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La Trieste del passato: quelle vecchie insegne che resistono al tempo

Negozi storici la cui data di chiusura si perde nel tempo. Locali che una volta erano popolarissimi, per cibo e drink, caduti poi nell’oblio. Altri ancora che hanno segnato a vario titolo la vita del commercio cittadino. E ancora tante latterie e piccoli alimentari rionali, ormai scomparsi.

Trieste è piena di vecchie insegne, all’ingresso di fori dove l’attività è cessata, spesso da molti anni. Nomi sopra saracinesche abbassate e spazi svuotati, sia nelle zone vicine al centro che in periferia.

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Testimonianze del passato

Testimonianze del passato, che consentono ancora oggi di scoprire imprese sparite. Molte volte i proprietari non hanno tolto nulla, per motivazioni diverse. Capita che gli stessi ambienti interni siano rimasti uguali, magari soltanto celati dalle serrande.

Quasi ovunque le insegne appartengono a titolari di realtà che dopo la chiusura non hanno mai riaperto con altre proposte, ma sopravvivono, alle volte, anche dove si è insediata una nuova tipologia merceologica.

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L’area di via Settefontane

Tra le zone dove le grandi scritte rimaste sono tante, c’è via Settefontane e dintorni, strade fino a una ventina di anni fa vivaci, poi caratterizzate da tanti immobili chiusi, anche per i noti problemi di ordine pubblico che ormai da tempo interessano l’area.

Sulla stessa via Settefontane rimangono i segni di un ex “caffè latteria salumi e formaggi”, un piccolo bar con rivendita di alimentari, e poi dopo qualche metro c’è “Cornici Ierco”, ampio negozio che attualmente è in vendita. Così come lo è da tempo, di fronte, la pizzeria 2002, una delle più gettonate in città per anni e poi finita un po’ nel dimenticatoio.

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Basta percorrere pochi metri per trovare un altro locale molto grande, con varie vetrine sia su via Matteotti e su via Luciani, con la maxi insegna “Pellicceria”, non operativa da una ventina di anni. Forse anche da più tempo. Passeggiando nella via quasi nessuno ricorda ormai il negozio operativo, qualcuno parla soltanto di un ambiente spazioso, dove da tanto le saracinesche sono serrate. Mai recuperato e riaperto.

Bar e abiti da sposa

Tra via Luciani e via Gambini resta sbiadito, sopra un rolè rovinato, ciò che rimane di un altro “bar caffè” che aveva anche altri prodotti, una delle tante mini latterie che riempivano la zona in passato. Scendendo fino a via Raffineria, un ulteriore punto vendita storico riemerge dai ricordi, sempre attraverso l’insegna. È Seganti, per abiti e accessori da sposa, la cui cessazione risale al 2017.

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Da allora, come si nota da fuori, dentro sono rimaste ancora parecchie cose, mentre fuori lo smog e gli agenti atmosferici hanno un po’ compromesso il nome. Un’altra piccola latteria, riconoscibile dall’insegna, si trova in via dello Scoglio, per anni punto di riferimento per i residenti, mentre in via Fabio Severo, dietro una cornice in legno consumata, si scorge il nome “drogheria”. Entrambe attività che affondano le radici lontano.

Barbieri e taverne

A San Vito, nell’arco di pochi metri, spunta in via Colautti la scritta quasi impercettibile “barbiere”, girato l’angolo quel che resta di una “taverna”. Qui tutto è stato coperto con la vernice o grattato, ma ancora si notano le lettere.

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Il nome “Salone America” invece è ben visibile nel maxi condominio abbandonato tra le due gallerie, servizio di barbiere e parrucchiere anche in questo caso dismesso da tanto.

Sopra un foro in via dell’Istria si legge “Biecher” a caratteri rossi scoloriti, vendita di monumenti e lapidi. Dentro è tutto vuoto. Sulla vetrina, come se non fosse chiaro, è ancora appeso il cartellino “chiuso”. Resiste nonostante le condizioni generali della palazzina anche l’insegna “Pizzeria Alla Maddalena” in via Molino a Vento.

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Memorie difficili da recuperare

E qui, come per altre attività, le memorie della gente sono difficili da recuperare, c’è chi dice sia chiusa da almeno una ventina d’anni. C’è poi l’ex salone “Jean Luis David” di via Ghega, ancora con il nome ben presente sulla facciata, c’è il “Credito Italiano” in piazza San Giovanni, l“Ok Corral” in via Apiari e l’elenco si allunga ancora se ci si sposta nei rioni più lontani dal centro, dove rimangono in particolare, spesso malconci e dimenticati, simboli di latterie, alimentari, frutta e verdura e macellerie.

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Insegne intatte

In alcuni negozi è curiosamente intatta l’insegna anche se l’attività non esiste più. È il caso, in via Flavia, subito dopo il PalaTrieste, dei caratteri enormi di “Supercoop”, che occupano una parte della facciata dello stabile, dove al piano terra c’era il supermercato. Sostituito da tempo da altre attività. Tra le grandi scritte più recenti infine, sopra locali dismessi, ecco “Julia Viaggi” in via San Lazzaro, dove ogni singola lettera è stata avvolta in sacchi neri dopo la chiusura, alcuni volati via nelle ultime giornate di bora forte. —

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