Badosa e Linette avvertite dalla WTA: “Commenti del genere non saranno tollerati”
Paula Badosa e Magda Linette sono state redarguite per la loro condotta sui social media, dopo essere state costrette a scusarsi per alcuni post ritenuti “di cattivo gusto” pubblicati durante lo svolgersi dello swing asiatico e più precisamente dei tornei cinesi.
Ricostruiamo prima di tutto i fatti: il primo dei post incriminati fa riferimento all’immagine postata sui social dal coach della spagnola in cui Paula è ritratta dinanzi ad una pietanza locale “tirandosi indietro gli occhi” con le bacchette. Per quanto riguarda invece la vicenda relativa alla semifinalista all’Australian Open 2022, la “responsabile” dell’accaduto è la stessa tennista polacca che sui propri profili ha pubblicato, accanto alla foto del suo viaggio da Pechino a Wuhan, una didascalia decisamente priva di tatto: “Il database dei virus è stato aggiornato“. Ricordiamo infatti che Wuhan è stata la prima città a subire un’epidemia di Covid-19, insomma il luogo di genesi della pandemia globale.
L’episodio che ha coinvolto Linette si è poi arricchito di un ulteriore capitolo: Magda, al termine del match disputato successivamente alla querelle social, ha tentato invano di scusarsi durante l’intervista a bordo campo ma è stata palesemente censurata dall’intervistatrice.
A quel punto entrambe le giocatrici, resesi conto delle conseguenze causate o sollecitate da qualcun altro a comprenderle, hanno rapidamente rimosso i famigerati post. Il presunto danno d’immagine, nei confronti della Cina, era però ormai di dominio pubblico e difatti non è tardata ad arrivare una lettera di risposta dai toni forti – e di rimprovero – di Portia Archer, il nuovo CEO della WTA che, in una email visionata da The i Paper, ha avvisato tutte le giocatrici del Tour con il seguente monito: “Ulteriori contenuti sgradevoli di qualsiasi tipo… non saranno tollerati”.
La lettera di Archer
“I tornei e i paesi ci ospitano come loro ospiti con sforzi e spese considerevoli, ed è di assoluta importanza rispettare la cultura locale delle regioni in cui gareggiamo, che rendono il nostro Tour globale un successo. Contenuti sgradevoli di qualsiasi tipo (come immagini, riferimenti di qualunque genere, testi, video) relativi alla cultura, alla storia o stereotipi offensivi riguardanti una determinata popolazione o di un particolare Paese non sono coerenti con i valori che la WTA rappresenta e non saranno tollerati. Non solo tali azioni dannose generano un’immagine mediatica negativa della WTA che inevitabilmente si ripercuote negativamente anche sull’atleta, ma hanno anche un impatto negativo sul tennis professionistico femminile nel suo complesso procurando effetti nocivi sui team e gli staff che organizzano gli eventi WTA. Queste azioni possono anche rappresentare un rischio per il torneo che vi si trova suo malgrado invischiato, con la sicurezza, la transportation e altre aree messe potenzialmente in pericolo. Non c’è posto per questo nella WTA“.
Archer ha anche fatto riferimento al Codice di condotta della WTA, che secondo gli esperti legali costituirà – molto probabilmente – la base di eventuali sanzioni future contro le giocatrici che si renderanno protagoniste di attività sui social media poco edificanti: “Mi prenderò la responsabilità di ritenere tutti noi responsabili del rispetto degli standard che il nostro Codice presenta“.
La determinazione e la forza istituzionale con cui – almeno pubblicamente – la WTA ha reagito agli eventi in questione è dovuta anche in gran parte ad una semplice lettura della realtà che il circuito femminile vive: la Cina è infatti un pilastro fondamentale per la sopravvivenza della WTA, una vera e propria ancora che ha tratto in salvo il modello di business della WTA quando stava vivendo uno dei periodi più bui della sua storia. Prima che la pandemia piegasse a sé qualsiasi cosa, vale la pena difatti evidenziare che nel 2018 la WTA firmò un accordo di 10 anni con la federazione cinese affinché per il suddetto periodo Shenzhen ospitasse le WTA Finals: un contratto faraonico del valore di 1 miliardo di dollari. Tuttavia a causa del Covid-19, si è svolta un’unica edizione – fra l’altro con uno dei montepremi più ricchi nella storia del tennis femminile – dopodiché l’accordo è stato annullato.
Le frizioni tra WTA e Cina prima della “necessaria” riconciliazione
I rapporti tra WTA e Cina inizialmente così idilliaci, dall’infuriare della pandemia in poi hanno intrapreso una momentanea direzione di scontro: conseguenza della triste vicenda che ha riguardato la scomparsa dell’ex n.°1 di doppio Peng Shuai. La tennista cinese aveva mosso un’accusa pubblica di violenza sessuale contro l’ex vicepremier nonché alto funzionario del Partito Comunista Cinese, Zhang Gaoli, prima che Peng “facesse” marcia indietro. Permangono tutt’ora preoccupazioni sulla condizione di Shuai, ma sta di fatto che dopo l’iniziale boicottaggio anche la WTA è ritornata sui suoi passi: addirittura il circuito femminile è rientrato in Cina prima ancora che lo facesse l’ATP dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, il che la dice lunga sul rapporto di sussistenza economia che vige tra WTA e Cina.
Ora come ora lo swing asiatico è totalmente dominato dai tornei cinesi, con quasi 15 milioni di dollari di premi in denaro distribuiti in sette tornei tra settembre e novembre 2024. Se si considera che la WTA ha registrato perdite superiori alla cifra di cui sopra sia nel 2020 che nel 2021, mettere in imbarazzo ospiti così generosi diverrebbe una questione particolarmente spinosa da risolvere.
La WTA, e Archer in particolare, hanno adottato una linea di azione simile quando sono stati interrogati in merito all’ultimo importante partner finanziario del tour: l’Arabia Saudita. Le ultime WTA Finals si sono tenute a Riyadh, il mese scorso, e non sono mancate pesanti critiche sulla scelta della sede considerata la situazione saudita dei diritti umani oltre che della disuguaglianza di genere: “Spesso giochiamo in ambienti e paesi che hanno costumi diversi, culture diverse e in alcuni casi sistemi di valori diversi da quelli che potrei avere personalmente o che la WTA potrebbe avere come organizzazione che ha sede negli Stati Uniti. Rispettiamo i valori, anche se diversi da quelli di altri Paesi in cui ci troviamo e in cui competiamo“.