I 95 anni di don Mazzi, prete veneto: «No all’ergastolo a Turetta»
"Mi scuso con il papà di Giulia ma io sono contro l'ergastolo. Non ne capisco il significato. A Gino Cecchettin chiederei: tu hai perso una figlia e sai cosa vuol dire stare senza, perché la famiglia di Filippo deve provare lo stesso baratro? Perché far perdere un figlio anche a loro?". I 95 anni di don Antonio Mazzi, il prete dei tossicodipendenti e degli assassini. Nato a Venezia e cresciuto a Verona, è ancora lì nella cascina di parco Lambro a Milano, dove porta avanti l’attività della fondazione Exodus: 40 centri in tutta Italia.
Don Mazzi, quindi quale sarebbe l’alternativa al carcere?
"La forza della normalità. Bisogna che queste persone vivano la normalità, solo così prima o poi vengono dalla nostra parte".
Quarant'anni esatti sono trascorsi dall'inizio della sua attività. Ma qual è il suo segreto, se ne ha uno?
"A San Patrignano li rinchiudevano dentro in comunità e lavoravano con centinaia di giovani. Io ho fatto una scelta diversa: ai disperati del parco Lambro proposi di venire con me a fare un'avventura. E partimmo insieme con la prima carovana, 9 mesi in giro per l'Italia, con le bici e il camper. Non ho segreti, credo negli spazi aperti, nelle alternative alle carceri".
Come sono i tossicodipendenti oggi?
"Il problema non è solo la droga, il problema più grave dei giovani di oggi è che gli abbiamo spento il futuro. Mentre la società di ieri provocava, quella di oggi non stimola. I pazzi del '68 agivano in nome degli ideali. Quelli di oggi ammazzano e basta, non c'è un pensiero. E non c'è nemmeno un Toni Negri che riempie le aule universitarie".
Lei ha ospitato nella sua comunità vari reduci da quella stagione.
"Ho avuto Marco Donat-Cattin, figlio di Carlo, che fu anche ministro della Dc. Poi Morucci e Faranda. Non pretendevano di avere ragione, semplicemente non volevano essere giudicati".
Ha seguito anche Erika De Nardo.
"Erika l'ha salvata il papà, che l'ha sempre seguita nonostante tutto. Aveva un carattere molto forte, era una leader anche in carcere. Ora si è rifatta una vita, non la sento più da tempo".
E Pietro Maso?
"Non mi è mai piaciuto e, secondo me, è ancora lo stesso Maso. Spero di sbagliare".
Perché si è fatto prete?
"Perché venivo da una famiglia povera, mio padre aveva vinto il concorso alle ferrovie a Venezia ma morì a 30 anni di broncopolmonite. Sapevo che mia madre non avrebbe potuto mantenermi. Dopo le elementari mi mandarono nel collegio don Calabria di Verona, dove sistemavano molti ragazzi come me".
Com'è arrivata la fede?
"Il vescovo di Ferrara era rimasto con il seminario vuoto, venne a chiedere aiuto a Verona. Così mandarono lì alcuni di noi. Io accettai perché sapevo che vicino c'era Bologna, con la sua università. Ma nel 1951 esondò il Po e ci fu l'alluvione. Una notte i vigili del fuoco chiesero anche il mio aiuto, badai ai bambini sopravvissuti. Quella notte decisi che dovevo diventare il padre di chi non ha più un padre".
Ora Exodus ha 40 comunità in tutta Italia. La Chiesa l'ha sostenuta in questa sua opera?
"Io non ho mai cercato la Chiesa e non mi interessa che mi aiuti, perché io lavoro con i volontari. L'unico che mi ha aiutato, alla sua maniera, da gesuita, è stato il cardinale Carlo Maria Martini".
Perché non ha mai cercato l'aiuto della Chiesa?
"Perché non mi interessa una Chiesa fatta così: sono rimaste solo le mura ma dov'è lo spirito? E' per questo che le chiese sono vuote. A chi può interessare la Chiesa delle cerimonie e delle beatificazioni? Il Papa è andato a trovare Emma Bonino e l'Italia intera si è stupita ma è una cosa che dovrebbe fare regolarmente. Il Papa è il vescovo di Roma, con la gente dovrebbe starci sempre".
Qual è il suo giudizio su Bergoglio?
"L'ho visto tre volte. Gli argentini sono un po' come i napoletani: sanno conquistare, poi però bisogna anche trovare il coraggio di fare qualcosa di concreto".
Cosa?
"Aprire alle donne, per esempio. Eliminare il celibato dei preti. E abolire i seminari. E' assurdo rinchiudere in seminario i ragazzi nel periodo dell'adolescenza: è ovvio che poi, più tardi, emergono problemi di natura sessuale".
Come le sembra la destra al governo?
"Come possa essere arrivato al governo uno come Salvini non me lo spiego, vorrei domandarlo a De Gasperi e Berlinguer".
E di Giorgia Meloni cosa pensa?
"Mi piace solo perché è una donna ed è bello che sia lì ma io credo nell'ideale dell'antifascismo. Penso che Prodi sia ancora il migliore in circolazione".
Cosa servirebbe, secondo lei, alla società di oggi?
"La cosa più urgente da fare è cambiare la scuola. La scuola di oggi è fascista: stessi programmi per tutti. Questo è fascismo. Ogni persona ha la sua storia. Solo una grande rivoluzione nella scuola può cambiare la società. Non lo possono fare né i preti, né la Chiesa".
Il 30 novembre ha compiuto 95 anni: il suo bilancio è positivo?
"Me ne vado convinto che possano continuare ciò che io ho cominciato. Non ho fatto tutto e questo mi rende felice".