Rutte cita Meloni: ora anche la Nato guarda all’Africa, sul modello del Piano Mattei
Non è solo una strategia politica, ma una visione che guadagn consensi oltre i confini: il “Piano Mattei“, proposto da Giorgia Meloni per rafforzare i legami con l’Africa, si sta rivelando un faro per le politiche internazionali, arrivando persino a influenzare il segretario generale della Nato, Mark Rutte. A Bruxelles, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, ha apertamente riconosciuto il ruolo della premier italiana e l’ha chiamata in causa nel definire un nuovo approccio strategico verso il continente africano e il Medio Oriente.
La Nato guarda a Sud: Rutte adotta la strategia italiana
«La Nato deve avere relazioni più robuste con il vicinato meridionale, che copre il Medio Oriente ma anche gran parte dell’Africa», ha dichiarato Rutte durante un intervento a Bruxelles, citando esplicitamente la premier italiana. «Dobbiamo costruire partnership, certo non estendendo l’articolo 5. La Nato è un’alleanza transatlantica», ha puntualizzato. «Non possiamo avere una situazione per cui, e qui cito il primo ministro italiano, cinesi e russi sono coinvolti in Africa e in altre regioni, mentre l’Occidente non è coinvolto», parole, quelle del segretario generale, che segnano una svolta e riflettono la crescente influenza dell’Italia, guidata da Meloni, sul piano internazionale.
Non è un caso che la politica mediterranea di Meloni venga sempre più riconosciuta come un modello. A giugno, la presidente del Consiglio aveva già sottolineato l’importanza di un approccio europeo congiunto verso l’Africa, una regione che non può essere ignorata. Allora, la sua visita a Tunisi con Ursula von der Leyen e proprio con lo stesso Rutte aveva spostato i riflettori sul Mare Nostrum, evidenziandone il ruolo cruciale non solo per la gestione dell’immigrazione, ma anche per le questioni economiche ed energetiche.
Dalla Tunisia alla Nato: un cambio di paradigma che guarda all’Italia
Quella che in estate è apparsa come una sfida prettamente italiana oggi assume sempre più i contorni di una strategia globale. L’idea di Meloni di attenzionare l’Africa e puntare sulle relazioni bilaterali diventa ora una priorità per la Nato. L’olandese Rutte utilizza proprio le stesse parole: «Essere attivi nella regione, costruendo relazioni bilaterali». Così, ha reso esplicito il cambio di paradigma, riconoscendo la necessità di guardare oltre i confini atlantici per contrastare le influenze di potenze globali come Russia, Cina e Iran.
Il riconoscimento di Rutte non è un episodio isolato. La visita di oggi del re di Giordania Abdullah II alla quartier generale dell’Alleanza va letta nello stesso contesto: «Un passo cruciale per rafforzare ulteriormente i nostri legami profondi nella regione. Sono grato per la presenza di Re Abdullah; discuteremo del conflitto in Medio Oriente e delle sue ripercussioni sulla sicurezza euro-atlantica», come sottolineato da Rutte. L’obiettivo è dunque: «Elaborare una nuova strategia per fronteggiare la guerra ibrida» condotta negli ultimi anni dal cosiddetto “Asse del Male”, responsabile di «atti di sabotaggio, attacchi informatici, disinformazione e ricatti energetici» volti a «destabilizzare le nostre democrazie».
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