Altro che alleggerire le bollette: rispetto alle rinnovabili, il nucleare farebbe alzare i costi (insostenibili per i mini reattori su cui punta Pichetto)
Mentre il governo Meloni continua la sua propaganda per il nucleare che, a detta del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, dovrebbe contribuire ad abbassare il costo delle bollette per i cittadini italiani, i dati raccontano una realtà meno incoraggiante. In primis ci sono quelli del prezzo unico nazionale, salito da 92 a oltre 130 euro per megawattora, mentre il gas ha superato i 45 euro per MWh (e nel 2025 andrà peggio). E poi ci sono le stime dei costi dell’elettricità generata dalla fonte nucleare, molto maggiori rispetto a quelli delle rinnovabili. I reattori ‘piccoli’, gli Small Modular Reactor (SMR) su cui punta il governo italiano? Sono ancora più costosi. Lo afferma la coalizione 100% Rinnovabili Network, promossa da associazioni ambientaliste e del terzo settore, docenti universitari e ricercatori e da esponenti del mondo delle imprese, che mette in fila numeri e dati sui costi che genererebbe un possibile ritorno del nucleare in Italia. Con un occhio anche ai piccoli reattori su cui ad oggi ci sono poche certezze e molte notizie che vanno in direzioni opposte. Da un lato Amazon e Google che a ottobre hanno stretto accordi storici per utilizzare piccoli reattori modulari per alimentare i loro data center negli Stati Uniti (facendo schizzare i titoli del settore a Wall Street), dall’altro il fallimento della Ultra Safe Nuclear Corporation, società che stava sviluppando i Micro Modular Reactor o MMR (sistemi nucleari da 1,5 – 15 MW, quindi ancora più piccoli dei più noti Small Modular Reactor, con potenze tra 50 e 300 MW). E poi c’è il problema delle scorie prodotte che, per alcune tipologie, sarebbero molte di più di quelle ‘ereditate’ dai reattori a fissione oggi operativi. Nel frattempo, il vicepresidente della Camera ed ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, annuncia di aver depositato un’interrogazione parlamentare al ministro Pichetto Fratin “per fare luce su una strategia energetica che si sta rivelando insostenibile per il Paese”.
Nucleare vs rinnovabili – I dati al centro del report sono quelli dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (World Energy Outlook 2024). Nel 2023, in Europa, il costo di generazione dell’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari sarebbe di 170 dollari per megawattora, contro i 50 dollari del fotovoltaico (3,4 volte di meno del nucleare), i 60 dell’eolico onshore (2,8 volte di meno) e i 70 dell’eolico offshore. Ancora maggiore, va ricordato, è il costo delle centrali a carbone (290 dollari a megawattora) e a gas (205) per via dei costi sostenuti per le emissioni di anidride carbonica. Nel report della coalizione 100% Rinnovabili Network, per confrontare fra le diverse tecnologie il costo di generazione dell’elettricità, è stato utilizzato il metodo del costo livellato dell’elettricità (Levelized Cost Of Electricity, LCOE): indicatore si calcola come il rapporto fra i costi complessivi della costruzione e del funzionamento dell’impianto, risultanti dalla somma dei costi dell’investimento per la costruzione dell’impianto, compresi gli oneri finanziari dell’ammortamento del capitale investito; a questi vanno aggiunti i costi operativi per la durata della vita produttiva dell’impianto, per il funzionamento, per il combustibile e per la manutenzione, divisi per la quantità di elettricità prodotta durante l’intera vita utile del reattore. Costi a cui vanno aggiunti anche quelli di smantellamento delle centrali nucleari, per bonifica dei siti contaminati e parte significativa dei costi di gestione dei rifiuti radioattivi, ad alta intensità (che decadono in molte migliaia di anni) e media intensità (che decadono in alcune centinaia di anni), generati dalle barre del combustibile nucleare esaurito e dallo smantellamento delle centrali. Solo per la gestione dei rifiuti radioattivi si calcola un costo che varia tra i 422 e i 566 miliardi di euro.
