negli atleti, soprattutto se agonisti amatoriali in età. Oggi valutare e certificare l’attività agonistica richiede competenza e attenzione non sempre garantite. D’altra parte è altrettanto deprecabile negare l’idoneità a un giovane per una falsa patologia».

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