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Citti narra i sussurri delle Valli, voci raccolte tra boschi e borghi

Si presenta venerdì 13 alle 18.30, nella Sala Polifunzionale di San Pietro al Natisone, il nuovo libro di Giuliano Citti “I sussurri delle Valli. Voci raccolte nel vento tra boschi, borghi e prati”, edito da Kappa Vu. Dialogherà con l’autore Alessandra Bordon.

Dopo averci sorpreso lo scorso anno con i suoi racconti “All’ombra del Matajur”, che hanno mietuto un notevole successo di pubblico e di critica, Giuliano Citti si ripresenta sulla stessa linea e con altrettanta verve, ma palesando anche una rapida crescita artistica. L’autore, friulano, non è originario delle Valli del Natisone, ma le ha “sposate” imparando ad amarle giorno dopo giorno e venendo riconosciuto, di fatto, come un loro rappresentante.

I dodici racconti contenuti nel nuovo libro offrono un’altra immersione profonda nel cuore della Natura e degli uomini che la abitano, facendo riemergere – tra favole e storia, tra passato e presente – valori che oggi sembrano estinti. Le pagine scorrono coinvolgendo il lettore tra vivacità e introspezione, fantasia e descrizione, leggerezza e intensità, folclore e dramma. A tratti, non si può fare a meno di commuoversi.

«Sussurri», certo, perché, come dovette imparare anche il grande profeta biblico Elia, il Divino si manifesta non tanto in ciò che è fragoroso, portentoso e appariscente, bensì nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,12). Spetta allora allo scrittore autentico porsi pazientemente all’ascolto: come Citti stesso scrive, occorre «sedersi nel silenzio della mente e tendere l’orecchio del cuore» per «udire la voce della montagna», una voce che egli vive, cesella e assembla con acuta sensibilità, offrendo ai lettori «frammenti di vita e di tempo» che sono «tanto delicati quanto potenti», proprio come i luoghi da cui essi emanano. Luoghi sul cui futuro l’autore si dichiara ottimista: «Torneranno in auge, ne sono certo», confida a chi discorre con lui.

Da parte loro, i lettori sono chiamati a conquistarsi momenti di ascetica e vitale astensione dalla frenesia della vita cittadina e dall’iper-comunicazione “social”, per dedicarsi a quell’immersione nell’interiorità che questo libro sollecita: ne vale la pena, perché quando ciò avviene un cerchio magico trasforma le voci raccolte tra boschi, borghi e prati in voci umane interconnesse, condivise a un livello “altro” rispetto a quello, troppo spesso alienante e vacuo, di Internet, della pressione tecnologica, di una società globalizzata.

Il racconto “Il sacrificio della montagna”, che termina con la frase «è giunto il tempo di salire sui pascoli», ci giunge come un invito ad affrontare «la vita che forgia il corpo e l’animo», per vincere la precarietà nella quale siamo sprofondati a causa di un delirio di onnipotenza autodistruttiva. Condividiamo, allora, quanto scritto nella prefazione da Bernarda Visentini: leggere Citti «fa aprire gli occhi su di una umanità collaborativa, sui veri valori che dovrebbero contraddistinguerla, su un rapporto corretto con l’ambiente», con la Natura che va «conosciuta e rispettata».

Nel racconto “Il cosacco e la bambina” una lacrima solca una guancia e lacera l’anima del cosacco Nikolaj di fronte alla piccola Gigliola: grazie all’empatia, alla tenerezza, all’umanità di un’amicizia imprevedibile, eppure reale e profonda, tra le case di Kras un fascio di luce squarcia il buio abissale della guerra, diffondendosi anche nel nostro spirito.

A corredo dell’opera, apprezziamo gli evocativi disegni di Alessia Remondini (uno per racconto) e gli splendidi scatti fotografici di copertina di Amerigo Dorbolò. Utile, infine, il glossarietto con l’indicazione degli accenti e della pronuncia del nediško, dialetto sloveno delle Valli del Natisone (nelle sue varianti).

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