Giorgetti ad Atreju rivendica i successi italiani e lancia un avviso ai naviganti Ue: “Il green fa morti e feriti”
No, la revisione al ribasso del Pil 2024 dell’Istat “non cambia” la politica di bilancio del governo che punta ad arrivare ad una crescita del “+0,7%”. A dirlo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’ultimo panel della quinta giornata della festa di FdI al Circo Massimo. Il titolo del dibattito è “Due anni di successi: dati che smentiscono i gufi – La via italiana per la crescita economica” e il ministro ha confermato che anche stavolta i “gufi” rimarranno delusi: “Avevamo fatto tutte previsioni assolutamente prudenziali, questa revisione del Pil che stimiamo possa arrivare alla fine allo 0,7% non ci cambia i numeri di finanza pubblica, anzi siamo convinti che otterremo risultati ancora migliori“. Poi l’annuncio: entro sabato è atteso in Commissione Bilancio della Camera l’emendamento del governo sull’Ires premiale.
Giorgetti annuncia l’emendamento sull’Ires premiale con una copertura da 400 milioni
“La copertura è da 400 milioni di euro”, ha spiegato Giorgetti, confermando che la misura sarà finanziata tramite un contributo ulteriore da parte delle banche. Al momento gli istituti di credito e le assicurazioni contribuiscono al finanziamento della manovra con 3,5 milioni attraverso un anticipo sulle Dta. “La volontà del governo – ha chiarito il ministro dell’Economia – è quella di premiare gli investimenti. Invito a valutare questo sommandolo allo Zes, a Transizione 4.0 che continua a funzionare e a 5.0 che speriamo di sbloccare. Quello che continuiamo ad auspicare è uno spirito industriale. La politica industriale – ha sottolineato – la fanno gli investitori, non lo Stato”.
“L’Italia stupisce: è tra i pochi in Europa a fare meglio delle promesse”
“Noi continuiamo con una politica fatta di responsabilità e serietà e che ha fatto maturare riconoscimenti internazionali molto superiori di quanto ci venga riconosciuto internamente”, ha aggiunto il titolare di via Venti Settembre, rivendicando che “siamo rimasti tra i pochi in Europa a fare meglio delle promesse”. “È abbastanza singolare trovarci con noi che stiamo approvando il bilancio e francesi e i tedeschi che non saranno in grado di farlo, è una situazione storicamente nuova” e “contribuisce a fare sì che l’Italia stupisca”, ha detto ancora Giorgetti, per il quale semmai l’orizzonte a cui guardare con qualche ansia è quello che si delinea fuori dai nostri confini nazionali.
Giorgetti: “Il green inizia a fare morti e feriti, a partire dalla Germania”
Anche il ribasso stimato del Pil al 5% va inserito in una cornice più ampia di quella dell’economia italiana. Non si tratta di qualcosa “che è andato storto, è che il mondo si è purtroppo incamminato su una situazione complicata geopoliticamente ed economicamente e la vecchia Europa si trova ad affrontare quell’onda di cui parlato” della “riconversione industriale generata dal green“. “Quest’onda è arrivata forte, forse prima del previsto e sta iniziando, partendo dalla Germania, a generare morti e feriti”.
“Il vero problema è l’industria e la manifattura, dove vediamo segnali in picchiata e questo interroga tutti quanti in giro per l’Europa. Questo è il tema dei temi cui dobbiamo dare una risposta”, ha avvertito il ministro, indicando, oltre che nelle follie green, anche nell’inverno demografico un fattore che pesa enormemente sull’economia del vecchio continente. “È vero che la crescita del Pil è asfittica, ma ricordiamoci sempre che i Paesi in declino demografico, e purtroppo l’Italia è un Paese in declino demografico, fanno fatica a fare Pil”.
La via italiana per la crescita
E, dunque, a maggior ragione, si dimostra la validità della “via italiana per la crescita”, per tornare al titolo del panel, al quale hanno partecipato anche il ministro per gli Affari europei, la coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, il deputato Luigi Marattin, il chief economist di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice e il vicedirettore del Corriere della Sera, Daniele Manca, moderati dal giornalista Andrea Bignami e introdotti dalla deputata di FdI Ylenja Lucaselli.
Foti gela i gufi: “Sul Pnrr fanno catastrofismo inutile, l’Italia prima per risorse, rate e obiettivi raggiunti”
“Faremo il punto” sul Pnrr “nei primi giorni del mese di gennaio, perché è evidente che a febbraio provvederemo a una revisione”, ha spiegato Foti, avvertendo che “bisogna essere realisti: ci sono misure che stanno funzionando bene, altre hanno qualche problema, allora dobbiamo verificare se sia un problema legato a un questione strutturale, e allora dobbiamo cambiare strada, o se vi siano solo impedimenti tecnici o burocratici”. Quanto ad un eventuale proroga Foti ha osservato che “se noi andiamo oggi sulla strada di iniziare a parlare di proroghe non realizziamo nessun obiettivo, per quanto mi riguarda l’obiettivo è il 30 giugno 2026”. “Non siamo noi che diamo la proroga, dovrebbe venire dall’Europa”, ha aggiunto il ministro, spiegando che “c’è un certo pessimismo” sul Pnrr, ma “mi sembra un catastrofismo inutile”. L’Italia, ha rivendicato Foti, “ha avuto l’assegnazione più alta di risorse ed è anche in testa per tutte le rate liquidate, rate presentate e obiettivi raggiunti”.
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