La Caporetto del sito ministeriale per il tax credit: tre crash in un mese. E le domande non si riescono a caricare
La Caporetto del sito ministeriale per il tax credit è servita. A distanza di un mese dal primo crash delle piattaforme su cui caricare i dati dei richiedenti la tanto agognata (e ridotta) agevolazione fiscale sulle produzioni cinematografiche non ci si è mossi nemmeno di un centimetro. In pratica i cosiddetti “crash” della piattaforma DGCOL del Ministero della Cultura, e del sito di pagamenti PagoPA, sono diventati tre. E ogni volta chi ha caricato dati e ricevuta di pagamento deve ricominciare da capo.
Del resto si tratta spesso di centinaia e centinaia di pagine riguardanti materiali artistici, relazioni tecniche, schede di produzione, nonché appunto le ricevute di pagamento, caricate online in uno spazio temporale ristretto in quanto non vi è altra soluzione consentita per legge. Inoltre, con la nuova legge sul tax credit i produttori si sono ritrovati di fronte per la prima volta da quando esiste la possibilità di presentare progetti, il pagamento per il deposito della domanda. Pagamento che consta, come scrivemmo il 5 novembre “dai 200 ai 10mila euro, cifra fissa a seconda del tipo di richiesta per qualunque casa di produzione piccola o grande che sia, da versare entro 5 giorni, dalla data di raccolta delle domande, sul sito PagoPA”. Solo che da quel 5 novembre le cose non sono andate affatto meglio, anzi. “Stiamo tribolando da oltre un mese e non ne veniamo mai a capo”, spiegano dalla segreteria di una piccola produzione al fattoquotidiano.it.
“Di fondo la piattaforma DGCOL non regge l’afflusso di centinaia e centinaia di domande da caricare in pochi giorni. Una piattaforma dove si fa continuamente fatica a salvare i documenti caricati e che ogni venti minuti fa scadere l’accesso”. In pratica la tempistica dal 5 novembre è sempre la stessa. “Quando viene pubblicata la data di scadenza entro cinque giorni vanno prima pagate le spese istruttorie su PagoPA poi la ricevuta di pagamento e la documentazione su DGCOL”, ci spiegano ancora. Solo che al secondo appello post 5 novembre la piattaforma DGCOL è andata di nuovo in crash. “Facevamo prima a presentare tutto cartaceo, un bel bollettino in posta e via di consegna a mano con timbri e ricevuta. Magari si perdeva qualche giornata, ma almeno eri sicuro che tutto veniva registrato a norma di legge”.
Dopo il secondo crash, e il secondo blocco delle operazioni, si è arrivati all’ultima ed ennesima scadenza di una telenovela delle consegne online che sa di kafkiano. “Entro il 2 dicembre avremmo dovuto caricare tutto di nuovo”, ci raccontano gli addetti ai lavori. Ma quando tutto sembrava andare per il meglio ecco la nuova triste sorpresa: piattaforme di nuovo in crash. “Nel pomeriggio del 3 dicembre abbiamo ricevuto una Pec dove ci viene riferito che a causa di problemi tecnici sulla piattaforma DGCOL si chiede di nuovo ai richiedenti entro 5 giorni (l’8 dicembre, giorno festivo, ndr) di verificare che la ricevuta di pagamento sia rimasta tra gli allegati e se questo non è avvenuto di ricaricarla”, concludono stupiti i poveri segretari e tecnici addetti ad una burocrazia informatica sconcertante. “Attenzione però. Oltre a quella verifica ci chiedono ufficialmente di controllare che tutti allegati caricati (materiali artistici, di produzione, relazioni tecniche) siano ancora presenti nella domanda perché questi problemi potrebbero aver corrotto tutti gli allegati”. Censuriamo bestemmie e arrabbiature di chi dopo un mese è ancora alle prese con il caricamento di una domanda per la richiesta di tax credit, ma manteniamo una battuta paradossale e maligna che gira tra i protestatari: “Certo che con il pagamento del deposito della domanda che per molti è di migliaia su migliaia di euro quasi quasi ci rientrano di parecchi finanziamenti pubblici elargiti…”.
Immagine realizzata con l’Intelligenza Artificiale
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