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Cassa integrazione, boom nel 2024: a Belluno la crisi morde sempre più

Aumentano le ore di cassa integrazione chieste dalle imprese, in particolare nel Bellunese. Nei primi nove mesi del 2024, in Italia sono state autorizzate oltre 350 milioni di ore di ammortizzatori sociali: il 23,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.

Se si mette in relazione la richiesta di ammortizzatori con il numero di aziende presenti nel territorio, si scopre che in provincia di Belluno sono state autorizzate in media 279,7 ore di cassa integrazione per impresa, per un totale di 4.101.616 ore.

La crisi, quindi, sembra mordere la provincia ed in particolare le aziende del comparto automotive. Infatti, il crollo del mercato tedesco sta investendo di riflesso anche l’Italia, principale fornitore di componentistica e accessori per auto delle grandi case automobilistiche della Germania.

Camera di commercio Belluno Treviso

«Abbiamo una contrazione del mercato data da un calo dei consumi a seguito dell’incertezza e della crisi che si stanno sviluppando», afferma Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Belluno Treviso.

«A partire da quella dell’auto, che è un settore strategico per un mercato come il nostro, che vede la Germania e la Francia in situazioni difficili. Abbiamo anche visto quello che sta accadendo a Stellantis: noi sappiamo che l’economia legata al mondo dell’automotive è importante. E quindi tutte queste incertezze si ripercuotono sui consumi, aumentano le bollette e quindi si verifica una contrazione dei consumi della gente che non ha soldi da spendere».

«Per il 2025 registriamo segnali di preoccupazione», prosegue Pozza, «soprattutto perché due paesi per noi strategici, Germania e Francia, sono in grande difficoltà. Ma non solo. Anche i possibili dazi degli Sati Uniti mi danno preoccupazione, ma la sento anche nelle nostre imprese. Si tratta di una situazione che dovrà essere monitorata con molta attenzione in modo da poter cercare di dare ai nostri imprenditori nuovi indirizzi per nuovi mercati. Non ci resta altro per le nostre esportazioni».

«Noi ci siamo battuti come leoni per la difesa del made in Italy», prosegue, «ma più di quello non riusciamo a fare. Ora bisogna vedere quale sarà l’evoluzione dell’automotive da una parte e quelle che sono le condizioni delle esportazioni legate all’agroalimentare, un altro comparto che rischia molto, per il discorso dei dazi. Quindi dobbiamo attendere e vedere cosa accadrà con l’insediamento di Donald Trump».

Fiom Cgil Belluno

«Siamo molto preoccupati», afferma Stefano Bona, segretario provinciale della Fiom Cgil di Belluno.

«Questo è solo l’inizio, se non interveniamo potrebbe peggiorare. Tante aziende attivano la cassa integrazione perché abbiamo delle situazioni di crisi molto forti, soprattutto nel settore legato all’automotive ma non solo, anche quello dell’elettrodomestico. La situazione è grave: da qui a tutto il 2025 la dovremo monitorare, perché questo dato evidenzia che ci sono delle situazioni di crisi che potrebbero peggiorare».

«Siamo in assenza di politiche industriali», prosegue Bona. «Queste scelte ricadono anche sul territorio. Per quanto riguarda l’automotive, stiamo soffrendo tanto la crisi della Germania: quando qualcuno dice che andiamo meglio di loro, non capisce che il 70% della nostra componentistica la vendiamo ai tedeschi. Se loro si fermano, noi ci fermiamo due volte. E quindi bisognerebbe intervenire per avere una politica industriale a livello nazionale e europeo, altrimenti la Cina e gli Stati Uniti rischiano di sgretolarci».

Cisl Belluno Treviso

«Per quanto riguarda la provincia di Belluno, siamo particolarmente preoccupati per tutte le specificità territoriali che ci sono, per la vastità dell’area e per le poche aziende che abbiamo» , afferma Francesco Orrù, segretario generale della Cisl Belluno Treviso. «Se chiude un’azienda, rischiamo di avere un tale impoverimento del territorio sociale che poi di fatto diventa un abbandono dell’area».

«I primi di novembre noi avevamo già denunciato l’incremento delle ore di cassa integrazione autorizzate», prosegue Orrù. «In primis per la provincia di Belluno, puntualizzando che i settori che sono più colpiti sono il metalmeccanico e il tessile, gomma e plastica. Quando parliamo di tessile è legato alla componentistica del settore automotive, in forte crisi. Nel denunciare questo, diciamo che serve un piano industriale di rilancio per tutto il comparto. E si deve fare a livello nazionale. Questo è l’unico sistema per rilanciare l’intero settore. La cassa integrazione è solo l’inizio, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi mesi senza l’intervento statale».

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