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Matteo, un Olivetti nel pool di rinascita di Palazzo Uffici

IVREA. Un Olivetti a Palazzo Uffici. È Matteo, architetto eporediese di 59 anni, pronipote di Adriano (il nonno Dino era figlio di Camillo), che è stato chiamato a far parte del pool di professionisti incaricati dei lavori di recupero e valorizzazione dell’edificio che è simbolo di una filosofia industriale, cuore del Patrimonio Unesco di Ivrea. Una costruzione che Adriano immaginò e indirizzò, ma che non poté mai vedere poiché fu costruito tra il 1960 e il 1964, dopo la sua scomparsa, avvenuta il 27 febbraio 1960, la notte del sabato grasso. «Per me – racconta Matteo Olivetti – Palazzo Uffici ha sempre rappresentato qualcosa di speciale, fin da quando, bambino, ci venivo con mio papà David e salivamo assieme fino al sesto piano, dove c’era l’ufficio di Mario Caglieris, storico presidente delle Spille d’oro Olivetti. Per quanto fossi piccolo, riuscivo a cogliere qualcosa di speciale una sorta di “profumo di Olivetti”, del quale andavo orgoglioso già allora e ne vado ancor più oggi, dopo aver preso consapevolezza di ciò che questo cognome ha rappresentato per la città, per la storia industriale italiana e, soprattutto, per le persone che hanno lavorato in azienda».

MATTEO E PU

Il ruolo di Matteo, oggi, è quello di consulente esterno della Tower RE, la nuova proprietà degli edifici olivettiani di questo comparto (oltre a Palazzo Uffici la società ha infatti rilevato anche Palazzo Uffici 2 e il centro elaborazione dati che è fra i due fabbricati): «La soddisfazione è doppia: da una parte c’è il riconoscimento della mia professionalità come architetto, dall’altra il ruolo che mi è stato affidato, che consiste nel garantire una continuità fra la filosofia olivettiana e il nuovo corso che si sta occupando del restauro di questi immobili. Ho apprezzato molto l’atteggiamento dei fratelli Palmieri: Paolo è il capofila della nuova proprietà e Gennaro il building manager che sta fisicamente qui a Ivrea e sta gestendo questa ciclopica opera di recupero e valorizzazione, concentrata per ora su Palazzo Uffici. Il loro entusiasmo è coinvolgente e apprezzo molto anche il pragmatismo con cui stanno operando, pur tra mille vincoli imposti dagli enti preposti a tutelare la storicità del palazzo e da quella necessaria ponderatezza con la quale deve essere valutato ogni intervento».

IL SAPERE OLIVETTI

Il ruolo di Matteo Olivetti è anche occasione per confrontarsi con l’eredità olivettiana che ancora resiste: «Per procedere in questo lavoro, devo spesso parlare con i responsabili dell’Archivio storico o con le stesse Spille d’oro: è incredibile il patrimonio di conoscenza che conservano queste persone. Il mio, tutto sommato, è un ruolo piccolo, ma il gruppo di lavoro è molto coeso e farne parte ti fa sentire responsabile di questo cammino che attendevamo da tempo, che in passato era stato più volte ipotizzato, ma che non si era mai concretizzato. Oggi, finalmente, possiamo davvero guardare con fiducia al futuro di Palazzo Uffici e già i primi interventi hanno rimosso quella patina di decadenza che lo stava ammantando da tempo». Palazzo Uffici è stato costruito seguendo le linee guida dettate da Adriano, che voleva fare in modo che i dipendenti fossero circondati dal bello: «Sedersi qui al quinto piano e gettare lo sguardo fuori dalla finestra offre un panorama che mette quasi a disagio: di qui la Bella Dormiente, che soprattutto al tramonto è uno spettacolo incredibile, dall’altra parte la maestosità della Serra morenica. Sono visuali talmente belle che non ci si riesce a fare l’abitudine».

SPILLE D’ORO E CUORE

Matteo Olivetti è da qualche anno presidente delle Spille d’oro Olivetti, l’associazione creata nel dicembre del 1946, per iniziativa di un gruppo di anziani, “con lo scopo di mantenere e rinsaldare i vincoli di fratellanza tra i vecchi dipendenti della Olivetti”. Il nome deriva dall’onorificenza che l’azienda attribuiva ai lavoratori che maturavano 25 anni di anzianità e il simbolo risale al 1913 quando, in occasione della produzione della millesima macchina per scrivere M1, Camillo Olivetti fece coniare una spilla per i dipendenti e ne regalò una d’oro alla moglie Luisa. L’associazione ha avuto come primo presidente onorario Arrigo Olivetti e come presidente effettivo Giuseppe Chiantore. A loro sono succeduti Agostino Sanvenero, Piero Rozzi, Plinio Cilento, Mario Caglieris, il papà di Matteo, David Olivetti e Laura Salvetti, che ha guidato il sodalizio fino alla scorsa primavera. «In associazione – commenta Matteo Olivetti – si parla spesso di quanta storia sia raccolta fra queste mura e, da eporediese, mi sembra incredibile che ci siano in città persone che non hanno mai avuto l’occasione di entrarci e ammirare la scala monumentale che è un vanto a livello mondiale». L’occasione di recente e nel futuro può derivare dagli eventi che Tower RE sta organizzando: concerti ed eventi aperti al pubblico: «Iniziative che, come Olivetti, non posso che giudicare con il massimo favore, che offrono alle persone la possibilità di “vivere Palazzo Uffici” e di ammirare queste architetture che restano moderne e affascinanti anche sessant’anni dopo la costruzione».

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