Le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia – L’Aie ha analizzato diversi fattori che influenzano il costo dell’energia. Per il nucleare, i costi in conto capitale si attestano a 6.600 dollari/kW, con un capacity factor (indice di utilizzo dell’impianto) del 70% e spese per combustibile, gestione e manutenzione pari a 35 dollari/MWh. Per il solare fotovoltaico, il costo di investimento è significativamente inferiore, pari a 750 dollari/kW, con un capacity factor del 14% e costi di gestione e manutenzione di 10 dollari/MWh, mentre per l’eolico, si stimano costi di investimento di 1.630 dollari/kW, con un capacity factor del 29% e spese di gestione e manutenzione di 15 dollari/MWh. Secondo un recente studio pubblicato dalla banca d’affari Lazard, invece, sull’andamento dei costi medi di generazione dell’energia elettrica delle diverse tecnologie dal 2009 al 2024, il costo di generazione dell’elettricità delle centrali nucleari è di 183 dollari a MWh, il 14% in più di quello dell’AIE. Una differenza che deriva deriva da una valutazione più realistica, quindi più elevata, del costo capitale impiegato per la costruzione di centrali nucleari. Anche al 2030 e al 2050 il nucleare è una forma di produzione di energia elettrica più costosa delle rinnovabili. Si parla di una differenza di 100 dollari a megawattora tra nucleare e solare per il 2030 e il 2050, 80 dollari/MWh per l’eolico onshore, per il 2030 e 75 dollari/MWh per il 2050. E per l’eolico offshore di 90 dollari/MWh per il 2030 e il 2050. Differenze di costi, più o meno elevate, che si riscontrano anche negli Stati Uniti, in Cina o in India.
I piccoli reattori – “Il nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) – ricorda 100% Rinnovabili Network – prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione, con la costruzione di Small Modular Reactor (SMR), di Advanced Modular Reactor (AMR) e di micro-reattori”. Ma nel report si ricorda la rassegna internazionale sui progetti in corso per gli Small Modular Reactor pubblicata da The World Nuclear Industry (Status Report 2024), secondo cui l’energia elettrica generata con gli SMR – che ancora non sono stati costruiti in nessun Paese occidentale – costerà più di quella prodotta dai reattori più grandi. “Gli SMR perdono in termini di economie di scala e quindi l’energia generata sarà più costosa. Le poche stime dei costi esistenti – si spiega nel report – mostrano tutte che gli SMR saranno più costosi per unità di capacità installata rispetto ai grandi reattori”. Nel 2023 ha fatto notizia l’interruzione del progetto NuScale SMR, che avrebbe dovuto implementare il primo Voygr SMR in Idaho (Stati Uniti). L’entrata in funzione era prevista per il 2029, ma i costi stimati nel 2020 a 58 dollari per megawattora, sono saliti a 119 dollari per MWh a causa dell’aumento dei costi di materiali e attrezzature.
Dal fallimento NuScale in Idaho ai nuovi investimenti in SMR – Nel dicembre 2023, gli investitori hanno intentato una causa contro NuScale, accusando la società di aver attivamente nascosto ai propri investitori informazioni sui problemi finanziari del progetto. Il più recente aggiornamento sulle stime di costo degli SMR, ancora sulla carta, vede questi progetti con costi d’impianto sopra i 10mila dollari/kW. Secondo uno studio recente con focus sulla Danimarca, il nucleare può essere competitivo con le rinnovabili se il costo d’impianto scende a 1.550 euro/kW. Uno studio per l’Italia, invece, individua come valore di soglia per la competitività del nucleare un costo d’impianto di 2.200 euro/kW. Pertanto, gli SMR sono lontanissimi dal poter essere considerati come competitivi con le rinnovabili. Ma il fallimento in Idaho, non ha fermato gli investimenti sugli SMR. Negli BWRX-300, per esempio, hanno investito la GE Hitachi che dovrebbe far partire nel 2025 i lavori per un reattore nell’Ontario, in Canada, per poi iniziare a produrre energia nel 2029, ma anche la Tennessee Valley Authority. Proprio nelle scorse settimane, il governo canadese ha annunciato un investimento di 13,6 milioni di dollari per sostenere nove progetti di ricerca sui piccoli reattori modulari.
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