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“Attenzione al metamizolo, i farmaci come la Novalgina con questo principio attivo hanno un effetto collaterale grave”: l’Aifa lancia l’allarme

Attenzione ai farmaci con il principio attivo metamizolo, perché potrebbero causare una reazione avversa grave come l’agranulocitosi. L’avvertimento arriva dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha diffuso una nota informativa sui medicinali contenenti il principio attivo come la Novalgina e il generico che contiene lo stesso principio, utilizzati come antipiretici e analgesici, per curare quindi febbre e dolore. Non è in questione il ritiro del farmaco, ma – avverte l’Aifa in accordo con le autorità europee – bisogna prestare attenzione ai possibili effetti avversi che in questo periodo possono essere confusi con quelli delle sindromi influenzali. In particolare, quelli legati appunto all’agranulocitosi.

Che cos’è questo effetto avverso
L’agranulocitosi è una condizione patologica grave in cui il livello di granulociti (un tipo di globuli bianchi) scende drasticamente, con valori inferiori a 100 cellule per millimetro cubo di sangue. I granulociti sono essenziali per combattere infezioni batteriche e fungine. Quando il loro numero è molto basso, il corpo diventa estremamente vulnerabile alle infezioni. A volte i sintomi dell’agranulocitosi possono essere inizialmente confusi con quelli di una sindrome influenzale. Di frequente, infatti, chi la sviluppa mostra febbre, mal di gola, brividi, astenia e candidosi (lesioni alle mucose, come in bocca, in gola o a livello genitale).

Non dipende dalla dose
L’agranulocitosi può essere dunque provocata da farmaci, come alcuni antinfiammatori non steroidei come il metamizolo. Non è dose-dipendente. Che significa? La reazione non dipende da quanto farmaco si assume e può verificarsi anche se in passato si è già assunto il medicinale senza problemi. I sintomi – avverte l’Aifa – possono comparire anche poco dopo l’interruzione del trattamento ed essere mascherati nei pazienti in trattamento con una terapia antibiotica.

Che fare in caso di sospetto
L’Aifa raccomanda quindi, nel caso si segua una terapia con metamizolo, di rivolgersi subito a un medico nel caso compaia questa sintomatologia. Il medico deve prescrivere l’interruzione del trattamento e l’esecuzione immediata di un emocromo completo (inclusa la formula leucocitaria). “Se l’agranulocitosi viene confermata – continua la nota di Aifa – il trattamento non deve essere reintrodotto. Il metamizolo è controindicato nei pazienti con un’anamnesi di agranulocitosi indotta da metamizolo (o da altri pirazoloni o pirazolidine), con compromissione della funzionalità del midollo osseo o con malattie del sistema emopoietico”.

Il parere dell’esperto
“Il rischio di agranulocitosi associato all’uso di metamizolo non è nuovo – spiega al FattoQuotidiano.it Pierluigi Navarra, professore ordinario di Farmacologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia A. Gemelli di Roma – ed è stato documentato già da alcuni decenni. Il metamizolo fa parte di una classe di farmaci – le butazolidine – che è stata ritirata da tempo, tranne appunto questo principio attivo perché sembrava presentare un rischio più basso in Italia rispetto ad altri Paesi europei. Si tratta di un farmaco piuttosto popolare da noi, che è stato somministrato anche sotto forma di gocce, perché si pensava fosse meno lesivo della mucosa gastrica. Nel tempo, dopo che si è iniziato a segnalare alcuni rischi di effetti avversi legati al suo uso ne è diminuito il consumo”.

Ci sono persone che devono stare più attente rispetto ad altre nell’assumere metamizolo?
“Non esiste una categoria di pazienti più a rischio di altre. Il farmaco può dare effetti avversi interessando direttamente le cellule del midollo osseo”.

Come comportarsi, quindi?
“Prima di tutto, è importante che il medico sia consapevole dell’eventualità di questa reazione avversa, in modo tale che se il paziente lamenta sintomi legati a un’infezione, il medico può pensare che la causa sia legata all’azione del metamizolo. Per i medici di una certa età, questi rischi sono ben noti, tuttavia è utile fare un ripasso perché tutti, anche nella classe medica più giovane, ne siano sempre al corrente”.

In definitiva, la soluzione migliore è ricorrere ad altri tipi di farmaci.
“Sicuramente, ci sono tante altre alternative. Parliamo di un farmaco antipiretico e antinfiammatorio, e su questo fronte abbiamo farmaci per esempio come l’ibuprofene, che ha lo stesso effetto terapeutico, ma non presenta rischi di questo tipo”.

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