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Via Tommaseo a Padova, i negozianti stranieri: «Vittime anche noi, stop allo spaccio»

Menzionare via Tommaseo ha il potere di riportare alla mente dei padovani più che quella striscia di strada lunga non molto più di cinquanta metri, il problema dello spaccio e dell’ordine pubblico.

E se da un lato la microcriminalità si manifesta qui in modo più consistente che altrove, dall’altro esiste una comunità straniera che prende le distanze dai connazionali più turbolenti, che si sente a sua volta vittima e che chiede lo stop alla situazione di disagio.

Soprattutto dopo quanto accaduto la scorsa settimana, con la guerriglia in strada.

Commercianti in crisi

«Lavorare qui nelle ultime settimane è diventato ancora più difficile», spiega Amil, 43 anni, originaria della Nigeria, cittadina italiana e residente in città da 11 anni.

Gestisce un supermercato, dove vende alimentari e prodotti per la casa. Dal 2001 ha vissuto a Milano per 12 anni, città metropolitana che ha lasciato per gli alti costi della vita.

Ha scelto Padova per le grandi opportunità offerte. Ma dopo la rissa della scorsa settimana che ha acceso i riflettori una volta di più sulla sicurezza dell’area, lamenta un aumento della tensione e un calo dei clienti.

«Io quando vedo qualcosa che non va, non sto zitta», aggiunge la donna, indicando i portici fuori dal negozio. Quindi prosegue: «Quando vedo le persone che bivaccano qui fuori, davanti alle vetrine, gli dico di andarsene perché spaventano i clienti. Io vendo il pane, faccio il mio lavoro onestamente per portare a casa quanto basta per i miei quattro figli. Loro? So cosa fanno, non è un segreto per nessuno che giri molta droga qui. Non approvo. Sono stata anch’io minacciata più volte, ma devo venire qui ad aprire tutti i giorni. Ne va della mia famiglia: lavorare sodo, vendere il mio pane, e stare lontana dai guai».

Servono più controlli

Dello stesso parere John, 46 anni, nigeriano, originario di Abuja, che da un decennio gestisce un salone di barbiere in via Tommaseo.

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«Sono d’accordo con i controlli della polizia», commenta il barbiere, e prosegue: «Queste attività illecite non fanno bene a nessuno, e sono un danno per i negozi. Ci sono tante teste calde che rendono la zona più pericolosa, e i clienti se ne vanno».

Un’istituzione tra i commercianti di via Tommaseo è Ethelbert Ejimadu, storico barbiere del civico 13. «In tanti anni ho sempre visto questa situazione, ma dopo l’incidente della scorsa settimana il clima qui è molto più teso del solito. Tanti chiedono più sicurezza».

La comunità nigeriana

«Non è un segreto che ci sia gente che spaccia. Ma c’è da chiedersi prima di tutto: perché lo fanno?».

Christian Agbor, 28 anni, presidente della commissione stranieri del Comune di Padova, rivolge la domanda con tono riflessivo.

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«Lo fanno – aggiunge subito – perché dopo aver fatto tanta strada dalla Nigeria arrivano qui a Padova smarriti, spesso senza prospettive di futuro. E il commercio della droga per alcuni sembra la via più semplice per vivere di espedienti. Nessuno di loro sceglierebbe di farlo se non fosse l’unica possibilità».

Molte delle persone della comunità nigeriana arrivano dopo viaggi attraverso Paesi in guerra, deserti e dure traversate del Mediterraneo.

«Su quanto accaduto l’11 novembre resto convinto che fosse una situazione che poteva essere gestita diversamente», dice Agbor. «Da noi si dice che quando una zanzara si posa su un testicolo, ci si rende conto che non tutto si possa sconfiggere con la violenza. Spero che per via Tommaseo si riesca a trovare un dialogo con la polizia e le istituzioni. Perché – conclude il presidente della commissione stranieri – noi vogliamo tutti sentirci liberi».

Il sindacato di polizia

Su quanto accaduto in via Tommaseo la Federazione sindacale di polizia (Fsp) ha firmato una nota di sostegno all’operato degli agenti.

«Fsp accoglie positivamente l’idea di un dialogo costruttivo tra le istituzioni e i rappresentanti delle comunità straniere», dice il sindacato in una nota, «ma ribadiamo che il rispetto deve essere reciproco. Per costruire fiducia e favorire la coesione sociale, è essenziale evitare narrazioni distorte che danneggiano l’immagine di chi si impegna a servire la collettività, comprese le minoranze straniere».

Le dichiarazioni arrivano dopo l’emersione in rete di un video dell’arresto di uno dei due nigeriani che, secondo la versione della polizia, ha opposto resistenza a un controllo di routine dei documenti.

Video a cui sono seguite dichiarazioni di Agbor che ha fornito una versione dei fatti leggermente diversa sull’accaduto.

«Il confronto tra quanto accaduto in via Tommaseo e il tragico caso di George Floyd crediamo sia totalmente fuori luogo e rischia di sminuire la dedizione di uomini e donne in divisa che lavorano ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti – conclude il sindacato di polizia – in un contesto sociale sempre più complesso e con risorse limitate».

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