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Terremoto Independiente Ivrea, la società conferma: «Il settore giovanile non lascerà il territorio»

IVREA. Una certezza e molti scenari.La certezza: il mondo della politica e dello sport canavesano farà tutto il possibile affinché il settore giovanile dell’Independiente, costruito con sacrifici, passione e qualità tecniche anno dopo anno, non venga penalizzato dalla crisi destabilizzante provocata dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il suo ex presidente (da due mesi), Roberto Tridello, imprenditore 63enne accusato di truffe assicurative milionarie.

E poi ci sono gli scenari, numerosi e differenti tra loro. Dal 1° luglio, la società cambierà nome diventando Independiente Caronnese Women, in seguito all’acquisto della matricola da parte del club varesino. Questo passaggio ha avviato un nuovo assetto societario, con una guida chiaramente in mano lombarda.

Mercoledì 4, la dirigenza dell’Independiente Ivrea ha diffuso una nota ufficiale in cui si sottolinea che il futuro del settore giovanile, testualmente, «rimarrà saldamente a Ivrea» e sarà portatore «di valori sociali e sportivi significativi», grazie al trasferimento a Ivrea del «know-how implementato a Caronno Pertusella, che ha permesso alla Caronnese di distinguersi per approccio e serietà nel mondo del calcio dilettantistico».

Tuttavia, sorge spontanea una domanda: perché una società lombarda, che si appresta a prendere il comando delle operazioni, dovrebbe far giocare in Lombardia la prima squadra e mantenere il settore giovanile in Canavese? Se è vero che l’interesse per il calcio femminile nasce dalla volontà di «far avvicinare sempre più persone al mondo del calcio», come dichiarano i dirigenti lombardi, appare evidente che l’attrattiva cresce se le protagoniste sono ragazze del territorio. Qual è dunque il senso di finanziare un settore giovanile a 140 chilometri di distanza, quando le società professionistiche tendono a smantellarli per via degli elevati costi? La questione, delicata e complessa, non trova ancora risposte chiare.

In Canavese, oltre all’Independiente Ivrea, c’è un’altra società che guarda con interesse alle quote rosa del calcio: il Bollengo, che quest’estate ha formato una squadra Under 19 e sta disputando con successo il campionato regionale.

Un eventuale interesse del Bollengo per le 76 ragazze tesserate dell’Independiente Ivrea potrebbe però essere visto come un intervento a gamba tesa su una società in difficoltà, impegnata a preservare il frutto di anni di lavoro e sacrifici.

La società guidata dalla presidentessa Irene Verdesio potrebbe, nella prossima stagione, diventare l’unica in Canavese a schierare una prima squadra sia maschile che femminile. Si ipotizza perfino un accordo – al momento negato da tutte le parti – tra Independiente Ivrea e Bollengo, che consentirebbe di mantenere in Canavese l’intero settore giovanile creato negli anni dall’Independiente. È una possibilità remota, che oggi nessuno conferma. In casa Independiente si attendono le decisioni lombarde, mentre a Bollengo non vogliono essere né i salvatori né gli avvoltoi.

Gianfranco Bruno, collaboratore del Bollengo, spiega: «La nostra è una struttura fantastica, con una società che ha fatto di tutto per dare alle ragazze l’opportunità di divertirsi. Le porte sono sempre aperte a chi vuole giocare. Questo club non vuole fare concorrenza a nessuno. In molte società dilettantistiche canavesane, soprattutto nelle Scuole calcio, c'è qualche bambina che gioca con i maschi, ma il rapporto è ancora di 1 a 5. Poi, una volta arrivate alla categoria Esordienti (11-12 anni), non potendo più giocare con i maschi, le ragazze devono cercare una società che abbia il femminile».

Esistono però isole felici, come l'Accademia Torino, che sabato sarà a Bollengo per una sfida d’alta classifica e che può vantare un numero quasi pari di giocatori maschi e femmine. Questo dimostra che il calcio femminile può crescere, a patto che ci siano strutture e società disposte a investire in modo mirato e costante, offrendo pari opportunità e un progetto chiaro.

Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di rinunciare alla tanto desiderata Serie C, agognata dai lombardi, ripartendo da una categoria inferiore ma conservando l’intero settore giovanile con una nuova società.

Infine, vale la pena ribadire le parole della dirigenza dell’Independiente Ivrea: «Il futuro del settore giovanile rimarrà saldamente a Ivrea e sarà portatore di valori sociali e sportivi significativi».

«Il lavoro svolto dall’Independiente Ivrea con il settore giovanile è stato straordinario», afferma un profondo conoscitore dell’ambiente. «La prima squadra è sotto i riflettori, ma il vero fiore all’occhiello resta il settore giovanile, dove un calcio ancora “puro” e genuino ha coinvolto quasi settanta famiglie. Ai lombardi interessa solo la categoria – anche se lo negano – mentre al territorio interessa il valore e la qualità del settore giovanile».

(Ha collaborato Loris Ponsetto).

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